Sequestrato il tesoro dei Carcagnusi |Sigilli ai beni del latitante Nuccio Mazzei - Live Sicilia

Sequestrato il tesoro dei Carcagnusi |Sigilli ai beni del latitante Nuccio Mazzei

La Sezione Misure di Prevenzione ha disposto la confisca di 4 immobili, 3 veicoli, significative quote relative a una società catanese e a una bergamasca, conti correnti, quote di fondi di investimento, dossier titoli, polizze risparmio e crediti. Gli interventi di Addiopizzo e dell'amministrazione comunale.

guardia di finanza
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CATANIA – I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, hanno sottoposto a sequestro il patrimonio, di circa 8 milioni di euro, illecitamente accumulato da Sebastiano (“Nuccio”) Mazzei – figlio di Santo Mazzei, detenuto al 41-bis, considerato uomo d’onore vicino ai noti mafiosi Bagarella e Brusca – reggente della famiglia mafiosa dei cosiddetti “Carcagnusi” attiva a Catania, ma con diramazioni anche nel Nord Italia. Nell’aprile dello scorso anno il Mazzei – colpito insieme ad altri 10 soggetti appartenenti al sodalizio criminale da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nel quadro dell’operazione “Scarface”, condotta dalla Fiamme Gialle catanesi – si era sottratto all’arresto.

Nell’ambito delle indagini era, in particolare, emersa la diretta gestione, da parte di Sebastiano Mazzei e dei suoi più stretti collaboratori, degli affari dei “Carcagnusi”, consistenti nel reinvestimento dei proventi derivanti dalle attività illecite (non solo estorsioni, ma anche bancarotte aggravate dal metodo mafioso) nel circuito legale, attraverso l’acquisto di attività economiche, tutte fittiziamente intestate a prestanome.

Sulla scorta delle evidenze raccolte, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno, quindi, avviato una mirata indagine patrimoniale nei confronti del Mazzei e del suo nucleo familiare allo scopo di sottrarre alla disponibilità degli stessi i beni illecitamente accumulati e, nel contempo, “stringere il cerchio” attorno al fuggitivo, privandolo delle risorse finanziarie che possono sostenerne la latitanza.

Tutto ciò nella consapevolezza che tra le misure più efficaci di contrasto alla criminalità organizzata vi è certamente quella dell’aggressione dei profitti derivanti dalle attività illecite già immessi nel circuito economico legale. Le investigazioni – condotte anche attraverso l’utilizzo di sofisticati software sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le informazioni disponibili nelle banche dati – hanno consentito di individuare beni mobili e immobili illecitamente accumulati dalla famiglia Mazzei e di proporne alla competente A.G. il sequestro.

La Sezione Misure di Prevenzione ha così disposto la confisca di 4 immobili siti in Catania, 3 veicoli, significative quote relative a una società catanese e a una bergamasca, conti correnti, quote di fondi di investimento, dossier titoli, polizze risparmio e crediti per un controvalore complessivo valutabile intorno agli 8 milioni di euro.

La nota di Addipizzo. Addiopizzo Catania esprime soddisfazione per il duro colpo da oltre 8 milioni di euro inflitto dalla DDA etnea e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania al patrimonio del latitante reggente dei “carcagnusi”, Nuccio Mazzei. L’aggressione ai patrimoni mafiosi è arma vincente nella lotta alla criminalità organizzata ma a questa deve necessariamente aggiungersi, con urgenza, sia una riforma in materia di gestione di aziende confiscate sia l’immediata nomina del Consiglio Direttivo dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati.

La nota del vicesindaco Marco Consoli. “Ci rivarremo sul patrimonio di Mazzei e dei suoi affiliati”. Il vicensindaco di Catania, Marco Consoli, in merito al sequestro di 8 milioni di euro al latitante Mazzei, ha dichiarato: “Bene, sono contentissimo, il Comune di Catania ,come disposto dal Giudice penale, presenterà, in sede civile, il conto al Clan Mazzei. L’assessore Giuseppe Girlando ed io, su mandato del Sindaco Enzo Bianco, c’eravamo costituiti parte civile nel processo contro il Clan. Tutti condannati. Su questi 8 milioni di euro, come su altri patrimoni degli affiliati, ci rivarremo per i danni morali e di immagine che la Città di Catania , in tutti questi anni , ha subito da Mazzei e dai suoi sodali. Noi istituzioni insieme alla società civile siamo più forti”.

 

 


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