PALERMO – È accusata di furto di energia elettrica, furto avvenuto tramite un magnete all’interno della sua attività commerciale, per questo l’Enel chiedeva il pagamento di oltre 16mila euro, somma calcolata effettuando una stima dei consumi attivando contemporaneamente tutti gli elettrodomestici presenti all’interno dell’attività moltiplicato per gli anni (quattro, da settembre 2013 ad agosto 2017, ndr) in cui sarebbe avvenuto il furto.
La richiesta, però, è stata respinta perché ritenuta illegittima dal giudice della terza sezione civile del tribunale di Palermo. Questo perché la società fornitrice dell’energia elettrica non è riuscita a dare evidenza del momento esatto in cui è iniziato il furto della luce.
Non vi sono dubbi, scrive il giudice, sull’allaccio abusivo alla rete elettrica, ma non essendovi evidenza delle date del furto il pagamento richiesto è ritenuto illegittimo. Inoltre, l’apposizione del magnete, come si legge nella sentenza, riduceva di quasi il 90% la potenza e l’energia prelevata dalla cliente, titolare di un’attività commerciale ad Alcamo, comune in provincia di Trapani.
L’avvocato della difesa, Salvatore Cutino, ha dimostrato che la ricostruzione dei consumi è stata effettuata in maniera errata e non ammissibile sul semplice presupposto che mai tutti gli apparecchi elettronici in questione venivano attivati in modo contestuale.