PALERMO – Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, esprime solidarietà a Totò Cuffaro e Maurizio Gasparri “per gli attacchi di cui sono stati oggetto, ieri sera, durante la trasmissione televisiva di Rai3 Report”.
L’inchiesta di Report
Il programma condotto da Sigfrido Ranucci si è occuato di Totò Cuffaro, Matteo Salvini e Maurizio Gasparri. In particolare, l’inchiesta di Claudia Dipasquale analizzava i nuovi volti della Dc, tra i quali c’è quello di Nuccia Albano, primo medico legale donna della Sicilia e oggi assessora regionale alla Famiglia. Report aveva anticipato che la Albano è figlia dello storico boss di Borgetto, Domenico Albano, deceduto negli anni ’60. L’Assessora ha dichiarato che non rinnega il padre, ma che il suo stile di vita è distante dalla mafia e all’insegna della legalità. Il programma di Ranucci si è occupato anche della Fondazione Giglio, presieduta da Giovanni Albano, fratello dell’assessora.
La difesa di Schifani
“Non è assolutamente concepibile – sottolinea Schifani – che le trasmissioni del servizio pubblico possano continuare a mettere alla berlina chi ha espiato la propria pena, pagando il debito con la giustizia. Cuffaro, che ha il diritto di fare politica, così come altri, perché riabilitato, è un componente legale della coalizione di governo che è stata chiamata dai siciliani a guidare la Regione”.
“La nuova Democrazia cristiana – ha aggiunto il presidente della Regione – nella mia giunta esprime due esponenti di specchiata moralità, come gli assessori Albano e Messina, che stanno lavorando bene e con la massima trasparenza”.
L’inchiesta giornalistica su Gasparri
Report si è occupato anche di Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato e uomo di punta di Forza Italia, sollevando ombre sulle sue attività private nella cybersicurezza.
Schifani non ha dubbi: “Il senatore Gasparri che conoscono da decenni non ha certo bisogno di difese d ‘ufficio. Anche lui, nella sua lunga carriera all’interno delle istituzioni, si è sempre contraddistinto per comportamenti irreprensibili e trasparenti, improntati sempre all’interesse pubblico”.
Ma Bonelli attacca sul ponte
“È gravissimo che, come rivelato da Report, prima dell’approvazione del decreto Ponte con il quale i lavori di realizzazione dell’opera sono stati riassegnati alla Webuild, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, abbia incontrato l’ex ministro Pietro Lunardi e il costruttore Pietro Salini, che possiede il 40% di Webuild e che, con il decreto Ponte, si rivede in pista per l’opera dopo che il governo Monti aveva bloccato tutto. Si fanno sempre più evidenti le motivazioni per cui la società Ponte Stretto di Messina ha negato al sottoscritto la visione della relazione del progetto, contravvenendo a quelle che sono le mie prerogative di parlamentare”. Lo afferma , in una nota, il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, che prosegue: “Questa vicenda rappresenta un chiaro esempio di come, in Italia, gli interessi privati continuino a influenzare decisioni di portata nazionale, minando la trasparenza e l’equità che dovrebbero guidare l’azione del Governo. È inaccettabile che incontri informali, coinvolgenti figure chiave nell’affidamento di un’opera pubblica così rilevante, avvengano in un contesto di evidente conflitto di interesse“. Nei giorni scorsi, l’ex ministro Pietro Lunardi aveva difeso la sicurezza strutturale del Ponte.