CATANIA – Il sequestro di crack a Catania ha fatto alzare le antenne agli investigatori. Il dato non è sicuramente da sottovalutare. Anche se è troppo presto per tirare qualsiasi conclusione. Serviranno capillari indagini per determinare se si è creato un mercato, una rete di spaccio e se c’è un abuso di “cristalli” di cocaina. Gli agenti della Squadra Mobile diretti da Antonio Salvago si stanno muovendo su precise direttrici, che restano riservate, per cercare di trovare la “quadra”. Il crack è stato trovato a casa di Mario Pastura finito ai domiciliari. L’arrestato è il papà del giovanissimo Giuseppe Pastura, genero di Turi Amato, storico appartanente al clan Santapaola.
La cocaina, la materia prima da cui si realizza il crack dopo un particolare processo chimico, è una delle droghe più diffuse tra i gruppi di trafficanti catanesi. E’ una delle fonti di guadagno primarie dei clan che operano in città: Santapaola, Mazzei e Cappello-Bonaccorsi. Di spaccio di crack però non si parla nelle indagini e nelle inchieste conosciute degli ultimi anni. Catania è una “piazza” particolare ed è molto diversa, sia a livello sociale che criminale rispetto a Napoli e Genova, dove invece il crack sembra aver preso piede nell’ultimo anno. Nel capoluogo ligure si parla di allarme “tra gli under 18”. Melito di Napoli è uno dei paesini campani dove vi sarebbe un fiorente spaccio di “cristalli”. Il mese scorso si sono susseguiti diversi arresti in Campania. Alcuni pusher sono stati “beccati” con diverse dosi di crack. A maggio del 2016 furono arrestati 18 persone con l’accusa di gestire le piazze di spaccio a Melito di crack e cocaina per conto del clan Amato-Pagano.
Troppo presto per cercare collegamenti con il crimine organizzato catanese. Non ci sono elementi di alcun tipo per poter parlare di un possibile “interesse” dei clan allo spaccio di crack. Aspettiamo di conoscere gli esiti dell’indagini della polizia.
