PALERMO- “E’ necessario che quella Agenda Rossa che è stata sottratta da mani di funzionari di uno stato deviato e che giace negli archivi grondanti sangue di qualche inaccessibile palazzo di Stato e non certo nel covo di criminali mafiosi venga restituita alla Memoria collettiva, alla Verità e la Giustizia”. E’ un passo della lettera inviata da Salvatore Borsellino, fratello del procuratore aggiunto Paolo ucciso nella strage di via D’Amelio il 19 luglio ’92, al presidente della commissione Antimafia Nicola Morra dopo che palazzo San Macuto a ha deciso di declassificare tutti gli atti secretati dalle inchieste parlamentari dal 1962 al 2001. Oggi saranno pubblicate le audizioni di Paolo Borsellino davanti alla commissione. Il fratello del magistrato, che era stato invitato a Roma per l’evento oggi alle 14 a cui però non parteciperà, ha reso nota la lettera durante la conferenza stampa per rendere noto il programma delle iniziative nel 27/mo anniversario della strage di Via D’Amelio, il 19 luglio 1992, quando con Borsellino vennero uccisi anche cinque agenti della polizia di Stato.
“Ora, a ventisette anni di distanza – scrive Borsellino – io non posso accettare che i pezzi di mio fratello, le parole che ha lasciate, i segreti di Stato che ancora pesano su quella strage vengano restituiti a me, ai suoi figli, all’Italia intera, ad uno ad uno. E’ necessario che ci venga restituito tutto, che vengano tolti i sigilli a tutti i vergognosi segreti di Stato ancora esistenti e non solo sulla strage di Via D’Amelio ma su tutte le stragi di stato che hanno marchiato a sangue il nostro paese”.
Borsellino aggiunge: “Ho riflettuto a lungo prima di decidere se accettare l’invito a presenziare alla cerimonia nella quale verranno desecretate le audizioni riguardanti Paolo Borsellino presso la Commissione Parlamentare Antimafia. Ho riflettuto a lungo e ho poi deciso di non sottrarre nemmeno un’ora a mia figlia che pur in attesa del suo primo figlio ha deciso di affrontare la fatica del volo per essere in questi giorni a Palermo, insieme a me, a lottare per la memoria di suo zio, Paolo Borsellino e dei cinque ragazzi uccisi insieme a lui, Claudio, Agostino, Emanuela, Vincenzo ed Eddie Walter che ancora, a ventisette anni di distanza, aspettano Giustizia e Verità sulla strage di Via D’Amelio nella quale è stata spezzata la loro vita”. “Decine se non centinaia di persone – conclude – nei meandri e nelle segrete di questo Stato, ne sono certo, conoscono dove viene occultata questa Agenda, dove vengono occultate le ultime indagini, le ultime parole, gli ultimi pensieri di Paolo Borsellino. Soltanto quando un rappresentante di questo Stato che ha lasciato crescere nel suo ventre un mostro capace di intavolare con l’antistato, con gli assassini di Giovanni Falcone, una scellerata trattativa e sull’altare di questa trattativa ha sacrificato la vita di Paolo Borsellino, si presenterà in ginocchio in Via D’Amelio a portare non ipocrite corone di alloro, simboli di morte, ma quell’Agenda Rossa, allora e soltanto allora potrò avere pace”.(ANSA).
Credo fortemente che sia lo stato a non volere debellare la mafia. La strada giusta l’aveva imboccata Dalla Chiesa. Infatti. Ci vuole l’esercito, stanare casa per casa, se necessario con assalti armati, i covi si conoscono, chi muove le fila pure. Ma che aspettate? Che ci sia una carneficina di PM o che la gente si stanchi di sperare che la mafia possa essere debellata? Mandate l’esercito in Sicilia, ma non la fanteria uscita dagli uffici, i reparti speciali. Prendeteli casa per casa, liberate dalle carceri chi ha rubato una mela, e riempite le galere di gente che non vuole cambiare, riempitele di mafiosi che possano allegramente giocare a carte tra di loro, sconfitti ed attoniti. Lo stato non vuole, i cittadini, benché volenterosi ed attenti, possono poco. Mandate l’esercito, al più presto.
Fiero di essere stato presente. Immenso uomo
CARO DI MATTEO, BATTIAMO IL FERRO MENTRE E CALDO. VEDRAI CHE CELA POSSIAMO FARE NON SEI SOLO
sì è proprio lo stato italiano che non vuole….. i tentacoli circondano i Parlamenti ed i Senati, complici parlamentari è senatori. il renzino non cambierà un fico secco, anzi……. peggiora giorno per giorno. Rivoluzione?
I colleghi sono con lui?!
Non c’ero, purtroppo. Ero fuori Palermo. Ma, da indipendentista siciliano esprimo la mia piena e totale solidarietà al PM Di Matteo e condivido quanto scritto al primo commento. Complimenti anche per la bella frase “La Sicilia debellerà la mafia”. Mossa vincente. Si trasmette che SIAMO NOI che debelliamo Cosa Nostra. Altrimenti si alimenta il messaggio (falso) che c’è uno Stato, magari lontano, che “lotta contro la mafia”, e una mafia (siciliana) che resiste. Finché la mafia sarà identificata con la società siciliana, e la lotta alla mafia con l’Italia, con un “altro” che viene dai selvaggi a portare giustizia, allora la battaglia è persa, persa in partenza.
Quando i Siciliani invece diranno NOI NON SIAMO LA MAFIA, allora ai mafiosi resterà l’appoggio di qualche pezzo dell’apparato statale (deviato). Ma, a quel punto, avranno perso. Saranno loro isolati nella società e traditori della Patria.
