Scarcerata l'amministratrice della centrale elettrica di Favignana - Live Sicilia

Scarcerata l’amministratrice della centrale elettrica di Favignana

Annullata la custodia cautelare anche per due imprenditori trapanesi
TRIBUNALE DEL RIESAME
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PALERMO – Tutti scarcerati. Il Tribunale del riesame ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Elisabetta Bonsignore (era agli arresti domiciliari), palermitana, 60 anni, amministratrice della società “Sea, società elettrica di Favignana”. Accolto il ricorso degli avvocati Massimo Motisi e Cinzia Calafiore.

Stesso provvedimento per i trapanesi Natale e Giovanni Onofrio Beltrallo, di 30 e 57 anni (il primo era ai domiciliari e il secondo in carcere) della Fb Transport fornitori del servizio di trasporto del carburante che serve per fare funzionare la centrale termoelettrica che alimenta l’isola siciliana. Sono difesi dagli avvocati Roberto Tricoli Daniela Noto e Luigi Miceli.

Sono tutti e tre indagati per corruzione e turbativa d’asta. Secondo la procura di Palermo, gli imprenditori avrebbero ottenuto la commessa dalla società che gestisce la centrale a Favignana ripagando Bonsignore con soldi in contanti e regali. I Beltrallo avrebbero anche sponsorizzato un’impresa per la realizzazione di alcuni lavori per un importo di mezzo milione di euro.

Non si conoscono ancora le motivazioni del provvedimento del Riesame. I legali hanno impugnato l’ordinanza di custodia cautelare sia sull’utilizzabilità delle intercettazioni, sia sulla configurabilità della corruzione e della turbativa d’asta trattandosi di un rapporto fra società private.

Bonsignore è stata intercettata mentre parlava con il marito, Leonardo Palmeri, come emergeva dagli atti dell’inchiesta. “Bella sostanziosa… si vede…”, commentava l’uomo, aggiungendo che “ne avevamo bisogno”.

Che parlassero di soldi sarebbe emerso, secondo l’accusa, nel passaggio successivo: “Ma spero che questo blocco non siano tutti pezzi da 20 euro”; “No tutti pezzi da 20 euro non credo perché è bella grossa”; “Bisogna vedere poi questi quanti sono”; “Mille e tre”.

Un’altra volta erano “1.900”, perché “erano 19 viaggi”. Da qui l’accusa che incassassero cento euro per ogni consegna di carburante.

I dialoghi sono finiti nell’inchiesta sfociata nell’arresto di 11 persone, tra cui i salemitani Salvatore e Andrea Angelo in affari con i boss palermitani e al centro di una partita finanziaria per tentare di fare rientrare in Sicilia 12 milioni di euro. oppure, sono in corso gli accertamenti, progettavano una mega truffa sulle transazioni finanziarie a cui erano interessati alcuni padri della vecchia mafia come Michele Micalizzi di Tommaso Natale.


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