"La politica siciliana è immorale | Riflettete bene, prima di votare" - Live Sicilia

“La politica siciliana è immorale | Riflettete bene, prima di votare”

L'arcivescovo di Palermo: "Il degrado morale e sociale della classe politica ha oltrepassato ampiamente il livello di guardia. E il prossimo governo farà fatica a proporre programmi concreti. Ma bisogna andare a votare, per evitare che i più 'compromessi' rimangano al loro posto".

IL CARDINALE PAOLO ROMEO
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PALERMO-  E l’urlo dei vescovi siciliani s’è alzato anche contro la malapolitica, contro “l’insopportabile vizio della corruzione, che ha portato al declino questa terra”. Le parole forti sono del cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, che, nel puntare l’indice contro una classe politica che sta “sempre di più spingendo i siciliani a fuggire da questa terra”, non lesina nemmeno esempi concretissimi, di stretta cronaca, come la nomina di Maurizio Trainiti a dirigente esterno al Consorzio autostrade siciliane. Corruzione, clientelismo, abitudine allo spreco, questi gli ingredienti che vietano, in Sicilia, il riconoscimento di una “giustizia vera”. E il tema della giustizia è proprio al centro della riflessione che oggi la Conferenza episcopale siciliana ha voluto illustrare alla stampa.

“Amate la giustizia, voi che governate sulla terra”, è il titolo del documento sottoscritto dai vescovi dell’Isola. Un richiamo a quel “bisogno di onestà”, avvertito fortemente dalla società reale, “che è diversa dalla società della politica, da quella descritta dai media”, spiega il cardinale Romeo, che ammette “la grave preoccupazione” avvertita dalla Conferenza episcopale. Una preoccupazione messa nero su bianco in una nota che introduce il documento presentato oggi: “Ora che il degrado morale e sociale della politica ha oltrepassato ampiamente il livello di guardia, – si legge – noi riteniamo, per non mancare ad una responsabilità di guida del popolo di Dio, di dover tornare ad alzare la nostra voce per denunciare che lo stile e le modalità di approccio dell’attuale assetto politico manifestano incontestabile carenza di seria fondazione morale”.

E Romeo non sfugge alla cronaca, alle vicende recenti che hanno visto “troppi insospettabili politici arrestati, le forze dell’ordine verificare i conti dei nostri parlamentari, in un contesto politico nel quale persino la scelta di anticipare le elezioni appare come un insopportabile sotterfugio per evitare di andare al voto con un parlamento ridotto nel numero dei deputati”. E ancora, il cardinale manifesta preoccupazione anche per l’immediato futuro dell’assetto politico siciliano: “Tra 18 giorni – dice – avremo un nuovo presidente della Regione. Una settimana dopo ci sarà la nuova assemblea. Ma chi governerà, dovrà farlo in una situazione di ampia dispersione delle forze politiche. Tale da non consentire di lavorare a programmi concreti”. Programmi di cui, comunque, al momento non ci sarebbe traccia: “Non ho ancora sentito un candidato – dice Romeo – parlare di soluzioni concrete per la nostra terra, di come ridurre gli sprechi, di come utilizzare al meglio le risorse”.

Compito che spetterà al prossimo governo, e ai prossimi deputati. Che dovranno essere scelti dai siciliani. Anzi, il cardinale invita i cittadini ad andare al voto: “Altrimenti – spiega – il rischio che i più corrotti e i più compromessi restino al loro posto sarebbe troppo alto”. E sul tema, Romeo lancia anche una sorta di sfida ai siciliani: “Della corruzione, degli arresti, delle indagini, sappiamo tutti. Anche di chi ha raggiunto tre, quattro legislature. E allora chiedo ai siciliani: perché continuano a votare queste persone?”. Già, perché? Il rischio forte che “le solite facce”, spesso sporcate da indagini e provvedimenti giudiziari a volte gravi, rimangano tranquillamente al loro posto, è sottolineato dalla Conferenza episcopale, che evidenzia anche il “fenomeno della presa di distanza dall’agone politico da parte di persone indubbiamente valide. Un senso di smarrimento e di delusione fa sì che molti cittadini non sentano più la politica rappresentativa dei loro interrogativi”.

Ma i vescovi, nonostante le recenti notizie di partiti ispirati dai preti, precisano: “In quanto uomini di Chiesa noi non abbiamo né particolari parametri di valutazione o ricette politiche da indicare né piani strategici da proporre. Non è questo il nostro compito. Ma il dovere di orientare, di richiamare e di denunciare, siamo convinti di averli”. E anche di spingere a “discernere”, sottolinea il vescovo di Cefalù Vincenzo Manzella, “tra chi ha operato secondo giustizia, e chi non l’ha fatto”. E Manzella non si nasconde quando afferma: “Il degrado oggi è imperante, la corruzione è diventata uno ‘stile di vita’ in alcuni settori. Ma non serve a nulla piangerci addossi e parlare di crisi dei valori: il valore, se è veramente tale, non può andare in crisi). Anche la crisi economica non è altro che il frutto del degrado morale nel quale la nostra società è scaduta. E il clientelismo spudorato non è altro che un modo per ignorare il bene comune e fare i propri interessi”.

E non manca, nel documento dei vescovi, anche un forte richiamo antimafia. Netto, preciso. Senza alcuna possibile ambiguità: “Il riconoscimento del martirio di Don Giuseppe Puglisi, così come l’esempio luminoso di Rosario Livatino e di altri testimoni, sanciscono la radicale inconciliabilità tra l’impegno per il Vangelo di Cristo ed ogni forma di potere mafioso”. Insomma, la Chiesa siciliana ha parlato. E ha parlato chiaro.


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