Scaduti i termini di carcerazione| Spaccaossa, liberi 29 indagati - Live Sicilia

Scaduti i termini di carcerazione| Spaccaossa, liberi 29 indagati

Una delle intercettazioni

Il gip ha respinto la richiesta della Procura di Palermo di prorogare i termini di custodia cautelare

PALERMO – I termini di custodia cautelare sono scaduti e non possono essere prorogati. Il giudice per le indagini preliminari respinge la richiesta della Procura della Repubblica. Da qui la scarcerazione di ventinove presunti componenti di une delle bande di spaccaossa scoperte negli ultimi mesi a Palermo.

In particolare si tratta delle persone arrestate lo scorso aprile dai poliziotti delle squadre mobile di Palermo e Trapani. A cominciare da Domenico Schillaci, soprannominato il “vampiro”, considerato uno dei capi, titolare di un bar in via Brunelleschi (i finanzieri gli hanno sequestrato i beni) per proseguire con l’avvocato Graziano D’Agostino.

Secondo l’accusa, la banda avrebbe reclutato le persone bisognose e disposte a tutto. Anche a farsi spezzare le ossa con i dischi in ghisa che si utilizzano nelle palestre. Quattrocento euro per una gamba, trecento per un braccio. Vittime e carnefici diventavano complici per truffare le compagnie di assicurazione. Solo che le prime incassavano gli spiccioli mentre i secondi si mettevano in tasca, a volte, anche migliaia di euro.

Era una filiera del malaffare, quella scoperta dagli investigatori. Il primo passaggio era l’individuazione di disperati disposti a subire menomazioni fisiche anche permanenti che le obbligavano a rimanere sulla sedia a rotelle. I finti incidenti, ma con dolore vero, hanno avuto per protagonisti disoccupati che vivono in condizioni di povertà, tossicodipendenti, ragazze madri e senza tetto. Il caso più grave portò alla morte di un giovane tunisino. Dal ritrovamento del cadavere in strada era nata la prima inchiesta.

Venivano organizzati i falsi incidenti grazie ad altri complici: dai proprietari delle macchine ai testimoni. Medici compiacenti stilavano le perizie di parte. Per completare l’inganno servivano le carte false dei centri di riabilitazione da cui emergevano protocolli di fisioterapia mai effettuati.

I pubblici ministeri avevano motivato la necessità di mantenere gli indagati in carcere perché devono ancora essere approfonditi alcuni aspetti alla luce degli interrogatori di due indagati. Ed ancora perché non è stata completata l’analisi del “materiale investigativo rinvenuto all’interno dei dispositivi telefonici in uso ad alcuni indagati e sui quali si è proceduto a consulenza informatica”‘. Si sono opposti i legali delle difese, fra cui gli avvocati Antonio Turisi, Enrico Tignini, Rosso e Restuccia.

La proroga della custodia cautelare nel corso delle indagini preliminari, però, come ricorda il gip Annalisa Tesoriere, “è un istituto di carattere eccezionale”, i cui presupposti non ricorrono in questa indagine.

Tornano dunque in libertà, e avranno l’obbligo di dimora in città e di presentazione in caserma, gli indagati Filippo Afnceschi, Salvatore Arena, Gioacchino Campora, Graziano D’Agostino, Salvatore Di Gregorio, Salvatore Di Liberto, Giuseppe Di Maio, Piero Orlando, Mario Fenech, Vittorio Filippone (classe 1988), Antonino Giglio, Giosuè Giglio, Vincenzo Peduzzo, Alessandro Santoro, Alfredo Santoro, Natale Santoro, Letizia Silvestri, Monia Camarda, Vincenzo Cataldo, Orazio Falliti, Alfonso Macaluso, Benedetto Mattina, Giuseppe Mazzanares, Rita Mazzanares, Mario Modica, Cristian Pasca, Maria Silvestri, Domenico Schillaci, Giovanna Lentini.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI