TORINO – “Cartax” è il nome dell’operazione dei carabinieri sulle irregolarità per l’affidamento del servizio di riscossione del bollo auto ha portato agli arresti di tredici persone e ai domiciliari per due. E spunta un nome illustre nell’ambito dell’inchiesta: si tratta di Riccardo Bossi, figlio del Senatur, che non è indagato ma appare legato alla figura di Luca Betti.
Entrambi sono rallysti e Betti riceverebbe dalla Gec – società per azioni partecipata in maggior parte dalle banche del cuneese a cui era affidato appunto il servizio di riscossione bollo – circa centomila euro all’anno per sponsorizzare la sua auto. Betti avrebbe restituito parte del denaro per consentire la creazione di un fondo nero utile a Gec per i pagamenti riservati.
Al centro dell’inchiesta anche la Engineering Spa, che si occupava della trasmissione informatica dei dati. Gli arrestati sono tutti funzionari regionali di Piemonte, Campania e Veneto, oltre i manager delle due società.