Salva-Palermo nella bufera: “Dati falsi, Orlando si dimetta” - Live Sicilia

Salva-Palermo nella bufera: “Dati falsi, Orlando si dimetta”

Forello e Argiroffi: “Esposto alla Corte dei Conti e al Governo”

PALERMO – Aumenti Irpef senza tetto massimo, pareri contrari dei dirigenti, regolamento anti evasione inattuabile senza un potenziamento degli uffici e un piano che, a dispetto degli annunci, sarà immodificabile per almeno cinque anni. L’accordo con Roma che dovrebbe salvare il Comune di Palermo dal fallimento finisce al centro della bufera: Ugo Forello e Giulia Argiroffi in conferenza stampa presentano alcuni documenti avuti da un orlandiano “infedele” e sparano a zero contro il primo cittadino.

“Il sindaco e il direttore generale hanno nascosto questi documenti al consiglio comunale e alla città – attacca Forello – Hanno agito da carbonari inserendo dati smentiti dagli uffici e dicendo di avere il parere positivo dei dirigenti anche se non era vero: un comportamento inaccettabile, per questo domani chiederemo alla conferenza dei capigruppo di calendarizzare una mozione di censura verso entrambi. Si stanno ipotecando le prossime sindacature con atti illegittimi e irregolari di cui abbiamo già informato la Corte dei Conti, il ministero dell’Economia e quello dell’Interno con tre esposti inviati ieri”.

In una città presa dalla campagna elettorale e dal toto-candidati, il destino dell’accordo ventennale per salvare i conti di Palazzo delle Aquile era quasi finito in sordina: tante le richieste inviate dalla Presidenza del consiglio comunale per avere notizie dell’iter, ma senza risposta. “Per fortuna qualcuno all’interno dell’Amministrazione Orlando ha capito quello che stava succedendo e ha scelto di dire basta – continua Forello – Quei documenti che nessuno ci aveva voluto dare, li abbiamo ottenuti da chi ha avuto un sussulto di dignità e oggi li rendiamo pubblici perché tutti sappiano quello che sta succedendo. Orlando deve dimettersi”.

Salva Palermo, Irpef alle stelle

L’accordo ancora non è stato formalizzato, ma in una nota firmata ieri pomeriggio dal Direttore generale Antonio Le Donne (e inviata alla giunta e agli uffici) si parla di una documentazione da trasmettere con urgenza: “Può darsi corso, senza indugio, alla sottoscrizione della nota (già predisposta) per la trasmissione al Mef dello schemda dell’accordo”, si legge nella mail. E l’accordo, insieme agli allegati, non manca di presentare qualche colpo di scena.

Partiamo dall’Irpef. L’aliquota, per Palermo, salirà alle stelle già a partire da quest’anno passando per il 2022 da 51,7 a 101,1 milioni e arrivando nel 2023 a 111,7 milioni, ma le cifre potrebbero cambiare in peggio qualora servissero più soldi. Il piano prevede infatti che, a fronte dei fondi messi sul piatto dal Governo nazionale, il capoluogo siciliano si impegni a trovarne un quarto ogni anno almeno fino al 2040; e per corpire questo “quarto” si farà ricorso per l’appunto all’aumento Irpef che sarà in pratica senza un tetto massimo. La parte restante dei fondi dovrà arrivare invece dalla tassa su chi arriva al porto, in pratica 65 centesimi per passeggero dal 2023 al 2026 che diventano 1,7 euro dal 2027.

Un accordo blindato fino al 2027

Al punto 5, però, si mette nero su bianco che l’accordo non potrà essere modificato prima di cinque anni e comunque i numeri degli incassi dovranno rimenere invariati, con buona pace di quel percorso “dinamico” annunciato dal sindaco. E il terzo allegato contiene anche un cronoprogramma degli interventi che prevede entro quest’anno la delibera di istituzione della tassa sugli imbarchi e l’attivazione del regolamento anti-evasione.

Il “giallo” dei pareri

Peccato che alcuni uffici, di cui Le Donne dice di aver già acquisito “positiva valutazione tecnica”, mettano nero su bianco che non è così. “E’ pervenuta formale precisazione del capo area delle Entrate che non trattasi di parere favorevole – scrive per esempio il Ragioniere generale – Da ultimo è pervenuta nota del dirigente del servizio Innovazione con la quale, invero, più che esprimere una valutazione tecnica positiva ci si limita ad affermarne la coerenza con la legislazione”. Tanto che Basile chiede, prima di firmare l’accordo, che si acquisiscano prima tutti i pareri favorevoli.

E qui arrivano le note dolenti. Ieri a scrivere una nota di fuoco ci ha pensato la capoarea delle Entrate Maria Mandalà che punta il dito contro la mancanza di personale negli uffici: “Detta carenza non consente di lavorare le pratiche arretrate per aggiornare le banche dati, per cui si andrebbero a emettere elenchi di riscossione cotattiva non bonificati che genererebbero solo ricorsi e impugnative”. Una carenza di forze fresche che rende “non oggettivamente concretizzabile” la riattivazione del regolamento anti-evasione, per il quale servirebbero altre 15 unità mai arrivate, per non parlare del fatto che manca perfino l’applicativo affidato a Sispi. E anche l’annunciato spostamento dell’unità “Imposta di soggiorno” non sortirà alcun effetto, visto che si tratta di personale con compiti già assegnati.

“Il cronoprogramma sposta in avanti (al 30 settembre) la creazione della nuova unità preposta – continua la Mandalà – allorquando l’amministrazione attiva non gestirà più la città, per cui il presupposto conditio sine qua non è a tutt’oggi di fatto manchevole”. La tassa sui passeggeri del porto “non risulta essere assegnata a nessuna area – prosegue la nota – e non sussistono precedenti in grandi comuni italiani cui fare riferimento (come il comune di Napoli con cui ci si è confrontari informalmente), per cui si sconoscono gli elementi istruttori su cui basare l’atto deliberativo”. Da qui la conclusione: “Nessun parere può essere rilasciato, se non quando si provvederà effettivamente a porre in essere quanto più volte promesso nelle sedi istituzionali”.

Tutto qui? No, perché oggi è arrivata anche una seconda nota, stavolta firmata congiuntamente dalla Mandalà e dal capoarea del Suap Luigi Galatioto. “L’obiettivo del regolamento anti-evasione, che costituisce una delle tante azioni su cui si fonda il piano di riequilibrio dell’ente, non è in atto assolutamente perseguibile – scrivono i dirigenti – sebbene venga considerato come attivato dal primo gennaio 2022. Ne deriva l’impossibilità di addivenire all’incremento della riscossione dei tributi locali con la decorrenza sancita, in quanto manca in entrambe le aree la dotazione organica necessaria”. “Inoltre – continuano Mandalà e Galatioto – non risulta ancora disponibile l’applicativo informativo che dovrebbe fornire Sispi e su cui poggia l’intera struttura regolamentare; di conseguenza le operazioni di verifica e interlocuzione con l’utenza dovrebbero essere effettuate tutte manualmente. Appare evidente come ciò renda impossibile l’attuazione del regolamento”.


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