Residence del mistero, covo nel box per Messina Denaro: un fermato

Residence del mistero, covo nel box per Messina Denaro: un fermato

Nel garage stanze comunicanti letto e cucinino

PALERMO – Chiavi che aprono stanze da cui si accede in altre stanze. Appartamenti e box. E pure una pistola. Nascondigli probabilmente, vasi comunicanti di segreti.

Si potrebbe definire il residence dei misteri. Come misteriosa è ogni cosa che ruota attorno alla figura di Matteo Messina Denaro.

Messina Denaro e il residence dei misteri

Passano le ore, il lavoro dei poliziotti del Servizio centrale operativo e dei carabinieri del Ros è ancora in corso e chissà per quanto tempo ancora andrà avanti.

Le perquisizioni sono iniziate ieri. C’è n’è già abbastanza per capire, ancora una volta, quanto sia complicato il lavoro della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Gli investigatori sono partiti da una chiave ritrovata nella Giulietta Alfa Romeo usata dal padrino durante la latitanza (nei pizzini le aveva assegnato il nome in codice “Margot”) e dalle altre nascoste nel covo di via Cb 31 a Campobello di Mazara.

Monitorando gli spostamenti della Giulietta e delle persone più vicine al latitante, da Lorena Lanceri alla maestra Laura Bonafede, ci si è accorti che spesso gravitavano attorno al civico 45 C di via Castelvetrano, (proprio come il paese natio del capomafia deceduto. Che coincidenza!) a Mazara del Vallo.

Le indagini

Gli investigatori hanno fatto un lungo screening di palazzi, case e magazzini. Una chiave apre il cancello del residence, un’altra quello di un garage, da cui si accede ad un altro box e da qui ad un’altra stanza comunicante.

Qui c’è un letto ed un cucinino. È stato un rifugio sicuro per il latitante nei momenti di maggiore tensione, qando era costretto a nascondersi piuttosto che condurre una vita quasi normale utilizzando uno dei suoi tanti alias? Girava l’Italia e il mondo ma tornava spesso in terra trapanese.

Il box appartiene ad un uomo, Giuseppe Di Giorgi, 49 anni. Gli investigatori hanno perquisito anche la sua abitazione e hanno trovato una pistola detenuta illegalmente e 50 proiettili, di cui uno in canna. Da qui la decisione di fermarlo.

La pistola ritrovata è una Walther perfettamente funzionante, mai denunciata, nascosta nella cabina armadio, tra i vestiti. Accanto all’arma c’erano anche le munizioni. Agli inquirenti l’uomo avrebbe raccontato di aver trovato la pistola in strada e di averla portata a casa.

Si tratta di un incensurato. Strano, ma non insolito come non lo è il fatto che altre chiavi aprono immobili nel residence dove gli investigatori della scientifica hanno isolato decine di impronte.

Sarebbero nella disponibilità di Laura Bonafede, amante del boss, e di Rosalia Messina Denaro, sorella nel padrino deceduto. Sono stati trovati documenti di interesse investigativo che vanno analizzati con cura.

Le posizioni al vaglio

Al vaglio del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Bruno Brucoli e Piero Padova c’è la posizione di alcune persone. Se Messina Denaro aveva le chiavi vuole dire che utilizzava box e appartamenti per incontri riservati e chissà cos’altro. Ci sono altre pedine di uno scacchiere che ha visto già cadere quattordici pezzi?

La speranza è che al materiale finora raccolto si aggiungano altri tasselli per giungere all’archivio segreto del padrino.

Un archivio a cui ha fatto riferimento lo stesso latitante nel corso degli interrogatori davanti ai pm di Palermo. “Non lo troverete mai”, ha detto. Impossibile che avesse lasciato tutto in un box. Troppa imprudenza per un uomo diabolico. Potrebbe avere lasciato un indizio, però. La caccia prosegue. Sia ai segreti che alla rete di connivenze.


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