PALERMO – La sanatoria della discordia è stata archiviata all’Ars. E la Sicilia in un amen è stata salvata dall’abusivismo edilizio. A questo punto manca solo che i rifiuti si trasformino in cassate e che dal cielo piovano banconote da cento euro per risolvere il grosso dei problemi dell’Isola. Il festival dei populismi che ha monopolizzato il dibattito politico e mediatico siciliano si va spegnendo, dopo il clima da stadio scatenato dal famigerato emendamento di Girolamo Fazio alla legge di riforma dell’edilizia, cassato dalla presidenza dell’Ars perché incostituzionale. Sparito l’emendamento restano le case abusive. Ed è facile prevedere che lì resteranno per un pezzo.
Sì, perché è difficile negare che al populismo elettorale del partito trasversale della sanatoria, che in Sicilia ha sempre avuto la sua presa, si contrapponga un populismo opposto e contrario, quello delle ruspe. Ruspe fantasma, se si vuol fare la fatica di leggere qualche numero. L’anno scorso Il Sole 24 Ore riportava i dati del rapporto Ecomafie di Legambiente relativo al 2014. Dal report si apprendeva che a distanza di oltre 12 anni dall’ultimo condono edilizio, in Italia si continua a costruire abusivamente (26mila nuovi immobili l’anno, stima 2013 del centro studi Cresme), mentre poco o nulla si abbatte (500 demolizioni in media all’anno nei capoluoghi di provincia, stima Legambiente). L’associazione ambientalista calcolava che soltanto una su dieci delle ordinanze di demolizione di immobili abusivi va effettivamente a buon fine: delle 46.760 ordinanze emesse dal 2000 al 2011 (ultimo censimento disponibile) nei capoluoghi di provincia solo 4.956 sono state portate a termine. Cioè solo il 10 per cento.
Insomma, a conti fatti, a condonare l’abusivismo laddove non interviene il legislatore ci pensa il tempo. E gratis. Con buona pace dei populisti.
E se il partito della sanatoria sembra pronto a riproporre la norma che “salva” le case costruite dal 1976 al 1991, Maurizio Croce, assessore regionale al Territorio, parte da un dato di tempismo: “Una cosa è certa, è stato un errore inserire questo emendamento nella legge di riforma dell’edilizia, che è una cosa buona, condivisa, attesa da anni, che è stata inquinata mediaticamente e ora ricorderemo solo come la legge contro Fazio. Un vero peccato”.
Ciò detto, ci sono una serie di dati di fatto. Uno sta nei Comuni che non hanno i soldi per abbattere gli edifici abusivi. Un altro è legato ai tempi lunghissimi dei ricorsi. E soprattutto, ragiona Croce, c’è una questione più generale: “Ha presente cosa sono le nostre coste? Pensi a un tratto con dieci villette tutte in fila, sette costruite prima del ’76 e tre dopo. Che si fa? Si abbattono le tre e si lasciano le sette? Io credo che sarebbe bene piuttosto fare dei piani particolareggiati delle coste, per cercare di capire di cosa stiamo discutendo. E lavorare a un piano di recupero della costa, insieme ai Comuni e agli ambientalisti”. Tanto i soldi per demolire non ci sono.
E su questo punto si fanno sentire i Verdi siciliani, che ricordano come le precedenti sanatorie hanno portato poca roba nelle casse regionali e attaccano il ministro Galletti, accusandolo, guarda un po’, di demagogia: “Analizziamo che solo il 3% degli immobili interessati da ordine di demolizione è stato effettivamente abbattuto. Pensiamo che non sia possibile esporre a rischi di qualsiasi ordine le ditte edili private che verrebbero incaricate per svolgere le demolizioni – scrivono nella nota i Verdi Carmelo Sardegna e Giuseppe Patti -. Troviamo altamente demagogica la presa di posizione del ministro Galletti, che senza prospettare una soluzione certa o uno stanziamento di fondi atti a consentire ai Comuni di procedere alle demolizioni e di grande interferenza ed ingerenza su una prerogativa legislativa dell’autonomia regionale della Sicilia. Pensiamo che si debba procedere alle demolizioni e che si debba incaricare il Genio Militare con la duplice valenza di far vedere che in Sicilia lo Stato Italiano c’è nel rispetto dell’autonomia”.
Aspettando il Genio, le case abusive lì restano. Gratis e senza scomodare l’Ars. “In materia urbanistica – sintetizzava ieri il capogruppo dell’Udc Mimmo Turano – non si può andare avanti con lo scontro ideologico o peggio non affrontando le questioni”. Populismi permettendo.