Hai ragione, contro la mafia occorrerebbe applicare gli stessi metodi usati in Argentina dai militari tra il 1976 ed il 1983 per eradicare totalmente la sovversione ed il terrorismo. In sostanza applicare anche in Italia quanto previsto dal Processo di Riorganizzazione Nazionale attuato dalla giunta militare argentina.
10 100 1000 DI MATTEO!
IN MAGISTRATURA SERVONO MAGISTRATI CORAGGIOSI COME DI MATTEO!
signor Francesco,
la dittatura argentina era sanguinaria, massacrava donne bambini e dissidenti…ed era appoggiata da golpisti, fascisti e mafiosi di mezzo mondo!
il peggio del peggio del peggio!
quindi quando parla di antimafia, eviti di citare un regime tirannico come quello argentino appoggiato dalla mafia latifondista!
“Proprio voi giovani siete la speranza perchè avete ancora la volontà e la capacità di informarsi, pensare, valutare, indignarsi e reagire”. Una sintesi perfetta. In Sicilia ce ne vorrebbero 100.000 uomini coraggiosi come il Signor Procuratore Di Matteo. Vada avanti, siamo con Lei.
E il governo regionale invece è contro la Mafia?
Cara Redazione di Livesicilia,
Caro ” E’ lo Stato che non vuole”,
” I comunisti siciliani sostenevano che si dovesse fare per la mafia ciò che era stato fatto per il terrorismo e chiedevano una struttura nazionale capace di muoversi con agilità. Avevano scritto: ” Deve coordinarla Dalla Chiesa? Diciamo che Dalla Chiesa è uno degli uomini che coglie i nessi politici del fenomeno e,forse per questo, c’è molto imbarazzo negli ambienti democristiani”. [ Tratto dal libro del giornalista Benito Li Vigni intitolato: ” Morte di un Generale – Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso da un complotto Stato – mafia”, pag. 93].
Creare con l’invio del Prefetto della Repubblica di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa, una ” struttura” identica a quella che oggi è la Procura Nazionale Antimafia: il Prefetto Dalla Chiesa contava di poter sradicare con il dovuto coordinamento dei Prefetti e Poteri speciali, il rapporto tra le organizzazioni criminali di stampo mafioso e l’Alta Mafia che rafforzava questo duopolio, in un periodo di grandissimo lavoro d’equipe e di intelligence stimato in circa tre anni di permanenza.
Con l’ulteriore aggravio del procedimento giudiziario della Trattativa Stato – mafia, si torna ad accusare una frangia politica che si è fatta promotrice di una trattativa stipulata direttamente con la mafia del Superboss, Totò Riina. Che come è avvenuto per l’eccidio di Via Carini del 3.09.1982, anche, per la strage di Via D’Amelio del 19 Luglio 1992, c’è una partecipazione politica che confluisce in un complotto Stato – mafia.
Cosa nostra avrà organizzato, pianificato ed ordinato la strage del Dottor. Paolo Borsellino, perchè era in corso un indicibile negoziato con gli apparati politici dello Stato, che si sono mossi non per difendere la Costituzione e le Leggi dello Stato, ma per interrompere la strategia stragista dei Corleonesi venendo a patti senza arrestarsi di fronte al perpetrarsi dell’omicidio, che sarebbe sopraggiunto 57 giorni dopo la strage del Dottor. Giovanni Falcone.
Ed oggi, il Sostituto procuratore della DDA di Palermo, Dottor.Antonino Di Matteo, titolare dell’inchiesta sulla Trattativa, è probabile bersaglio di Cosa nostra per aver individuato ed indirizzato l’indagine sui corresponsabili politici, che non negarono nè rifiutarono di trattare con la mafia pur sapendo che ciò non avrebbe impedito la strage del Dottor. Paolo Borsellino.
Una Trattativa inscenata a cavallo tra la strage di Capaci e quella di Via D’Amelio.
Grazie, Dottor. Di Matteo!…
Io ho sempre dato è continuo a darle la solidarietà.
le chiedo una cosa come rappresentante della giustizia non dia per Verità assoluta quella che dicono i Pentiti la gente è stanca vedere come la mafia ci fa piangere quando è fuori e aAime quando è dentro ormai abbiamo migliaia di casi vittime di queste bestie.
Magistrati ……Iungroia, de Magistris Di Matteo. tutti falsi paladini dell’antimafia
Egregio giovanni, verrebbe voglia di liquidare con un’altra battuta il suo intervento, ma cercherò di ragionare e convincerla del fatto che è un intervento sbagliato.
Questo perchè la Magistratura e le forze dell’Ordine rischiano ogni giorno la vita per difendere noi cittadini normali lavoratori e anche se criticare è legittimo e forse comprensibile alla luce degli intrecci tra falsa antimafia politica, burocrazia corrotta e mondo degli affari, mi sembra che le sue considerazioni di sicuro non sono giustificate e non possano riguardare attività quali quelle della Magistratura attiva e delle Forze dell’Ordine. A quale santo altrimenti dovrebbero votarsi le persone oneste se non ai Magistrati come Di Matteo per essere difesi dalla peggiore feccia, dai delinquenti, dagli estorsori, dagli assassini? Anche la rabbia non può giustificare simili affermazioni e specie nel momento del bisogno occorre stringersi attorno a persone che difendono tutti noi e i nostri figli, come il Procuratore Di Matteo e tutti i Magistrati impegnati contro la mafia.
Chi usa il potere per il proprio tornaconto é un mafioso. Se cominciamo ad avere rispetto per gli altri ,in particolare per i più deboli,forse un giorno c’è la faremo