Sicilia, riforma delle Province: giorno verità per la maggioranza

Province, è il giorno della verità: la maggioranza si guarda allo specchio

Il ddl di riforma sbarca in aula in un clima non ostile, occhi puntati sul centrodestra

PALERMO – Centrodestra alla prova d’aula sulla riforma delle Province. Il ddl che reintroduce l’elezione diretta dei vertici degli enti ha iniziato la sua navigazione nelle acque dell’Assemblea regionale siciliana girando alla larga, però, fino a questo momento, dal voto. La sensazione è che la riforma andrà in porto, anche se non sono esclusi colpi di scena nelle votazioni dei singoli articoli. I pericoli sono ancora oggi tutti interni alla maggioranza che dovrà dimostrare in aula di avere ritrovato una direttrice comune.

Quei banchi vuoti nel centrodestra

Nell’ultima seduta, intanto, grandi spazi vuoti sui banchi del centrodestra. Una situazione nella quale il rischio di un nuovo scivolone per la coalizione di governo era dietro l’angolo. Assente la metà dei deputati di Forza Italia ma all’appello mancavano anche alcuni parlamentari di FdI e Lega. A quel punto una sorta di tregua tra maggioranza e opposizione. Tempestivi la lettura dell’aula e il conseguente intervento di Gaetano Galvagno. Il presidente dell’Ars ha evitato che una possibile bocciatura del passaggio agli articoli decretasse la fine della riforma delle Province. Tutto rinviato di 24 ore e il fantasma dei franchi tiratori, entrati in azione sulla ‘Salva-ineleggibili’, che sembra allontanarsi, almeno per ora.

Il colloquio Galvagno-Schifani

Galvagno è sceso in campo personalmente per assicurarsi che le turbolenze della maggioranza, con le scorie sui manager della sanità pubblica e il ko sulla ‘salva-ineleggibili’, non finissero per travolgere anche una riforma alla quale Torre Pisana tiene, tanto quanto il governatore Renato Schifani che ha posto la firma sul ddl. Per questo Galvagno, mentre era ancora in corso la seduta a Sala d’Ercole, ha incontrato il presidente della Regione. Un colloquio di circa venti minuti durante i quali il presidente dell’Assemblea ha ottenuto rassicurazioni sulla presenza compatta in aula del centrodestra, perché nessun ‘salvataggio’ oggi sarebbe possibile davanti a nuove defaillance.

FdI: “Sostegno alla riforma delle Province”

In aula il capogruppo FdI Giorgio Assenza in aula ha assicurato il sostegno dei meloniani al disegno di legge, pur ricordando “l’incognita” di un ricorso figlio della mancata abolizione della legge Delrio. “Andiamo avanti con questa corsa – le parole circostanziate del parlamentare ragusano -, anche se qualcosa deve essere modificato, e speriamo che non accada nulla”. Rassicurazioni, dunque, dal fronte FdI: i meloniani saranno leali con la riforma nonostante alcune perplessità. Gli stessi rischi sono stati sottolineati anche dal deputato Pd Antonello Cracolici: “Se andremo avanti con questa riforma ci ritroveremo con un ricorso e la conseguente necessità di tornare ai commissari”, ha avvertito il presidente dell’Antimafia regionale. Dal Pd, comunque, un sostanziale via libera al ritorno dell’elezione diretta dei vertici delle Province: “Siamo pronti a dare il nostro contributo per migliorare il testo, visto che tante sono le lacune”, le parole del capogruppo dem Michele Catanzaro. Alla finestra la Democrazia cristiana, principale sponsor della riforma.

M5s sulle barricate

Il momento verità arriverà a partire dalle 14:30. Venti di guerra spirano dal M5s, da sempre ostile alla riforma delle Province. “Questa legge, senza risorse per i servizi, non serve ai cittadini”, è la presa di posizione del capogruppo dei pentastellati Antonio De Luca che parla di “poltronificio”. “Schifani – ancora De Luca – dovrebbe ritirare questo testo, messo su in fretta e furia solo a scopi elettorali, in vista delle Europee”. Cateno De Luca, leader di Sud chiama nord, detta la linea dei suoi: “Siamo favorevoli alle elezioni dirette degli organi politici delle Province ma al momento, così come è stata impostata la norma, appare chiaro che questo governo sta preparando uno stipendificio per compensare equilibri e completare la spartizione che riguarda vari ambiti”. Poi la previsione funesta per i rapporti interni alla maggioranza: “In aula andrà in scena la stessa storia della volta scorsa con la norma salva-deputati. Noi ci tiriamo fuori dalle vostre faide”.


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