L'omicidio di Roberta Siragusa, le chat di quella terribile notte - Live Sicilia

L’omicidio di Roberta Siragusa, le chat di quella terribile notte

Ricostruiti in aula i presunti tentativi di depistaggio del giovane fidanzato

PALERMO – Roberta Siragusa era stata da poco uccisa e il corpo bruciato. Doveva ancora compiere 18 anni. Il presunto assassino, il fidanzato Pietro Morreale, che di anni ne ha 20, avrebbe messo in atto un depistaggio. Così sostiene la Procura di Termini Imerese che ha chiesto e ottenuto che venisse processato per omicidio volontario.

Morreale chattava con il fratello della vittima e inviava messaggi sul cellulare di Roberta. Al primo, la mattina successiva alla morte di Roberta, scriveva: “Dove cazzo è andata… niscissi pazzu…ha da questa notte che provo… e ancora segreteria… non ho capito perché sta facendo così… Dario l’avete trovata?”.

Nei messaggi inviati alla ragazza si mostrava preoccupato: “Vi… amo… non ho potuto dormire… mi hanno fatto 1000 telefonate tua madre e tuo frate…”.

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Al processo che vede imputato Morreale, fidanzato della ragazza, ieri sono stati sentiti come testimoni il luogotenente Alessio Cuccia, comandante della stazione di Caccamo, il brigadiere Michele Del Gaudio Michele, in servizio nel paese in provincia di Palermo, e il tenente della compagnia di Termini Imerese Nicola De Maio.

Cuccia ebbe il primo contatto con Morreale che si presentò, la mattina successiva, in compagnia del padre Ivan, in caserma. Disse che Roberta Siragusa si era data fuoco dopo che avevano litigato. Si era cosparsa il corpo con la benzina che si trovava all’interno della propria autovettura. Morreale aggiunse di avere tentato di soccorrere la vittima, tanto che si era bruciato le nocche della mano destra. Il padre riferì ai militari che il figlio era rientrato a casa alle quattro di notte, era sotto shock. Addirittura perse conoscenza.

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Monreale non sapeva se la ragazza fosse ancora viva. Si diressero in fretta in località Monte Rotondo. In un dirupo c’era il corpo di Roberta. Seminudo e in parte carbonizzato.

Non c’erano tracce di fuoco però sul terreno. È evidente che le fiamme furono appiccate altrove. In particolare, secondo l’accusa, nei pressi del campo sportivo dove Del Gaudio trovò le chiavi di Roberta Siragusa.

E fu sempre il militare a ispezionare il garage della famiglia Siragusa dove Monreale parcheggiava la sua Vespa. E per questo motorino che, così ha riferito il giovane, gli serviva la benzina. La Vespa aveva la tanica piena a metà, la pipetta della candela staccata e la marmitta smontata.

De Maio, comandante del nucleo operativo di Termini Imerese, ha ricostruito gli spostamenti della macchina su cui viaggiavano i due giovani, tracciati grazie al Gps piazzato su indicazione della compagnia di assicurazione e alle telecamere di videosorveglianza di negozi e case private. Una di queste ha filmato il momento in cui sarebbe stato appiccato il fuoco sul corpo della povera Roberta. Mentre bruciava, il fidanzato è rimasto in disparte.

Poi, come se nulla fosse accaduto, si mise d’accordo per giocare con un amico alla Playstation.

Il tenente ha anche messo in evidenza i tentativi di depistaggio da Pietro Morreale che pur essendo consapevole che Roberta fosse deceduta e successivamente gettata nel dirupo a Monte Rotondo, ha inoltrato dei messaggi al telefono di Roberta chiedendole dove si trovasse, ed anche al fratello e alla madre della ragazza.

Si torna in aula il 21 marzo giorno in cui sarà proiettato in aula il terribile video.


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