Riforma della Giustizia Tributaria: approvato dal Governo il disegno di legge - Live Sicilia

Riforma della Giustizia Tributaria: approvato dal Governo il disegno di legge

L'ultima riforma risale al 1992

Approvato lo scorso 17 maggio dal Governo il disegno di legge delega riguardante la riforma della Giustizia tributaria. Come è noto, l’ultima riforma del settore risale al 1992 e, nel corso di questi trent’anni, le criticità del sistema sono state evidenti e abbastanza pesanti. Negli ultimi due anni, per la verità, il dibattito si è acceso anche perché, con il PNRR, l’esigenza di una giustizia tributaria più adeguata e sganciata dal MEF, è diventata ineludibile. L’anno scorso è stata istituita pure un’apposita Commissione di esperti la quale, alla fine di giugno, ha fornito una relazione proponendo diverse soluzioni ai problemi che c’erano sul tavolo. Ma nemmeno questo è servito a mettere d’accordo tutti.
C’è, infatti, chi preferirebbe avere una sorta di sesta magistratura (in aggiunta a quella penale, civile, amministrativa, contabile e militare), formata solo da giudici togati.

C’è, invece, chi preferirebbe salvaguardare le attuali professionalità, quelle dei così detti “giudici laici” i quali da sempre svolgono con sacrificio e con una retribuzione quasi inesistente compiti di altissimo spessore. C’è pure chi vorrebbe utilizzare i giudici “laici” ma affidando solo a quelli togati ed ai docenti universitari le controversie in secondo grado di maggiore valore ed importanza. Non è da meno la questione riguardante l’attuale dipendenza logistica della Giustizia Tributaria dal MEF, circostanza che molti vedono come una falla nell’indipendenza del Giudice, quanto meno dal punto di vista della visibilità.
Sul tappeto ci sono pure diverse importantissime questioni di natura procedurale, come la possibilità dell’utilizzo nel contenzioso tributario della “prova testimoniale”, quella di dare maggiore efficienza alla fase di definizione delle controversie in una fare precedente al giudizio vero e proprio, quello di affidare controversie di modesto valore a giudici monocratici.

Ora, comunque, dopo i lavori di un’altra Commissione, abbiamo un disegno di legge di natura governativa, quello approvato il 17 maggio 2022 che, mettendo fine, quanto meno in questa fase, al dibattito, prevede diverse novità racchiuse in quattro articoli:
Art. 1 (Disposizioni in materia di giustizia tributaria);
Art. 2 (Disposizioni in materia di processo tributario);
Art. 3 (Copertura finanziaria);
Art. 4 (Disposizioni transitorie e finali).

Le novità previste dal Governo riguardano, intanto, la nuova struttura dei magistrati tributari. Questi saranno reclutati a tempo pieno tramite appositi concorsi, ai quali potranno partecipare solo i laureati in giurisprudenza, con prove scritte e orali. Ai nuovi “magistrati tributari” reclutati per concorso, spetterà il trattamento economico previsto per i magistrati ordinari. Sarà previsto un nuovo limite di età per il pensionamento, che sarà fissato a 70 anni.

In una fase transitoria e fino a quando non sarà completato il reclutamento dei giudici secondo le nuove disposizioni, continueranno ad operare anche gli attuali Giudici, anche quelli “non togati”. Dal 1^ Gennaio 2023, però, scatta il nuovo termine di “pensionamento”, per cui gli ultra settantenni dovranno comunque lasciare la Commissione. E’ opportuno ricordare, comunque, che in effetti parlare di pensionamento non è corretto. Ai giudici che raggiungono il limite di età, infatti, non spetta alcuna pensione o altra indennità.
E’ prevista pure qualche lieve modifica di natura organizzativa del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, l’organo di autogoverno della giustizia tributaria, con l’istituzione di un ufficio ispettivo.

