Senza numeri, Ars paralizzata | La Sicilia nelle sabbie mobili - Live Sicilia

Senza numeri, Ars paralizzata | La Sicilia nelle sabbie mobili

L'ex maggioranza è subito implosa. Non passa più niente in aula. E le opposizioni reclamano Musumeci.

Sala d'Ercole
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PALERMO – Un ritiro in montagna nel weekend non basta. Perché il problema del governo regionale, ormai è fin troppo chiaro, non è al suo interno ma nella maggioranza dell’Ars. Anzi, meglio, nell’assenza di maggioranza. Quella candidamente confessata dallo stesso Nello Musumeci. Quella che ha di fatto paralizzato Sala d’Ercole in questo avvio di legislatura e che non promette niente di buono. Ultima seduta ieri, un altro buco nell’acqua. Alla prima verifica del numero legale, Gianfranco Miccichè ha preso atto che i lavori andavano sospesi. Sembra che in quel momento abbiano risposto all’appello solo 21 deputati di maggioranza. Maggioranza si fa per dire.

In queste condizioni si appresta ad arrivare a Palazzo dei Normanni la Finanziaria all’attenzione della giunta nella scorsa notte. Le premesse non sono le migliori. E le opposizioni lo sottolineano. “La maggioranza d’aula uscita dalle urne appena pochi mesi fa è solo un lontano ricordo – dice il capogruppo del Pd Giuseppe Lupo – mi chiedo come possa pensare il presidente Musumeci di affrontare l’esame della manovra economica in queste condizioni”.

Il problema è molto serio. Musumeci qualche giorno fa ha stilato il bilancio dei primi cento giorni di governo. Soffermandosi su un lungo elenco di provvedimenti amministrativi. Ma nell’attività di governo regionale c’è anche l’impulso all’attività legislativa. Dice il vecchio adagio che senza l’Ars non si può governare. E all’Ars, ormai, non passa più nulla. Il centrodestra è un piccolo Vietnam. I quattro “ribelli” di Forza Italia si muovono come un corpo a sé stante, Cateno De Luca parla in aula – e tantissimo, come da tradizione – da deputato d’opposizione, raccontano dell’insofferenza anche del leghista Tony Rizzotto.

E il governo che fa? Come pensa Musumeci di uscire dal pantano di Sala d’Ercole? L’ultima mossa del presidente è la richiesta di superare il voto segreto. Richiesta su cui Miccichè s’è detto d’accordo. Una convergenza che il Pd ha letto in chiave critica, aggredendo il centrodestra sul suo punto debole: “È evidente che il presidente Musumeci voglia abolire il voto segreto perché non si fida dei deputati della sua coalizione – ha attaccato Lupo -. Il Pd è certamente per l’esercizio responsabile e motivato del voto segreto in aula ma non è disponibile a cambiare le regole dell’Ars in corso d’opera solo perché il governo ha perso la maggioranza”.

“Avevamo chiesto che il presidente Musumeci venisse in Aula a riferire non soltanto sulla tenuta ma anche sui temi che vuole portare avanti”, ha detto ieri Valentina Zafarana, capogruppo dei 5 Stelle. Il capogruppo del movimento di Musumeci, Alessandro Aricò, risponde che non ce n’è bisogno, subito attaccato per questo da Nello Dipasquale. Intanto, l’Ars resta nel pantano. E senza un passaggio politico, questa legislatura rischia di affossare nelle sabbie mobili di Sala d’Ercole. Tanto che nel centrodestra c’è già chi, nei corridoi del Palazzo, definisce inevitabile – ovviamente sottovoce – l’allargamento della maggioranza e un conseguente rimpasto.

 


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