Rifiuti, i ritardi del Palazzo | La dannazione della Sicilia - Live Sicilia

Rifiuti, i ritardi del Palazzo | La dannazione della Sicilia

I tempi lunghi per adottare provvedimenti mentre l'Isola affoga nell'immondizia.

Mazara del Vallo carica di immondizia. Proprio alle porte dell’estate. Un disastro. Il sindaco Nicola Cristaldi ha fatto sentire ieri il suo grido di dolore. Non si sa dove portare i rifiuti, dice. Non è un problema isolato. Nel Trapanese si soffre anche perché la discarica Borranea è quasi satura. “Non è di certo una situazione tranquillizzante – commenta a Livesicilia Francesco Messineo, ancora per pochi giorni commissario a Trapani – anche perché i lavori per la costruzione della nuova vasca richiedono tempi lunghi per le necessarie autorizzazioni”.

Poi ci sono i Comuni che scaricavano a Siculiana. La mancata concessione della deroga da parte di Roma, di cui abbiamo parlato ieri, li ha inguaiati. Una parte potranno portare i rifiuti a Lentini, dove ormai portano tutte le strade della munnizza siciliana o quasi. Qualcuno si servirà della discarica, boccheggiante, di Trapani. Gli altri? Stamattina ancora non era chiaro. Lo raccontava il Giornale di Sicilia: una sessantina di Comuni, 320 tonnellate al giorno, per loro si cerca una soluzione.

Ad Agrigento, ad esempio, non sanno più che fare. E c’è la possibilità che tocchi chiedere ai cittadini di riportarsi la spazzatura a casa. L’assessore all’Ambiente Nello Hamel, infatti, comunica che ancora non è stata firmata l’ordinanza regionale che consente al Comune e agli altri Comuni della Srr di poter conferire i rifiuti indifferenziati in discarica. “Questa situazione – spiega – potrebbe impedire domani il ritiro dei rifiuti, tuttavia poiché l’autorizzazione potrebbe arrivare anche in tarda serata, si invitano i cittadini a una piena collaborazione; quindi a depositare i mastelli dell’indifferenziata tenendo conto che,se non arriva l’autorizzazione regionale e non viene effettuata la raccolta, essi dovranno riportare i rifiuti a casa”.

L’ultimo affanno arriva perché Roma ha detto basta alle deroghe sulle discarche per l’emergenza siciliana. E secondo il Movimento 5 Stelle, dietro ci sarebbe anche un ritardo nella presentazione della richiesta di deroga da parte della Regione. “Sappiamo – ha detto il grillino Giampiero Trizzino – che solo da poco la Regione avrebbe richiesto una proroga, quando invece avrebbe dovuto muoversi con anticipo”.

Insomma, come se non bastasse un’emergenza che si protrae da una vita, un sistema fallimentare e con venature inquietanti, un buco nero di disservizi, costi eccessivi, riforme mancate e ombre di infiltrazioni illecite di ogni genere e sorta, come se non bastasse tutto questo nel guazzabuglio rovinoso dei rifiuti in Sicilia, ecco anche i tempi lenti della macchina amministrativa a complicare le cose. Tempi lenti insopportabili. E questo lo sperimentano, per altri versi, sulla propria pelle i palermitani. Nel capoluogo la munnizza appare e scompare come un fiume carsico. Per ora si fa vedere – e annusare – in abbondanza. La partecipata del Comune che si occupa di igiene ambientale è allo sbando. Da otto mesi la Rap è acefala. Non c’è cda, non c’è presidente. I superstiti cercano di garantire l’ordinaria amministrazione ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti (LA GALLERY). Strade sporche e piene di buche, discariche a cielo aperto, scenari raccapriccianti. Repubblica oggi fotografa i numeri dello sbando dell’azienda, dai mezzi guasti al deficit di personale, soprattutto in settori come lo spazzamento o la manutenzione delle strade. Fino a qualche anno fa spazzavano le strade in 350, oggi sono 200. Dei 566mila metri di asfalto fuori uso tra 2016 e 2017 solo il 34 per cento è stato sistemato.Eppure da otto mesi l’azienda è lasciata senza vertici, abbandonata. Un ritardo che appare inconcepibile.

È difficile rassegnarsi a questa sorta di dannazione irreversibile. Dove non si gonfiano le tasche di privati, dove non arrivano le ombre di infiltrazioni e condizionamenti di matrice affaristica da parte di gruppi di pressione o addirittura della mafia (la casistica delle inchieste giudiziarie sul tema è alquanto ricca e in continuo aggiornamento), tocca “accontentarsi” di un servizio in mano pubblica ma inefficiente e costoso. Cambiando l’ordine dei fattori,il risultato per l’utenza non cambia: la puzza della munnizza resta sempre la stessa. Aspettando che il caldo ci metta il carico.


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