Per quanto riguarda il nuovo processo, viene introdotta la prova testimoniale, seppure con alcuni paletti (non in modo orale ma solo per iscritto, come previsto dall’articolo 257 bis del C.C.). Viene esteso l’istituto della conciliazione giudiziale. Per le controversie soggette a reclamo ai sensi dell’articolo 17-bis (quelle di valore fino a 50.000 Euro), la commissione, può formulare alle parti, in udienza o fuori udienza, una proposta conciliativa, avuto riguardo all’oggetto del giudizio e all’esistenza di questioni di facile e pronta soluzione.

Ed ancora, per le controversie fino a 3.000 euro, si prevede solo in primo grado un giudice monocratico.
Per quel che concerne il processo tributario in Cassazione, le novità consistono nella previsione di nuovi strumenti deflattivi del contenzioso. A tale scopo viene prevista la “pronuncia del principio di diritto” in
materia tributaria, che darà concretezza alla funzione monofilattica (garantire l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge) della Cassazione. La pronuncia dei Giudici della Cassazione sarà possibile però solo per questioni di diritto che presentano particolari difficoltà interpretative e per le quali non ci sono state precedenti pronunce della stessa Corte, oppure per quelle che sono state oggetto di contrastanti pronunce delle Commissioni tributari. Una importante novità, finalizzata allo smaltimento delle pratiche giacenti in Cassazione, è quella che prevede la possibilità, per il ricorrente, di presentare istanza di trattazione, entro il termine di tre anni dalla data del deposito. In mancanza dell’istanza il processo si estingue. Queste sono le più importanti novità proposte dal Governo al Parlamento.

Si notano subito, tuttavia, alcuni punti che appaiono discutibili. Vengono abbandonati, infatti, alcuni concetti che, ad avviso dei Giudici tributari, avrebbero contribuito a rendere più solenne l’attività del contenzioso tributario ed altri che rappresentano punti cardine dell’intero sistema. E’ stata abbandonata, infatti, la proposta di cambiamento del nome delle Commissione Tributarie Provinciali e Regionali e Tribunati Tributari e Corti di Appello Tributarie. E’ stata pure abbandonata l’idea, la cui realizzazione è stata da tantissimo tempo fortemente auspicata, di sottrarre l’attività organizzativa ed amministrativa delle Commissione Tributarie al MEF, circostanza quest’ultima la quale, come è ben noto, ha generato il sospetto di “non terzietà” dei Giudici, visto che tale dipendenza amministrativa dei Giudici Tributari è sempre stata considerata anomala stante la condizione di “parte processuale” del Ministero dell’Economia e dell’Amministrazione Finanziaria più in generale.

Sarebbe stato opportuno potenziare in modo concreto il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, affidandogli anche il reclutamento (attraverso concorsi) dei nuovi Magistrati tributari e la gestione dello
status di detti magistrati. E’ stata prevista, per il reclutamento del Magistrati Tributari la sola laurea
in Giurisprudenza, quando, invece, si sa bene quanto sia importante possedere le competenze che i laureati in Economia posseggono in maniera specifica. E’ stato previsto la cessazione del rapporto di lavoro a 70 anni, senza alcuna deroga per i Giudici tributari in servizio, circostanza quest’ultima,
la quale porterà a azzerare molte Commissione Tributarie dove molto spesso il Presidente, il Vice Presidente ed anche i componenti, sono ultra settantenni. Insomma, molti punti da rivedere.

Il problema è che molte delle norme ora ipotizzate dal Governo dovrebbero entrare in vigore l’anno prossimo. Speriamo che, il percorso legislativo parlamentare, consenta gli aggiustamenti del caso, affrettando, come è giusto che sia, l’entrata in vigore di norme che servono a dare una nuova immagine della Giustizia Tributaria, aumentando non solo la compliance in ambito nazionale, ma anche convogliando nel nostro Paese gli investitori esteri che, spesso, vengono orientati verso altre scelte a causa della lentezza del giudizio e delle difficoltà interpretative in materia Tributaria.


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