Rifiuti, la corsa ai nuovi impianti | E Crocetta moltiplica le poltrone - Live Sicilia

Rifiuti, la corsa ai nuovi impianti | E Crocetta moltiplica le poltrone

A Bellolampo arriverà il nuovo impianto mobile. Ma è già in ritardo. Polemiche sulla riforma.

Un settore nel caos
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PALERMO – Gli impianti non sono ancora pronti. E al Ministero dell’Ambiente inizia a montare un po’ di preoccupazione. Domani, stando all’ultima ordinanza di Crocetta, tutti i Comuni della provincia di Palermo dovranno portare i propri rifiuti a Bellolampo. Ma lì, non è ancora attivo il cosiddetto “Tmb” mobile, l’impianto che dovrà ampliare e potenziare quello già esistente per il trattamento meccanico-biologico e che dovrebbe consentire di ridurre il volume dei rifiuti. E così, da Roma osservano quello che rischia di risolversi come un nuovo pasticcio. Nei giorni caldissimi del festino di Palermo.

Il nuovo impianto di Bellolampo

Oggi Crocetta ha incontrato i dirigenti della Rap. Dalla riunione, è stata confermata l’intenzione di aprire Bellolampo a tutti i Comuni del Palermitano. Quelli della Città metropolitana, esclusi Palermo e Ustica, verranno “gestiti” dalla società Ecoambiente, alla quale il Comune di Palermo ha concesso in comodato d’uso una parte della discarica proprio per l’utilizzo dell’impianto mobile. Impianto che era atteso a Bellolampo per le 17 di oggi. Poi, sarebbero seguite le procedure di montaggio, non così agevoli.

E così, il nuovo rischio è quello di dover “conservare” i rifiuti. Un’ipotesi che preoccupa il Ministero. Che sta già pensando a soluzioni immediate e alternative nel caso di ritardi nell’attivazione dei nuovi impianti. Non si esclude il trasporto dell’immondizia fuori dalla Sicilia.

Il caso Siculiana

Un altro impianto dovrebbe invece sorgere nella discarica di Siculiana, gestita dalla ditta Catanzaro. Lì la società si è detta disponibile, anche nell’ultima riunione di tre giorni fa, ad attivare l’impianto che dovrebbe consentire la riapertura della discarica. Ma lo stesso Catanzaro fa riferimento alla “verifica di fattibilità del sito” su cui far sorgere l’impianto stesso. Una verifica che non si sarebbe ancora conclusa.

La riforma che non c’è

Ma da Roma il fastidio è anche legato all’aspetto politico della vicenda. Anche qui, un nuovo pasticcio è in arrivo. La riforma dei rifiuti, quella riscritta dall’assessore Vania Contrafatto, è già da riscrivere. E la vicenda, adesso, assume contorni molto simili a quella già fallimentare che ha riguardato le Province.

Per settimane, in effetti, la giunta, più volte riunita, non ha mai esaminato il disegno di legge proposto dall’assessore all’Energia. Un ddl, per intenderci, richiesto a gran voce da Roma: era uno dei paletti fissati nell’ordinanza che ha concesso alla Sicilia lo “stato d’emergenza”. Ma niente. Mai una fumata bianca, nonostante i tempi stringenti fissati dall’accordo tra Palazzo d’Orleans e il governo Renzi. E invece, Crocetta ha prima fermato tutto. Quindi sta provando a cambiare le carte in tavola, scardinando uno degli aspetti fondamentali della riforma: non più un solo Ato regionale, ma ben nove soggetti: uno per provincia. Una decisione che godrebbe dell’appoggio anche di alcuni assessori in giunta, compresi quelli del Pd, che avrebbero di fatto messo in minoranza l’assessore all’Energia.

La “riforma Contrafatto”, infatti, prevedeva la nascita dell’Eser, mega-ente “titolare delle funzioni di regolazione, vigilanza e controllo”. Di esso avrebbero dovuto fare parte tutti i Comuni della Regione per “l’esercizio associato delle funzioni relative al servizio di gestione dei rifiuti urbani”. Il nuovo soggetto esercita le proprie funzioni per l’intero territorio regionale. Doveva essere l’ente a provvedere all’organizzazione dei servizi, alla scelta della modalità di gestione, alla determinazione delle tariffe all’utenza, di affidamento della gestione, di stipula del contratto di servizio e la relativa vigilanza e controllo.

