(Roberto Puglisi) “Speriamo in una apertura ragionevole, anche se segnali espliciti, in questo senso, non sono arrivati. Non vogliamo una mancia, vogliamo svolgere il nostro ruolo pubblico. Siamo allo stremo. Noi e tanti altri colleghi gli esami convenzionati li stiamo fissando per luglio, qualcuno a settembre. Provi a prenotare una Tac con la ricetta ordinaria e vedrà se non la rimandano all’anno prossimo… In tutta Italia, come dice l’Agenas, il budget viene aumentato del 25 per cento, in Sicilia ridotto del quindici. Non è possibile smaltire subito il pregresso lasciato dal Covid, ma così non ci sono nemmeno le condizioni per dare un po’ di sollievo ai pazienti”.
Le parole del dottore Salvatore Gibiino, coordinatore del Cimest, (Coordinamento Intersindacale di Medicina Specialistica ambulatoriale di territorio) raccontano una sanità siciliana ‘da guerra’ e introducono la seconda puntata di una vertenza. Stamattina, i privati convenzionati e l’assessore alla Salute, Giovanna Volo, si rivedranno per cercare un accordo sui soldi, dopo la fumata nera del passato. Un dossier impegnativo per il governo guidato dal presidente Renato Schifani.
Il fronte dei sindacati
Il Cimest guida il fronte duro della protesta, ci sono dei distinguo più morbidi che, però, non modificano un quadro difficile. “L’eventuale sospensione nell’erogazione delle prestazioni, una volta esaurito il budget – recitava una nota più sfumata – non rappresenterà in alcun modo, una forma di protesta della categoria nei confronti di nessuno”. Pare di potere interpretare: non ce l’abbiamo con l’assessore Volo, ma le cose stanno così.
Il Cimest, invece, era andato giù di piatto nelle sue conclusioni: “Davanti all’ostinata negazione del diritto alla cura dei siciliani che il Governo regionale continua a mettere in atto la specialistica accreditata esterna siciliana è costretta a confermare lo stato di agitazione e annunciare la sospensione dell’erogazione delle prestazioni in convenzione all’esaurimento del budget mensile di ogni struttura, vale a dire intorno al giorno 20 di ogni mese”.
L’allarme sulla Sanità
A prescindere dalle dinamiche e dalle trattive, la radiografia complessiva appare, a essere generosi, problematica per chi ha bisogno di cure. Un disagio di anni che assume prospettive sempre più inquietanti.
“Con l’autonomia differenziata si rischia di spaccare completamente il Paese e la nostra isola diventerebbe ancora più isolata. La sanità, che già gestisce autonomamente i fondi trasferiti dallo Stato, ne è un esempio inequivocabile. La Sicilia paga 250 milioni l’anno per la migrazione sanitaria, la Lombardia invece, incassa 1 miliardo. La Sicilia risulta terz’ultima tra i sistemi sanitari regionali e questo ha come diretta conseguenza una migrazione sanitaria quantificabile in ben 314 mila ricoveri nelle regioni del Nord. La Sicilia è un’isola dove curarsi è un privilegio. Dove le strutture sanitarie chiudono anziché aprire o essere potenziate. Per non parlare della carenza di medici e personale sanitario”. Così Luisella Lionti, segretaria della Uil Sicilia, in occasione di un seminario. Ma come potrebbe essere il domani peggiorato di un oggi già terribile?