ROMA – L’authority britannica per la protezione della privacy – come riportano i media Usa – starebbe cercando di ottenere un mandato di perquisizione della sede della Cambridge Analytica, la società che ha acquistato i dati raccolti da oltre 50 milioni di utenti Facebook. Dati che sarebbero stati utilizzati per influenzare il voto sulla Brexit e a favore della campagna di Donald Trump. L’obiettivo è di cercare eventuali prove accedendo anche ai server della società.
Facebook crolla in Borsa dopo lo scandalo di Cambridge Analytica e le pressioni delle autorita’ americane e inglesi su Mark Zuckerberg. Il titolo apre a a Wall Street perdendo il 5,20%, poi crolla finendo per perdere oltre il 7%, trascinando in basso Wall Street. La società di Menlo Park sta sperimentando in Borsa la sua giornata peggiore dal 24 settembre 2012.
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna chiedono risposte all’amministratore delegato Mark Zuckerberg sulla società di dati che ha aiutato Donald Trump nelle lezioni del 2016 e ha giocato un ruolo importante nel voto sulla Brexit. Al social media viene chiesto di fare luce e di dire esattamente cosa sapesse sul ‘furto’ di dati di 50 milioni di americani, usati poi per spot politici mirati e per influenzare gli elettori.
Facebook ha oscurato Cambridge Analytica venerdì scorso, tre anni dopo aver scoperto che aveva infranto le regole del social network acquistando illegalmente i dati raccolti dall’app ‘thisisyourdigitallife’, messa a punta dall’accademico russo-americano Aleksandr Kogan. E su questi anni è concentrata l’attenzione di parlamentari e senatori americani e britannici, ai quali non sembra andare giù la spiegazione offerta dal social media, ovvero di aver ricevuto assicurazioni nel 2015 sul fatto che i dati erano stati cancellati. Non è la prima volta che su Facebook si scatena una bufera per il suo ruolo ‘politico’. E’ però la prima volta che gli attacchi vanno direttamente al suo amministratore delegato che, in passato, si è impegnato pubblicamente a “riparare Facebook”, guadagnandosi il soprannome di ‘Mr Fix’.
La spiegazione ufficiale e’ che l’autorizzazione per raccogliere dati attraverso l’app ‘thisisyourdigitallife’ era stata data per scopi accademici. E che quando è stata scoperta la vendita delle informazioni alla Cambridge Analytica sia questa che la Gsr sono state radiate dal social network.
Ma a smentire tale versione c’e’ Aleksandr Kogan, l’accademico che in prima persona ha gestito la raccolta dei dati: “Non sono una spia russa e sono pronto a parlare con l’Fbi e davanti al Congresso americano o al parlamento britannico. E non abbiamo mai detto che il nostro progetto era finalizzato ad una ricerca universitaria”.
E in queste ore, coincidenza singolare, Facebook ha cancellato la sezione dedicata alle storie politiche di successo, cioè quelle che grazie all’uso del social network sono riuscite ad emergere ed ottenere risultati elettorali. Lo riporta il sito The Intercept e la società di Menlo Park, interpellata sulla vicenda, ha spiegato che un certo numero di studi sono stati archiviati e sono disponibili in link individuali, ma non ha dato una spiegazione diretta sulla cancellazione della pagina.