La moltiplicazione delle poltrone

Nel testo dell’assessore, poi, l’ente si sarebbe articolato in nove Conferenze territoriali, una per ogni bacino territoriale di affidamento con prerogative limitate e solo propositive. La scelta decisionale, insomma, sarebbe rimasta sempre in capo all’unico Ente di Governo. Ed è qui che potrebbe cambiare tutto. Col proliferare, nuovamente, di nove diversi centri decisionali. Una marcia indietro che, di fatto, riporterebbe la Sicilia in una condizione assai simile a quella del passato. E soprattutto una scelta che finirebbe per “rompere” il patto col Ministero dell’ambiente che nella ordinanza aveva fissato l’obbligo, per il governo, di lavorare a un disegno di legge che avrebbe dovuto “individuare ambiti territoriali di affidamento preferibilmente di dimensione ultraprovinciale, e comunque in modo da garantire le opportune economie di scala nella gestione dei rifiuti”. Una posizione, quella che prevede la creazione di un solo ambito territoriale, pubblicamente espressa anche dal sottosegretario Davide Faraone.

Le critiche di Legambiente

“Con una buona legge di riforma del settore rifiuti e con l’avvio dei bandi di gara per gli impianti di biostabilizzazione e per la raccolta differenziata – dice però il deputato renziano del Pd Vullo – la Sicilia può scongiurare una nuova fase commissariale. I nove soggetti che dovranno gestire le politiche di igiene ambientale nell’Isola sono senza dubbio un primo passo per affrontare concretamente le criticità. È evidente comunque che si dovrà tornare sul tema dei termovalorizzatori perché la loro costruzione diventa imprescindibile in un sistema completo di raccolta, smaltimento e riciclo dei rifiuti”.

Ma piovono già le critiche, ad esempio, di Legambiente: “Sulla gestione dei rifiuti nel governo Crocetta – dice Gianfranco Zanna, presidente regionale Legambiente Sicilia – hanno poche idee ma confuse. Tante discussioni, – aggiunge – inutili polemiche, divisioni tra correnti di partito, per poi produrre una nuova ipotesi di legge che ricalca in buona sostanza quella che c’è già: è da mesi che andiamo ripetendo che la legge 9 del 2010 è una buona legge, ha bisogno solo di qualche piccola modifica e di essere finalmente applicata (non a caso già prevedeva 10 Ato). Non si perda più tempo, si portino i rifiuti fuori dalla Sicilia, – spiega – per fermare l’emergenza causata dalle discariche sature, per cominciare ad applicare un serio piano di gestione dei rifiuti fondato sulla raccolta differenziata”.

E critiche giungono anche dall’Ars. “Bisogna mettere fine una volta per tutte – dice ad esempio il vicepresidente di Sala d’Ercole Antonio Venturino – agli Ato, che già da tre anni sono in liquidazione, e alle nuove Srr titolari del servizio senza poteri e strumenti per gestirli, e voltare pagina. Al di là delle parole, poco è stato fatto, perciò condivido gli attacchi al governo quando si parla di mancanza di strategia – aggiunge Venturino – e quanto sta accadendo in questi giorni è frutto di confusione. Le risposte passano da leggi chiare, omogenee e giuste e non già dai comportamenti schizofrenici del governo Crocetta. Nel frattempo, – conclude – da Roma il sottosegretario Davide Faraone ritiene che la soluzione sia quella di commissariare tutto e tutti, mentre Crocetta avrebbe dovuto affrontare la questione fin da subito”.

E invece si riparte. Con un testo, già riscritto, ma da riscrivere ancora. Per poi farlo giungere all’Ars, e passare il vaglio di una impugnativa che appare già una ipotesi tragicamente probabile, vista la scelta di discostarsi dalle indicazioni del Ministero. E il pasticcio dei rifiuti somiglia già a quello delle Province.


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