“Non v’è piaciuto il mio discorso? E io mi ‘nni futtu”. Così si chiude l’intervento di Giovanni Greco, uno dei “massimi promotori”, si legge su un comunicato stampa, della lista “Palermo Avvenire”. Una lista che alle prossime comunali sosterrà il candidato sindaco Alessandro Aricò, e che ha come principali “frontman”, gli assessori tecnici del governo Lombardo, Gaetano Armao e Massimo Russo. Proprio quest’ultimo aveva anticipato l’intervento di Greco con un discorso appassionato. Dove ha mischiato l’umiltà all’orgoglio per la sua esperienza nel governo regionale, il cui operato “resterà nella storia”. E aveva chiuso citando San Francesco prima e Sant’Agostino poi, prima di ascoltare la “versione di Greco”. Due anime apparentemente distanti anni luce, nei temi e nei toni. Da un lato, la limpida sicurezza di Russo e la compostezza di Gaetano Armao, manifestata anche nel suo intervento, assai misurato. E dall’altra l’eloquio colorito del deputato regionale, che non esita a definire Massimo Costa un “Cettolaqualunque”, osserva orgoglioso sfilare sul palco prima suo nipote Antonino Greco candidato al Consiglio, quindi il figlio Nicola candidato alla seconda circoscrizione, e chiude il proprio intervento, appunto, chiedendo: “Non v’è piaciuto? E io mi ‘nni futtu”.
Il teatro Politeama, scelto per l’occasione, è pieno. Com’era stato già in occasione della presentazione del candidato sindaco Alessandro Aricò, che siede in prima fila accanto appunto ai tre “massimi sponsor” della lista Palermo Avvenire. Tra di loro, manca proprio Raffaele Lombardo. Impegni istituzionali. Ma l’assenza pesa. La gente, come detto numerosissima, assiste in maniera discreta. Regala qualche applauso ogni tanto (soprattutto a Russo), e qualche sorriso (soprattutto a Greco). Mentre c’è persino il tempo di assistere a un’incursione sul palco dell’attore Massimo Ciavarro, “re” delle commedie “balneari” degli anni ’80, e chiamato a leggere un passo tratto da un discorso di Aldo Moro. “Sono incuriosito dalle liste civiche”, dice l’attore. Svelando a tutti il motivo della sua presenza.
E proprio da Aldo Moro parte Massimo Russo, “quanto ci manca, oggi”, dice, strappando già il primo applauso. Il secondo, subito dopo, quando invita: “Palermo, sùsiti”. Facendo il paio, nel tentativo di pescare nel vernacolo forse una sintonia con un elettorato più popolare, con una frase di Gaetano Armao, che poco prima ricordava: “A me, e a molti di questi candidati la gente continua a chiedere: ma cu ti lu fa fari?”.
Ma superato lo scoglio dialettale, Russo entra nel cuore di “Palermo avvenire”, dei valori e dei motivi che lo hanno convinto, da tecnico, a fare politica: “La nostra – spiega – è una lista autenticamente civica. Ed è fatta da persone che vogliono nobilitare la politica, in un momento in cui a tanti fa schifo. Noi – aggiunge – puntiamo proprio al ‘partito degli astenuti’, a coloro che non hanno più voglia di andare a votare. E li convinceremo proponendoci come la vera novità”.
E la novità passa, appunto, dal rifiuto “dei soliti nomi, e dei soliti mezzi. I nostri punti di riferimento – puntualizza Russo – saranno la legalità, il rispetto delle regole, dell’onestà, della solidarietà”. E la legalità, ovviamente, si traduce nel rifiuto di ogni contiguità “con la mafia. Dalla quale, ovviamente, non vogliamo un voto”, in una città nella quale “saranno necessarie scelte impopolari. E noi convinceremo le persone, perché ci considereranno affidabili. Parleremo il linguaggio della verità: dovremo dire che Palermo è un casino. O si abbattono i costi, o aumentano le tasse, questa è la verità. I dipendenti del Comune? Non possiamo ammazzarli, né licenziarli, ma li faremo lavorare”.
Non mancano, ovviamente le frecciate agli altri candidati: “Basta con le false Primavere, – ha detto Russo – alle quali sono seguiti solo inverni cupi. Basta con i programmi fantasmagorici, che non hanno alcuna possibilità di realizzarsi”. Quindi, il leader di Palermo Avvenire mette in guardia “i suoi”: “Arriveranno, statene certi, schizzi di fango, da parte di quei vecchi potentati, di quei vecchi partiti che noi abbiamo contribuito a indebolire. Ma abbiamo acqua a sufficienza per pulirci”. E la pulizia dei candidati della lista, è “certificata” dalla pubblicazione dei rispettivi casellari giudiziali. “Vi spaventeranno, – prosegue Russo rivolgendosi ai candidati – vi diranno che non arriveremo al 5% (la soglia minima per avere rappresentanti in consiglio comunale, ndr), ma guardate in quanti siamo: saremo mille. Basta che ognuno di voi raccolga venti voti, e supereremo ampiamente lo sbarramento”. L’assessore quindi entra nel merito della recente polemica col Pdl, partito che ha accusato Russo di aver reclutato nelle liste a lui vicine, con promesse di avanzamenti di carriera, persone dal mondo della sanità regionale: “Io – precisa l’assessore alla salute – non cerco voti in corsia. Non prometto primariati, come invece ha fatto qualcuno in passato. Evidentemente, oggi, qualcuno ha paura. E avanza accuse assurde: a meno che non si pensi che medici e infermieri non abbiano il diritto di candidarsi”.
