Esami rinviati e liste d'attesa, il disastro sanità no Covid - Live Sicilia

Esami rinviati e liste d’attesa, il disastro sanità no Covid

I tempi lunghi per la diagnostica, le paure dei pazienti: viaggio nel sistema sanitario non legato al Coronavirus
OLTRE LA PANDEMIA
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CATANIA – La sanità no Covid è come un luogo colpito da un’onda anomala: i problemi sono stati coperti da un’urgenza più grande come la pandemia ma sono rimasti, pronti a emergere appena la tensione si allenta. Le lunghe attese, gli esami rinviati, la difficoltà ad accedere in tempi ragionevoli a visite e diagnostica sono infatti nodi su cui la sanità regionale si dibatte da anni, e che il Covid ha esasperato. Tra le centinaia di giorni per fare un esame cruciale e le cure rimandate a causa della pandemia, un viaggio nella sanità non collegata al Coronavirus, in cui le persone hanno continuato ad ammalarsi e i tempi per diagnosi e cure si sono allungati.

La chiamata al Cup

Venerdì pomeriggio, provincia di Catania. Una chiamata al Centro unico di prenotazione dell’Asp, quello a cui ogni cittadino deve rivolgersi per prenotare esami ambulatoriali o diagnostica. Sistema snello, si resta in attesa ma si sa esattamente di quante persone è la coda e quanto tempo manca al proprio turno, e in una decina di minuti si riesce a parlare con un operatore gentilissimo.

La richiesta è per una visita gastroenterologica, ma l’operatore avverte: “Guardi, con noi dell’Asp in tutto il distretto le visite gastroenterologiche richiedono lunghi tempi d’attesa, in media sei mesi, in alcuni ospedali anche otto“. Alla sorpresa dell’interlocutore, l’operatore del Cup è sinceramente dispiaciuto e si mette a disposizione per vedere se qualcuno ha cancellato la propria prenotazione. Ma è chiaro che ci si affida alla fortuna di trovare uno spazio libero. Fa niente, si proverà altrove.

I numeri

Dei tempi necessari a prenotare una visita ambulatoriale o un esame diagnostico ci si può fare un’idea effettuando un carotaggio sui numeri sulle liste d’attesa che i principali ospedali catanesi rendono pubblici sui propri siti internet. I dati molto dettagliati del Policlinico Rodolico-San Marco ritraggono una situazione sotto controllo, ma in cui l’attesa di mesi per un esame è diventata la norma.

Sempre usando una visita gastroenterologica come riferimento, il Policlinico Rodolico a gennaio 2022 comunica 20 giorni per una visita con priorità B (breve, da erogare entro 10 giorni dalla data della prenotazione secondo le direttive regionali), 137 giorni per quelle con priorità D (differibile, entro 30 giorni dalla prenotazione, 60 giorni per gli esami strumentali) e 146 per quelle con priorità P (programmabile, entro 120 giorni). Nel caso ci fosse bisogno di una colonscopia, un esame che i dati del Rodolico fanno rientrare nella priorità B, ci vogliono 113 giorni di attesa media.

L’Azienda Policlinico mette a disposizione dati molto densi anche sul governo delle liste d’attesa per prestazioni ambulatoriali critiche, ovvero quelle che più sono posticipate più è alto il rischio che le condizioni del paziente, nel frattempo, si aggravino. Sempre tenendo come esempio la visita specialistica gastroenterologica, nei due presidi ospedalieri sono state erogate nel 2021 un totale di 1662 prestazioni, di cui 206 di priorità P, 376 di priorità D, 1063 di priorità B e 17 urgenti, da fare entro tre giorni.

Di queste, quelle fuori tempo sono state 1287: 42 quelle di priorità P che sono state fatte oltre i 120 giorni dalla data di richiesta, 322 quelle di priorità D fatte oltre i 30 giorni, 908 quelle di priorità B fatte oltre i 10 giorni, e 15 quelle urgenti fatte oltre i tre giorni.

I dati dell’Azienda Policlinico sui tempi d’attesa per prestazioni ambulatoriali critiche di gastroenterologia

Il perché dei ritardi

Ma perché le liste d’attesa si allungano, e in che modo il Covid ha influito su un problema già esistente? A commentare i dati è Raffaele Lanteri, chirurgo e sindacalista Ugl Salute Sicilia: “Non abbiamo solo il problema delle visite, ma anche delle diagnostiche, spinosissimo ed esistente già in periodo pre-covid. La pandemia ha solo accentuato il problema, con due grossi problemi principali”.

Il primo è stato il rallentamento delle prestazioni causato dai rischi di contagio: “Da un lato c’erano i problemi di assembramento delle sale d’attesa – racconta Lanteri – e dall’altro ai pazienti con patologia Covid che non consentivano l’accesso indiscriminato agli ospedali. È nato un problema di percorsi, bloccando nel periodo critico le prestazioni non urgenti e non differibili. Tutti i controlli oncologici venivano garantiti, ma la gente aveva paura a prenotarsi, e le prestazioni erogabili sono rimaste solo quelle brevi e quelle urgenti. I controlli non rientravano nella prestazione urgente o breve, motivo per cui un esame diventava differibile e continuava a slittare”.

Il secondo problema è proprio di sistema, che non permette di cancellare le prenotazioni esistenti, permettendo ai pazienti di allungare a dismisura le liste d’attesa: “Come più volte abbiamo sottolineato – dice Lanteri – il sistema non prevedeva la cancellazione automatica delle prestazioni. Quindi se ho una ricetta fatta dal medico e mi faccio prenotare in diversi luoghi, blocco la mia posizione in tre liste diverse. Poi se prenoto da un privato sotto casa ho ancora attive le prenotazioni, lasciando dei buchi in posti diversi. Per questo si era immaginato il sistema di Cup regionale, con cancellazione delle prenotazioni fatte altrove, e con il non pagamento da parte dell Regione della prestazione in caso di prenotazioni multiple”.

Il Covid

A questo, la pandemia ha aggiunto il suo carico, diminuendo i posti letto e aumentando la paura, tra i pazienti, di andare in ospedale: “Il problema del Covid in sé – dice Lanteri – a parte chi ha deciso di non vaccinarsi, è che noi abbiamo costretto i nostri cardiopatici, i nostri pazienti broncopatici, a non trovare posto letto nelle strutture di riferimento perché i reparti sono stati convertiti per il Covid. Per motivi giusti, occorre sottolinearlo, perché ci sono stati momenti in cui c’era bisogno di quei posti. Ma l’effetto è stato di ridurre i posti per i malati no Covid: ci sono state settimane in cui le operazioni chirurgiche sono molto rallentate, l’attività si è contratta, a parte gli oncologici, e questo ha comportato che interventi come ernie o patologie minori non sono stati fatti”.

In più, molti evitano di fare i controlli proprio per non mettere piede in una struttura sanitaria, per timore del contagio: “Oggi faccio controlli in cui gli ultimi esami disponibili per il paziente sono del 2019 – dice Lanteri – ma se prima ci volevano 400 giorni per fare una mammografia, figuriamoci oggi. Dobbiamo correre: la Regione fece un piano, lanciato da noi, immaginammo un piano Marshall per la sanità chiedendo di recuperare le prestazioni. L’assessorato ha messo dei soldi e alcune prestazioni sono state recuperate, ma c’è il problema delle prestazioni non richieste. Al di là delle prenotazioni saltate, le persone che non recupererò mai sono le persone che sapendo che c’è il Covid hanno aspettato, e tardato troppo”.


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