Riforma della giustizia | Operazione verità dell’Anm - Live Sicilia

Riforma della giustizia | Operazione verità dell’Anm

“I magistrati italiani sono i più produttivi d’Europa”. L’Anm parte da questa premessa per demolire una serie di luoghi comuni, troppo spesso sciorinati dal mondo della politica. Al centro dei malumori c’è il progetto di riforma della giustizia che non piace a partire “dal metodo”.

L'iniziativa
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CATANIA. Amn: operazione verità. “I magistrati italiani sono i più produttivi d’Europa”. A dirlo sono i dati statistici della Comunità Europea: oltre 2 milioni 800.000 cause civili e più di 1 milione 200.000 procedimenti penali definiti in un solo anno. L’Anm parte da questa premessa per demolire una serie di luoghi comuni, troppo spesso sciorinati dal mondo della politica. Al centro dei malumori c’è il progetto di riforma della giustizia che non piace ai magistrati a partire “dal metodo”. Una riforma della giustizia non si fa a colpi “di maggioranza” e “facili slogan”. Questo ovviamente non significa che la macchina della giustizia sia perfetta, semplicemente che: “Non si possono scaricare le inefficienze organizzative, burocratiche e normative di un sistema soltanto sui magistrati”, spiega il presidente dell’Anm etnea Pasquale Pacifico. “È come se andate in ospedale e vi prenotano un’ecografia fra dieci mesi e ve la prendete con il medico e non con la struttura che dispone di un solo apparecchio per fare l’esame in questione”, dice Angelo Busacca (membro della Giunta Anm) ricordando la carenza d’organico di novemila cancellieri che pesa non poco sul lavoro dei tribunali. A questo si devono sommare “le modalità e i tempi della riduzione dell’età pensionabile, che produce la decapitazione, in contemporanea, di centinaia di incarichi di vertice e consistenti vuoti in organico già in sofferenza”. A fronte dei magistrati che vanno a casa anzi tempo, non si bandiscono nuovi concorsi e non si è ancora provveduto “all’attuazione della revisione delle piante organiche della magistratura connessa alla riforma delle circoscrizioni giudiziarie”.

Ma i malumori dei magistrati non si fermano qui. Perché se è vero che i tempi della giustizia non sono rapidissimi è vero anche che spesso l’intervento del giudice deve supplire all’assenza della politica e del legislatore come nei casi della fecondazione assistita e del trattamento di fine vita. Insomma, alle slide del premier i magistrati avrebbero di gran lunga preferito una discussione condivisa e dei provvedimenti in grado di facilitare le indagini, come “una norma seria sull’autoriciclaggio”, e di non mandare in fumo il lavoro di anni, come una legge sulla prescrizione. Anche l’introduzione nel processo civile di strumenti deflattivi convince poco. Si tratta di elementi “astrattamente apprezzabili ma troppo costosi e male armonizzati tra loro e con le regole dei processi”, si legge nel documento comune letto stamattina in tutte le sedi distrettuali dell’Anm in vista dell’assemblea nazionale che si terrà il giorno 9 novembre.

L’operazione verità dei magistrati etnei coinvolge inevitabilmente la questione del taglio delle ferie. “I famosi quarantacinque giorni di ferie, sui quali tanta polemica si è fatta, erano collegati al fatto che il periodo di sospensione feriale delle udienze è di quarantacinque giorni, il magistrato anche in questo periodo continua a lavorare e a scrivere sentenze – spiega Pacifico – perché se il termine per il deposito scade nel periodo di riposo io sono obbligato a scrivere la sentenza anche durante il periodo feriale”. “Chi lavora in Procura e ha turni di reperibilità durante i festivi e non fruisce di riposi compensativi, quindi nei quarantacinque giorni si teneva conto anche di queste peculiarità”, prosegue il Pm. C’è poi il nodo della responsabilità civile diretta dei magistrati che rischia di minare “l’indipendenza dei giudici” e creare una “giustizia non giusta ma innocua e conformista”. “Responsabilità civile diretta del magistrato significa che se sto facendo un processo e una delle parti, a un certo punto, è insoddisfatta mi cita per danni”. “Vuol dire che devo astenermi da quel processo e quella persona si è liberata del giudice”, sintetizza Busacca. “Quando qualcuno si fa male a causa di una buca del Comune non va a cercare l’operaio, ma sarà il Comune a rivalersi su questa persona. Così funziona per i magistrati: se noi togliamo il filtro che impedisce la diretta citazione del magistrato, chi perderà una causa tenterà di fare causa al magistrato”.


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