C’è una Sicilia che fa acqua da tutte le parti. E che sembra condannata a continuare su questa strada. Ci sono più di 200 milioni destinati a migliorare le reti idriche dell’Isola. Ma rischiano di evaporare, il tutto a danno dei siciliani, che continuano ad avere servizi carissimi. L’assessore regionale al ramo, Alberto Pierobon, ha inviato una lettera che striglia le Ati, la assemblee territoriali idriche che avrebbero dovuto costituirsi e redigere i piani d’ambito, cioè gli strumenti per programmare gli investimenti, e infine individuare il gestore unico secondo le modalità previste dalla legge. E invece, il settore non ha pienamente applicato la riforma.
300 milioni a rischio
A rischio ci sono oltre 300 milioni per migliorare una rete idrica che ha molte criticità: secondo il dipartimento Acqua e rifiuti negli ultimi dieci anni la dispersione delle reti idriche in Sicilia è passata dal 36% a oltre il 45% con punte localmente superiori anche all’80%, a fronte di costi della risorsa che in media sono tra i più alti d’Italia, circa 500 euro all’anno per utenza contro una media nazionale di circa 370 euro.
L’intervento della Regione
Sulla situazione delle reti colabrodo de del ritardo delle Ati è intervenuto Pierobon, avviando – si riassume dall’assessorato – un monitoraggio costante e procedendo a commissariamenti, fornendo indicazioni e linee guida sugli adempimenti da svolgere. Ma anche concludendo un accordo con Invitalia per la redazione dei piani e garantendo collaborazione e supporto agli enti locali. Il ministero ha riconosciuto “lo sforzo e l’impegno di codesta Regione nell’adottare ogni iniziativa utile a dare piena attuazione al servizio idrico integrato”. Ma il tempo stringe e i progetti vanno resi esecutivi perché devono essere rendicontati entro il 2026 (le obbligazioni giuridicamente vincolanti vanno assunte entro il 2023).
“Evitare di perdere i fondi”
Da qui, la missiva dell’assessore. “È con profondo rammarico che si torna a ribadire la doverosità di attivarsi, ciascuno per quanto di competenza, per l’immediata individuazione degli obiettivi infrastrutturali e per la predisposizione della correlata progettazione, avviando da subito ogni utile e/o necessario percorso, al fine di evitare di perdere fondi di primaria importanza per il settore che ci occupa, se non di vanificare ulteriore opportunità di reperimento di risorse”. Questo l’incipit della lettera che mette in mora le Ati ritardatarie, anche in vista dei finanziamenti che possono arrivare grazie al Recovery Plan.
La depurazione
Una fetta importante degli interventi riguarda la la depurazione, un capitolo oscuro per la Sicilia: ci sono interventi finanziati per 188 milioni di euro. “Si registrano tuttavia ritardi sia nella progettazione sia nella idoneità e completezza dei procedimenti/progetti, nonché della loro congruità e ammissibilità”, scrive l’assessorato alle Ati e ai Comuni. Sperando che non sia un buco nell’acqua.