“I cittadini di Palermo – ha detto invece Gaetano Armao – hanno l’ambizione di vivere in una città normale, non governata da affaristi e improvvisatori. Dobbiamo delle risposte a chi – ha aggiunto – ha deciso di vivere a Palermo, nonostante tutto. E la metafora della città è questo teatro: è in pessimo stato, anche per colpa di chi negli anni si è limitato a rifare solo la facciata, ma vi lavorano tante persone appassionate, e con grandi qualità. Questa è Palermo”. Una città che deve proporsi nel 2019 come capitale della cultura: “E giù le mani – puntualizza Armao – da questa idea: appartiene al nostro movimento”. Applausi. Una vera rinascita, questa l’immagine disegnata da Armao nel suo intervento dai toni “soft”: “Una città che non può essere ricordata solo per la mafia, ma anche per le tante persone che hanno rappresentato il riscatto dalla mafia. E basta – ha aggiunto – con una politica costretta a recarsi a Roma col cappello in mano, a chiedere spiccioli che non servono a creare lavoro, ma solo illusioni. Anzi – ha concluso Armao – è ora di finirla col clientelismo di vecchi e nuovi politici, anche tra quelli che partecipano a questa competizione elettorale. Noi non vogliamo liberare la città dai peccatori, non vogliamo proporci come redentori. Ma come un gruppo di persone competenti, che sa dove mettere le mani”.
Competenti, come sono gli assessori tecnici. Anzi, i “professoroni”. Così Giovanni Greco, salito sul palco, indica Armao e Russo. E non cede alla diplomazia quando dice: “La gente in giro mi fa: avete sti due professoroni, ma non hanno un voto. Ma io rispondo: i voti li ho io, che sono del popolo”. E di voti Greco è convinto di averne davvero tanti: “Qualcuno va dicendo che arriviamo al 3 per cento. Ma com’è possibile se solo io arrivo al 5 per cento?”. E iniziano gli applausi. Così inizia lo show del deputato che oggi siede all’Ars tra gli scranni del Movimento popolare siciliano, di Riccardo Savona. “La gente dei quartieri popolari – dice Greco – è la prima a non volere il pacco di pasta. E voterà noi, perché siamo persone perbene. Me ne accorgo, girando per le otto circoscrizioni”, quindi, un colorito incoraggiamento ad Aricò: “Alessandro – dice – li stamu futtennu a tutti!”. Applausi, e risate.
E tra gli avversari “fregati” da Greco e Aricò, ecco spuntare un certo “Ceccolaqualunque”. “Sì, quello già non esiste più. Ceccolaqualunque è uno che prima si allea con i partiti di centro, per poi passare con chi ha trasformato Palermo in un immondezzaio”. E dopo Massimo Costa, è il turno di Orlando: “Ai palermitani piace la pasta fredda, non la minestra arriquariata”. E ce n’è pure per il candidato “invisibile”: “A tutte quelle persone che non vogliono andare a votare, dovete dire: stronzi! Così vince Cammarata”. Gli applausi non mancano, nonostante ciò, a Greco, alla fine dell’intervento sorge (ma solo per un attimo), il dubbio: “Non v’è piaciuto il mio intervento? Mi ‘nni futtu”.
Finito lo show di Greco, è il turno di Alessandro Aricò. E il candidato sindaco apre il suo intervento ringraziando Palermo Avvenire: “Una lista che ogni giorno guadagna considerazione. Voi davvero – dice – potete raccogliere il consenso degli astenuti. Ciascuno di voi cinquanta, per la preparazione e la serietà, potrebbe essere un ottimo candidato a sindaco. Voi siete – aggiunge – la vera novità. E io ho bisogno di voi, perché non mi sento Alessandro Magno né il Monti di Palermo, né quello ‘che sa fare’, ma non si sa cosa”. Poi, è il momento di volare alto. Aricò fa riferimento ai tempi in cui in Consiglio comunale a Palermo sedevano uno vicino all’altro Renato Guttuso e Leonardo Sciascia. E chiude, sempre più in alto, citando Kennedy. Giù dal palco, vicino ai due “professoroni”, applaude anche Giovanni Greco. Che però sembra pensare: “Kennedy? Ma chi se ne f…”.