Schifani e il ‘Musumeci bis’, l’incubo di Miccichè...

Schifani e il ‘Musumeci bis’, l’incubo di Miccichè…

L'elogio del candidato del centrodestra non può lasciare tranquillo il proconsole forzista.
LE ELEZIONI IN SICILIA
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“Erediterò un buon governo e non avrei mai accettato questo incarico se non avessi avuto la certezza di trovare la condivisione interiore da parte del presidente Nello Musumeci, perché quando si ama la propria terra, non ci si può dividere e se la politica paralizza la propria terra, allora sbaglia. Proseguiremo l’azione del governo Musumeci, questa sarà la mia linea, anche nella sanità, settore in cui l’assessore Razza ha fatto benissimo. In Sicilia è stato fatto tanto e con il presidente Musumeci avete gestito una fase difficile come la pandemia. Nel doveroso silenzio istituzionale che mi impone la mia figura di presidente emerito del Senato, sono stato vicino in quella fase difficile sentendo spesso sia il presidente Musumeci che l’assessore Razza. E se sarò eletto la prima persona che chiamerò sarai tu, Ruggero, per comprendere meglio ed avere un quadro sui temi del Pnrr, una scommessa che non possiamo perdere”. Parole di Renato Schifani, candidato presidente, in Sicilia, del centrodestra. Pronunciate dove? Alla convention dell’assessore Razza, presente il governatore uscente, Nello Musumeci.

A quel punto, dopo un simile apprezzamento, i pensieri di tutti si saranno rivolti, all’istante, a Gianfranco Micciché. Andiamo per immaginazione, forse, non lontana da un’ipotesi verosimile. Gli antipatizzanti avranno sorriso, beffardi. I simpatizzanti avranno cominciato ad avvolgersi, irrequieti, intorno a domande spinose. Ma come: Gianfranco ha fatto tanto per mandare via Nello e adesso c’è Renato che elogia il predecessore e a lui si ricollega, quasi per annunciare, in caso di elezione, con le sue peculiarità, si capisce, un ideale Musumeci bis? Ma come, ci siamo sgolati – penseranno i miccicheiani di complemento e in servizio permanente effettivo – per dire che Nello non era cosa e adesso Renato ne tesse l’elogio pubblico? Ma come, sappiamo tutti che, intorno alla ridotta della Sanità si combatterà una battaglia campale e Renato elogia Ruggero (Razza) in un modo che non chiude le porte a un eventuale ritorno e che segna, per ogni occasione, un modello?

Inquietudini che ci possono stare e che non devono nemmeno scandalizzare chicchessia. La politica, in Sicilia, come a Honolulu, si gioca così, con le pedine sul tavolo. E vince sempre il più forte. Il più forte – fino a ieri – poteva sembrare davvero Gianfranco Miccichè, perenne proconsole berlusconiano nell’Isola, che aveva trionfato nella sua crociata anti-musumeciana, chiedendo discontinuità e sbarrando il passo alla ricandidatura di Musumeci. Ma adesso? Adesso c’è un candidato che batte le mani a Nello e a Ruggero che, per Gianfranco, sono come il fumo negli occhi. Una sorta di incubo, se visto con gli occhi del Miccicheismo.

Un incubo, sì. Proviamo a fare due conti. Se vincerà Renato Schifani, Gianfranco Miccichè troverà a Palazzo d’Orleans un inquilino che ha già sottolineato la sua vicinanza all’esperienza precedente, tanto avversata. Se Renato Schifani perderà, indovinate a chi daranno la colpa? Proprio a chi ha sbarrato il passo al ‘Musumeci ricandidabile’ e forte, comunque, della popolarità su cui un presidente della Regione può, nel bene o nel male, contare. Il nome e il cognome del potenziale capro espiatorio sono già noti. (Roberto Puglisi)


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