TRAPANI- Fu la mafia a uccidere Mauro Rostagno. La Corte di Cassazione conferma la condanna all’ergastolo per il mandante, il capomafia Vincenzo Virga, ma assolve Vito Mazzara, indicato come il killer. Diventa definitiva la ricostruzione sul movente: il giornalista-sociologo venne assassinato perché svelò gli interessi di Cosa nostra a Trapani.
Rostagno pagò con la vita il suo “esemplare impegno giornalistico”. Negli anni sono cadute le ipotesi che ritenevano il delitto legato ai contrasti all’interno della comunità Saman per tossicodipendenti. Storie private si sarebbero intrecciate con una confusa gestione della struttura. Passato attraverso l’esperienza della contestazione, Rostagno negli anni Ottanta era approdato a Trapani dove, oltre alla comunità, il suo impegno giornalistico si concentrò sui traffici di droga e i legami tra mafia e massoneria deviata, e sul malaffare nella pubblica amministrazione.
Per anni depistaggi e lacune investigative hanno allontanato la verità. Peggio, ne ha hanno creato una falsa che culminò addirittura con l’arresto della compagna di Rostagno, Chicca Roveri. Solo nel corso del dibattimento fu ordinata una perizia sulle tracce di Dna nel fucile impugnato dal killer. L’accertamento scientifico aveva stabilito una compatibilità con le tracce genetiche di Mazzara, già campione di tiro a volo, e di un suo parente biologico non identificato. Una prova che non aveva retto, però, al vaglio dei giudici di appello che ribaltarono la sentenza di condanna all’ergastolo, mandando assolto Mazzara. I parenti di Rostagno, erano parte civile al processo. La seconda moglie, Chicca Roveri, la loro figlia Maddalena assistite dall’avvocato Fausto Maria Amato, mentre Carla e Monica Rostagno, sorella e primogenita di Mauro, e la prima moglie Maria Teresa Conversano erano costruite tramite l’avvocato Fabio Lanfranca. Sì sono tutti battuti per cercare e ottenere la verità.
La sera del 26 settembre 1988 Rostagno, lasciata la redazione di Rtc, stava tornando in comunità. Al suo fianco sull’auto c’era la segretaria Monica Serra. I killer entrarono in azione nella zona di Lenzi, a Valderice. Approfittarono del buio per sparare le fucilate. Rostagno ebbe la forza, quando era stato già colpito alla spalla, di spingere la ragazza sotto il sedile. Poi, fu finito a colpi di pistola.
“L’atto finale me lo vivrò chiusa in cameretta e non in un’aula di Tribunale”, ha scritto Maddalena Rostagno che oggi ha 47 anni ed era una ragazzina quando suo padre venne ucciso. “Papà potessi raccontarti cosa stavo facendo quando mi è stata confermata, neanche Kafka, sempre le solite storie di ego smisurato e piccioli… Madonna mia quanto avrei bisogno di respirare adesso con te accanto”, si è sfogata la figlia di Rostagno che da 32 anni attende giustizia.
“Vito Mazzara non ha ucciso Mauro Rostagno. La sentenza di assoluzione della Corte di Assise di Palermo, che ha ribaltato la precedente condanna all’ergastolo, è stata definitivamente confermata dalla Prima sezione della Corte di Cassazione. La nostra tesi difensiva è stata definitivamente accolta”, dicono i legali dell’imputato, gli avvocati Salvatore e Vito Galluffo