"Reti idriche, suddivisione in 9 Ati non consente una perequazione tariffaria" - Live Sicilia

“Reti idriche, suddivisione in 9 Ati non consente una perequazione tariffaria”

"Con interconnessione acquedotti distribuzione idrica più efficiente"
SICILIACQUE
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La rete di acquedotti di grande adduzione, gestita dal 2004 da Siciliacque (società mista pubblico-privata), nasce dall’esigenza di trasportare l’acqua dalla zona settentrionale della Sicilia, ricca di risorse idriche, ai territori come le province di Trapani, Agrigento, Caltanissetta ed Enna dove invece la risorsa idrica scarseggia. Uno dei primi risultati di Siciliacque è stata l’interconnessione della rete di grande adduzione, lunga 1.800 chilometri, che ha reso più efficiente la distribuzione dei circa 70 milioni di metri cubi di acqua potabile che ogni anno vengono consegnati ai serbatoi comunali e riforniscono 1,6 milioni di siciliani.
Sono alcuni dei dati emersi nel corso del convegno “Acqua risorsa per la vita”, organizzato dal Lions Club di Caltanissetta presso la sala conferenze della Banca Sicana, al quale hanno partecipato il direttore generale di Siciliacque Giuseppe Alesso, il direttore generale di Caltaqua Andrea Gallè, l’avvocato Giacomo Butera. Durante il convegno – organizzato dal presidente del Lions Calogero Parnaci e moderato dal notaio Giuseppe Pilato – sono intervenuti anche il questore di Caltanissetta Emanuele Ricifari, il presidente dell’Ati di Caltanissetta Massimiliano Conti e il sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino.
“Il peccato originale – ha spiegato Giuseppe Alesso, direttore generale di Siciliacque – è la suddivisione dell’Isola in 9 Ato, oggi Ati (Ambiti territoriali idrici), che con tutta probabilità è stata ispirata da logiche amministrative più che alla ratio della norma, che invece prevede una ripartizione del territorio che tenga conto del bacino idrografico ottimale. Ciò ha penalizzato le zone con meno risorse idriche, il cui costo di approvvigionamento risulta maggiore. La configurazione in nove Ati infatti non permette una perequazione tariffaria tra le zone ricche d’acqua e quelle invece dove scarseggia”.
La tariffa è una variabile che tuttavia non viene calcolata dal gestore (sia esso pubblico, privato o misto) né dipende da esso, ma da una serie di parametri stabiliti dall’Autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente. Ed è sempre l’Arera che provvede all’approvazione finale. Gli investimenti sono una delle voci che, secondo le regole dell’Arera, concorrono al calcolo della tariffa idrica assieme ai costi operativi: nel caso di Siciliacque, ad esempio, di particolare rilevanza è l’energia elettrica, che incide per il 25% dei costi complessivi.
Prendendo in considerazione la media europea delle tariffe si scopre che quella italiana è tra le più basse, pari a circa 2 al metro cubo. In Francia invece si arriva a 3,67 euro a metro cubo, in Germania addirittura a 4,98. In Ue però il tasso d’investimento nel settore idrico è a livello medio di 100 euro pro capite; mentre in Italia si ferma a 40 euro per abitante. Il gap di investimenti ha quale effetto principale la dispersione idrica, che in Italia sfiora il 40% e in Sicilia raggiunge il 50% rispetto a una media europea che oscilla fra il 20 e il 25%.
L’efficienza del sistema idrico, che significa anche salvaguardia di questa preziosa risorsa, non può prescindere da una gestione industriale del servizio caratterizzata dallo sviluppo tecnologico e dal rispetto dell’ambiente. “Oggi ad esempio – ha sottolineato Alesso – Siciliacque gestisce in telecontrollo la maggior parte dei suoi impianti. Ciò consente un monitoraggio in tempo reale delle dispersioni idriche, della qualità dell’acqua e dei rendimenti energetici. La gestione industriale del servizio, unitamente agli investimenti realizzati, ha permesso una riduzione dal 30% al 16% delle perdite. Con un recupero annuo di risorse idriche di circa 12 milioni di metri cubi d’acqua, tanti quanti ne servono per rifornire quasi tutti i Comuni dell’Ati di Caltanissetta”.
Dal 2004 a oggi, Siciliacque ha investito in manutenzioni e nuove opere 241 milioni, di cui 230 nei primi 12 anni di attività. “Il portafoglio progetti, asset rilevante per una società che gestisce un servizio pubblico essenziale come l’acqua, ha consentito a Siciliacque di finanziare la realizzazione di circa 71 milioni di investimenti all’interno del Pnrr e oltre 27 milioni in capo al Fondo sviluppo e coesione – ha concluso Alesso –. Quasi cento milioni di investimenti coperti da fondi pubblici che nei prossimi cinque anni consentiranno di realizzare nuovi acquedotti e impianti, nonché di ammodernare quelli esistenti senza che ciò gravi sulla tariffa. È pertanto determinante la capacità progettuale che permette di utilizzare i fondi pubblici disponibili”.   

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