PALERMO – La sua nomina ha avuto, pochi giorni fa, anche il via libera della commissione Affari istituzionali all’Ars. Ma quasi certamente Calogero Muscarnera non riuscirà a sedersi sulla poltrona di direttore generale dell’Asp di Enna. Il secondo caso di manager “saltato” persino prima dell’insediamento, dopo il “caso Zappia”. E la vicenda che riguarda il manager “in pectore” dell’Asp di Enna è molto simile a quella dell’ex commissario (anche) di Raffaele Lombardo. Muscarnera, infatti, non sarebbe in possesso dei cinque anni di esperienza in una struttura pubblica complessa, requisito essenziale per la nomina a direttore generale. Simile, dicevamo, ma non identica situazione a quella che ha riguardato Mario Zappia, dimessosi troppo tardi da una struttura privata nella quale avva lavorato fino al 2012. “In sede di accertamento – aveva spiegato Lucia Borsellino – era saltato fuori un problema di inconferibilità dell’incarico: il ruolo di dirigente che Zappia ricopriva all’Istituto Oasi Maria Santissima di Troina, infatti, è terminato a luglio 2012, e non sono quindi passati i due anni stabiliti dalla legge sugli incarichi nella Sanità pubblica”.
E un approfondimento, come detto, riguarda anche i titoli di Muscarnera. Un fatto confermato dall’assessorato regionale alla Sanità. Che sta verificando la pratica proprio in queste ore, alla presenza del presidente della Regione Rosario Crocetta.
Stasera, insomma, molto probabilmente il governo si troverà costretto a nominare non più uno, ma due nuovi manager. Una scelta che si tinge di giallo. A sganciare la “bomba” sulle prossime nomine è addirittura il presidente della Commissione Salute all’Ars Pippo Digiacomo. Che non va tanto per il sottile. “In base a una indagine portata avanti dal sottoscritto – dice – almeno la metà dei 76 manager selezionati dalla commissione di esperti dell’assessorato, non potevano essere nominati per motivi di ‘inconferibilità’”. Casi dei quali – stando al racconto di Digiacomo – non si sarebbe accorta la commissione di esperti. “Ma per alcuni di questi nomi – aggiunge Digiacomo – la inconferibilità era evidente. In alcuni casi si trattava di europarlamentari che, stando al decreto Monti, non avrebbero potuto ricoprire il ruolo di direttore generale per i prossimi due anni. Ma non solo”. Secondo Digiacomo, che si guarda bene dal fare nomi, le cause di inconferibilità di almeno 40 sui 76 aspiranti manager, erano diverse: “Si andava dal mancato possesso dei titoli – dice – fino, persino a indagini in corso per reati che hanno a che vedere con la pubblica amministrazione. Non posso quindi che confermare i tanti dubbi, già espressi in passato, sull’operato della commissione. Ferma restando la convinzione sulla buona fede dei commissari”.
Un “caso nel caso” che ovviamente complica la scelta dei prossimi due manager da inviare al vertice delle Asp di Catania ed Enna. “Pare evidente – insiste Digiacomo – che in occasione della scelta dei 17 manager, il governo non abbia potuto contare su 76 nomi, ma al massimo sulla metà. Questo significa che oggi, esclusi gli ‘inconferibili’ di cui ho parlato, all’esecutivo resterebbe a disposizione non più di una dozzina di nomi da cui pescare per i nuovi direttori generali delle Aziende etnea ed ennese. Spero quindi – aggiunge il presidente della Commissione Salute – che il presidente Crocetta e l’assessore Borsellino decidano di allargare le maglie, estendendo anche ad alcuni manager esclusi dall’elenco dei 76, la possibilità di essere nominati al vertice delle aziende”. La storia dei nuovi vertici della Sanità siciliana è una storia infinita. E ricca di sorprese.