Le intercettazioni dei Santapaola: "'Ho parlato con Castiglione"

Le intercettazioni dei Santapaola-Ercolano: “Ho parlato con Castiglione”

Il deputato regionale e l'indagine dei Ros

CATANIA – Un tentato omicidio, colpi di pistola che infrangono la quiete apparente di Librino.

Il 13 maggio del 2021, in via La Manna, viene preso a pistolettate Kebba Camara, un gambiano ospitato dalla fondazione Cirino La Rosa Onlus. I magistrati che hanno lavorato all’inchiesta Mercurio partono proprio da quella contrada di San Giorgio, da quei colpi di pistola, nel capitolo dell’ordinanza che ha portato all’arresto del deputato regionale autonomista Giuseppe Castiglione, componente della commissione Antimafia.

Le accuse a Giuseppe Castiglione

Giuseppe Castiglione è accusato di scambio elettorale politico-mafioso, durante la campagna elettorale per le regionali del 2022 avrebbe accettato la “promessa di procurare voti in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi dell’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano”.

Castiglione avrebbe favorito il clan nell’affidamento di lavori e servizi pubblici, servizi funebri, come la gestione del cimitero di Catania e l’apertura di una nuova agenzia di onoranze funebri. Insieme a Castiglione sono indagati in cinque, ma un nome spicca dalla prime pagine dell’accuse rivolte al deputato regionale: si tratta di Domenico Colombo. Il suo ruolo emerge – agli occhi degli inquirenti – proprio dopo gli spari a Librino.

Gli spari e il chiosco dei Santapaola

Dopo la denuncia della fondazione che ospitava il migrante preso a colpi di pistola, il Comune di Catania ‘scopre’ che nei pressi della struttura era stato posizionato, abusivamente, un furgone bar adibito a chiosco.

Le cimici del Ros sono al lavoro già da un pezzo, i carabinieri stanno monitorando l’evoluzione del clan tra il Castello Ursino, teatro di regolamenti di conti e, appunto, Librino. “Ieri u picciriddu si trovava al lavoro – dice una voce femminile – c’è stata una lite e un pezzo di scemunito si è messo a sparare…”.

La donna che parla è Crissel Viscuso, moglie di Francesco Santapaola, uno degli appartenenti all’omonima famiglia, figlio di Salvatore, il cugino di Nitto: il capomafia.

L’anello di congiunzione

Dall’altra parte della cornetta, a parlare con la moglie di Santapaola, c’è Domenico Colombo indagato con Castiglione, ritenuto organico al clan, in grado di contare su una “fitta rete di relazioni, non solo con esponenti della pubblica amministrazione, ma anche con appartenenti alle forze dell’ordine”.

Colombo tranquillizza la signora Santapaola, “ora glielo dico a Giuseppe, al presidente, vediamo che domani vado al Comune”.

Ascoltando le intercettazioni, gli inquirenti ritengono che tra Giuseppe Castiglione e Domenico Colombo ci sia uno “strettissimo rapporto”. L’allora presidente del consiglio comunale di Catania viene investito di una questione particolare, il posizionamento del chiosco abusivo dei Santapaola dopo la sparatoria.

I vigili urbani e i controlli con “l’avviso”

I vigili urbani si muovono con i piedi di piombo e avvisano il giovane Santapaola: “O lo toglie entro ora – racconta Viscuso – o lo sequestriamo domani”. Ma agli esponenti del clan serve un aiuto dall’alto.

Per individuare la nuova area che avrebbe potuto ospitare il chiosco abusivo non interviene un ufficio comunale, ma Paolo Bartolotta, fratello di Antonino, ex marito di Agata Santapaola, la sorella di Francesco. Bartolotta effettua un sopralluogo con Colombo, che sussurra: “‘mbare, io ho parlato con Castiglione”.

Viene così individuata la nuova sede, per il chiosco ‘Santapaola’: il parcheggio del palazzo municipale della circoscrizione San Giorgio-Librino, sede anche del comando dei vigili urbani.

L”autorizzazione’ di Castiglione

I magistrati ricostruiscono che Castiglione “autorizza” l’installazione del chiosco-bar, con un’avvertenza: “Nel caso di un controllo – registrano le cimici – bisogna rimuoverlo per ricollocarlo subito dopo”. Il presidente del consiglio comunale avrebbe assicurato: “Ai vigili urbani non interessa niente”, secondo quanto raccontano i presunti affiliati.

Detto fatto, Colombo conferma alla signora Santapaola che Bartolotta, pochi giorni dopo il posizionamento del chiosco, ottiene l’installazione del contatore di energia elettrica nel parcheggio municipale.

Il Ros registra anche i controlli dei vigili urbani che fotografano il parcheggio della municipalità senza chiosco. I problemi non finiscono, però, qualcuno denuncia la presenza del chiosco abusivo, serve un nuovo intervento “del politico”, cioè Castiglione. Il Ros documenta un incontro, poi tutto sembra andare bene per il chiosco: i carabinieri accertano la presenza del bar nel parcheggio comunale.

Il prestito chiesto a Colombo

Castiglione avrebbe chiesto un prestito a Colombo, “indicativo del coinvolgimento con i Santapaola”, annotano i magistrati. Tra i due, i carabinieri registrano numerose telefonate. Poi Colombo confida al consigliere comunale di Misterbianco Matteo Marchese, arrestato nel blitz Mercurio, di avere “prestato” 2 mila euro a Castiglione che doveva andare a Malta: secondo gli investigatori quella richiesta di soldi non sarebbe stata la “prima di quel tipo”. “Ora lui se ne sta andando a Malta – dice Colombo – e gli servono i soldi, già l’ha fatto diverse volte”.

Castiglione avrebbe chiesto, secondo le ipotesi, “soldi a cosa nostra”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, determinando “obblighi” verso chi lo aveva agevolato. Il denaro, infatti, “proveniva dalla moglie di Francesco Santapaola”.

A quel punto Colombo esclama: “‘mbare i voti, è normale…ho parlato con Giuseppe, mi ha chiesto una cortesia e gliel’ho fatta”. Poi aggiunge: “Siccome lui mi deve dare i documenti…”.

Da lì in poi le cimici continueranno a registrare nell’imminenza delle elezioni.

Con Castiglione coinvolti un sindaco e consiglieri NOMI


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI