Sanità, Formazione, Muos e Ztl | Il governo propone, il Tar dispone - Live Sicilia

Sanità, Formazione, Muos e Ztl | Il governo propone, il Tar dispone

Dai manager ai laboratori, passando per i corsi e persino per le elezioni, l'intervento dei giudici amministrativi è spesso stato decisivo.

PALERMO – Il vero governatore della Sicilia ha un acronimo per nome. Si chiama “Tar” e sta per “Tribunale amministrativo regionale”. È della stessa “specie”, per intenderci, di quello che a Roma, ad esempio, ha bocciato l’ordinanza della sindaca Raggi sui “botti”, o quello che ha annullato la multa dell’Anac a Mediaset e Sky sul presunto “cartello” dei diritti tv del calcio.

Tutto il mondo è paese, del resto. Specie se parliamo di sentenze, ordinanze, decreti. Atti che spesso e volentieri hanno finito per sostituire la stessa attività politica, lo stesso governo, indirizzando da un lato o dall’altro le scelte. E nell’Isola, solo per restare agli ultimi anni, è tutta una rassegna di vicende risolte di fronte a un tribunale amministrativo di primo o di secondo grado. E in quest’ultimo caso la Sicilia è davvero “speciale” visto che gode su un “proprio” organo: il Cga, a differenze del resto d’Italia dove “l’appello” è rappresentato dal Consiglio di Stato.

Una vera e propria camera, il Tar. E vai a capire quanto quei giudici siano contenti di esercitare quel ruolo di “supplenza” nei confronti di una politica che spesso sbaglia, o che spesso rimanda al giudice la decisione. Prendi l’ultimo caso. A Scillato, Comune ultimamente noto perché lì vicino è ceduto un ponte dell’A-19, il sindaco è in bilico. Il Cga, infatti, ha accolto la richiesta di Giuliano Cortina, difeso dall’avvocato Gaetano Armao, nei confronti di Giuseppe Frisa, attuale primo cittadino: ha chiesto e ottenuto il riconteggio dei voti. E non è l’unico caso in cui il tribunale amministrativo sia stato chiamato in questi anni a confermare o sovvertire l’esito fino ad allora ufficiale delle elezioni. È successo a Raffadali dove Silvio Cuffaro al momento è rimasto al suo posto, ed è successo in alcuni comuni dei Siracusano. Lì è esploso un vero e proprio “caso” sul destino di alcune schede misteriosamente sparite. E dopo le pronunce del Tar si è assistito a un fatto unico e paradossale: la ripetizione delle elezioni solo per alcune sezioni. A oltre due anni dalla campagna elettorale originaria, con un elettorato che nel frattempo era mutato così come erano mutati i partiti di chi si era candidato la prima volta. Alla fine, le elezioni-bis cacciarono fuori dall’Ars Pippo Gianni riaprendo le porte di Sala d’Ercole a Pippo Gennuso. Insomma, il voto popolare e lo spoglio, a volte, non basta più. Serve il Tar.

Tribunali che sembrano aver guidato, molto più degli assessori, il destino della Sanità siciliana. Fin dall’esperienza di Massimo Russo, quando i due tribunali di Palermo e Catania giudicavano in maniera diversa analoghi concorsi per i due bacini della Sicilia occidentale e orientale. Ma non è finita lì. Al Tar, ad esempio, è finita la surreale vicenda di due manager catanesi della Sanità come Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò: Crocetta li ha sospesi temendo che la loro nomina fosse illegittima in seguito all’entrata in vigore di una norma nazionale sugli incarichi ai pensionati. Ma il Tar ha detto che potevano essere nominati. E così è stato. E lo stesso Tar ha “bocciato” la revoca del governo Crocetta al progetto di ampliamento della clinica Humanitas a Misterbianco. Il governo regionale aveva commesso degli errori “formali” che qualcuno in quei giorni considerò persino sospetti. E la vicenda dal Tar finì persino in Procura.

E che dire della kafkiana vicenda dei laboratori di analisi? In quel caso tra ricorsi, ordinanze di sospensione, sentenze nel merito, nuovi ricorsi e nuove sospensive, potrebbe venire fuori una trama al limite del grottesco. Dall’entrata in vigore del nuovo tariffario, passando per l’obbligo dei piccoli centri di consorziarsi, è tutto un viavai di carte dal tribunale. Le ultime, quelle che hanno stoppato il decreto di Gucciardi per la “fusione” dei laboratori. Altro giro, altra corsa.

Il Tar, poi, negli ultimi anni si è visto “costretto” praticamente a gestire il settore della Formazione professionale. Che è rimasto immobile, e per lungo tempo, in due occasioni. Una nella prima e una nella seconda parte della legislatura. In principio fu il regolamento per le nuove norme sull’accreditamento: lì un problema formale arrestò corsi e finanziamenti. L’atto era stato firmato dall’allora assessore Scilabra, mentre – trattandosi di regolamento, appunto – avrebbe dovuto portare la firma del presidente della Regione. Oggi i corsi non sono ancora partiti. Anche perché un ricorso al Tar presentato da un ente di formazione, ha convinto l’assessorato a ritirare il nuovo Avviso sui corsi, già nella prima parte dell’anno. Da allora, i corsi come detto non sono ancora ripresi. E nuovi ricorsi rischiano di piovere anche sull’ultimo bando, l’Avviso 8, che ancora non è approdato alla graduatoria definitiva.

E del resto, non c’è stato un atto importante del governo che non sia passato da quei tribunali. La presunta “revoca” del Muos, è ormai un caso “di scuola”, col governo che riesce a fermare, ma solo per sbaglio, l’iter autorizzativo (che sarebbe ripartito comunque dopo) proprio a causa di un errore formale sottolineato persino beffardamente dai magistrati amministrativi (non si trattava di revoca, ma di annullamento). Ma anche il tanto strombazzato “stop all’Eolico” è finito sulle scrivanie di qui giudici, che hanno dovuto “riaprire” ai progetti proprio perché la Regione aveva ritardato a predisporre una mappatura dei siti in cui si poteva far sorgere le pale. Decide il Tar, insomma, che ferma e sblocca, che arresta e libera. Non solo sulle strade delle politica regionale, ma anche su quelle meno metaforiche del cento di Palermo. È stato il Tar, infatti, tra ricorsi e controricorsi, a dettare il ritmo del balletto della Ztl palermitana. E sempre il Tar, del resto, aveva condotto le danze della movida di Palermo. Come fosse il vero governatore, come fosse il vero sindaco.

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