PALERMO – A meno di 24 ore dalle dichiarazioni rilasciate da Lucia Riina a una televisione svizzera, con la figlia del boss Totò che si è detta “dispiaciuta” per le vittime di mafia ma al tempo stesso “onorata” del cognome che porta, arrivano le prime reazioni. La più dura e carica di sdegno è quella di Maria Falcone, sorella del giudice assassinato dalla mafia nella strage di Capaci, che prova “sconcerto e biasimo per le dichiarazioni di Lucia Riina”.
“Pur rispettando il suo ruolo di figlia e consapevole che le colpe dei padri non possano per nessuna ragione ricadere sui figli – spiega -, non accetto che una donna cattolica praticante, come lei sottolinea più volte nell’intervista, non prenda le distanze da un padre assassino”. Secondo la sorella del giudice che istruì il primo Maxiprocesso alla mafia, Riina è ”un padre che ha provocato lacrime e dolore disumano alle tante famiglie delle vittime colpite dalla sua efferata violenza e ferocia”. Per questo motivo “sarebbe stato meglio, per etica, moralità e discrezione verso gli italiani, non sbandierare il proprio onore di portare un cognome tanto scomodo e relegare al proprio privato i sentimenti che si nutrono verso un genitore”. Il presidente della fondazione Giovanni e Francesca Falcone critica anche la televisione svizzera che ha intervistato Lucia Riina: ‘E’ altrettanto grave che per facile audience una tv svizzera si interessi alla figlia di un boss italiano raccogliendo le sue opinioni su fatti tanto drammatici per la storia del nostro Paese e per le famiglie dei martiri colpiti dalle azioni mafiose ordite dal boss Salvatore Riina”.
Dura anche la reazione dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. “La figlia di Riina la sua favoletta di brava figlia che ama quell’assassino di suo padre, ma che gli dispiace tanto per le vittime di mafia la vada a raccontare a qualcun altro – replica secco Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’associazione -. La smetta di rilasciare interviste a tanto il chilo, suo padre non ha ucciso qualcuno durante un raptus, ma ha macellato e fatto macellare scientificamente centinaia di poveri cristi che si sono trovati anche solo sulla sua strada come i nostri figli. Inorridisca una buona volta Lucia Riina davanti a tanto sangue innocente versato perché quelle come lei potessero fare la bella vita”.
Netta condanna anche da parte di Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea e figlia del giornalista Beppe, ucciso dalla mafia a Barcellona Pozzo di Gotto, l’8 gennaio del 1993. ”Lucia Riina proprio non ce la fa a stare lontana dalle luci della ribalta. E’ più forte di lei – dice la Alfano -. E non ce la fanno giornali e tv a mantenere la decenza evitando di darle spazio’. ‘E’ francamente esasperante e disgustoso assistere a tale reiterato spettacolino da parte di Lucia Riina: – aggiunge – si dice dispiaciuta per le vittime del padre, ma al contempo orgogliosa del cognome che porta, perché corrisponde alla sua identità. Una contraddizione in termini, senza dubbio”. secondo Alfano, Lucia Riina ”è figlia di uno dei più cruenti mafiosi che la storia ricordi” e il fatto che sia ‘orgogliosa di esserlo’ per me – aggiunge – basta a qualificarla”.
A stretto giro di posta anche l’intervento di Michele Costa, figlio di Gaetano, magistrato freddato dai sicari di Cosa nostra in via Cavour, a Palermo, il 6 agosto del 1980. “Lucia Riina è andata fuori dalle righe – dice -. Non comprendo, ma neppure mi stupisco che una figlia difenda il padre. È comprensibile che l’affetto superi tutto, ma i sentimenti dovrebbero restare un fatto privato. Io non ho mai provato imbarazzo nel ricordare la figura di mio padre, non credo che la stessa cosa avvenga per lei”. Secondo Costa “la riflessione dovrebbe spostarsi su un altro tema: i sentimenti di Lucia Riina non hanno alcun interesse pubblico, non capisco perché debbano diventare il tema di un’intervista pubblica”.