Sfiducia, strada in salita: sulla mozione si spacca il centrodestra -

Sfiducia, strada in salita: sulla mozione si spacca il centrodestra

Divisioni in Lega e Forza Italia, aleggia lo spettro del commissariamento

PALERMO – La mozione di sfiducia a Leoluca Orlando spacca il centrodestra e di colpo trasforma quella che sembrava una passeggiata in una salita in piena regola. La politica palermitana ormai è alle prese con il tema caldo del momento, cioè mandare o meno a casa il sindaco aprendo la porta a un commissariamento del Comune e, forse, anche anticipando le elezioni. Il Professore ha sfidato apertamente il consiglio comunale dove ormai non ha più la maggioranza, contando sulla scarsa volontà degli inquilini di Sala delle Lapidi di andare alle urne e di conseguenza provando a blindarsi: una mossa azzardata, ma che già lo scorso settembre gli era riuscita.

A parole tutti si dicono pronti al voto, ma le opposizioni in consiglio sono tutt’altro che unite anche perché diversissime fra loro. A sinistra ci sono il Movimento cinque stelle, diviso fra chi vuole l’alleanza con Orlando nel 2022 e chi punta ad altro, gli ex grillini di Oso, +Europa di Fabrizio Ferrandelli e il gruppone di Italia Viva, mentre il centrodestra si presenta con una formazione più “classica” fatta da Udc, Forza Italia, Diventerà Bellissima, Lega e Fratelli d’Italia.

Come funziona la sfiducia

Ma come funziona lo sfiducia? Intanto solo quella al sindaco è prevista dalla legge e quindi è l’unica a comportare la decadenza, mentre le mozioni contro gli assessori sono atti politici ma senza effetti. I consiglieri comunali sono 40 e per presentare la sfiducia servono almeno 16 firme, mentre per approvarla i voti dovranno essere come minimo 24. Più facile a dirsi, che a farsi: tecnicamente se il sindaco venisse sfiduciato subito la città potrebbe andare al voto anche a ottobre insieme ad altri comuni siciliani, ma non è escluso che il commissariamento (di competenza del governo regionale) non duri più a lungo portando la sindacatura a scadenza naturale. Altra opzione sono le dimissioni contestuali di 21 consiglieri, che farebbero cadere tutta l’Aula senza subentri.

L’incubo commissariamento

In questo momento gruppi e movimenti sono alle prese con conti e calcoli matematici per capire se ci sono realmente i margini di manovra per far passare la sfiducia. Orlando punta a blindarsi per l’ultimo anno, mentre i consiglieri sembrano divisi: c’è chi voterebbe subito la mozione, chi vorrebbe farlo in autunno e chi teme che mandare il sindaco a casa adesso equivarrebbe solo a fargli un favore. “Potrebbe dire che gli è stato impedito di portare a termine il lavoro scaricando ogni colpa sul consiglio – ragiona un dirigente del centrodestra a taccuini chiusi – mentre i problemi rimarrebbero tutti al commissario. Diverso sarebbe se avessimo la certezza che si vota a ottobre”.

Divisioni dentro Lega e Forza Italia

Ieri si è anche tenuto un vertice del centrodestra proprio sulla sfiducia, rinviato ufficialmente per le numerose assenze e aggiornato alla prossima settimana, ma la spaccatura è netta non solo fra i partiti ma anche al loro interno. “Fratelli d’Italia sta già preparando la mozione e domani (oggi per chi legge, ndr) inizierà a raccogliere le firme a Sala delle Lapidi – annuncia il capogruppo e coordinatore cittadino Francesco Scarpinato – Insieme al consigliere Mimmo Russo andiamo avanti, pronti a coinvolgere i consiglieri di buona volontà”, con Stefano Santoro attivissimo sui social a sostegno della mozione.

Un appello che però a destra in pochi sono pronti a raccogliere e che sta già spaccando i partiti. In casa azzurra, per esempio, Marianna Caronia ribadisce che “non c’è alternativa alla sfiducia, mi auguro che arriveremo presto al voto nel quale ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità di fronte ai cittadini e dovrà dire chiaramente da che parte sta: o con Orlando o con Palermo”. “Quella della Caronia è una posizione legittima – rintuzza il capogruppo azzurro Giulio Tantillo, che precisa di parlare a titolo personale –  Per presentare la mozione servono 16 firme e dovranno essere tutte di centrodestra. Se troveremo una posizione comune nella coalizione andremo avanti, ma la mia firma non comparirà mai insieme a quelle dei colleghi del M5s: niente di personale, ma siamo partiti troppo diversi e nel 2022 non andremo insieme alle elezioni. Semmai è Orlando a doversi dimettere, ci metta la faccia e non cerchi una scusa per farsi cacciare”.

Una tesi, quella delle 16 firme tutte di centrodestra, comune anche a Udc e Diventerà Bellissima ma che rende praticamente impossibile la mozione: il centrodestra infatti conta appena su 12 consiglieri. “Qualcuno non ha fatto i conti e dovrà prendersi la responsabilità di questa fuga in avanti – attacca il coordinatore cittadino dell’Udc Andrea Aiello – Se non ci sono i numeri non è un problema nostro, ma non metteremo la nostra firma accanto a quella dei grillini o di chi è a sinistra”. “Ci atterremo alla posizione comune del centrodestra” dice Elio Ficarra, unico consigliere dello scudrocrociato e vicesegretario regionale, e Claudio Volante (Diventerà Bellissima) si dice pronto alla sfiducia al sindaco “ma a patto che sia un atto presentato dal solo centrodestra”.

Non va meglio in casa Lega. Il capogruppo Igor Gelarda annuncia un testo “entro lunedì e subito dopo ne proporremo la firma a tutti i consiglieri di buona volontà di questa città. Orlando deve andare a casa il prima possibile, così come concordato con Matteo Salvini”. “Come partito abbiamo stabilito che non escludiamo la mozione di sfiducia – dice però il commissario cittadino della Lega Alessandro Anello – ma bisogna prima trovare l’unità del centrodestra: le fughe in avanti non servono”. Sabrina Figuccia annuncia che firmerà la mozione.

Forello: “Sfiducia sì, ma in autunno”

A sinistra la sfiducia trova invece maggiori sponde. Italia Viva oggi sarà in piazza e annuncia la convocazione degli organismi di partito, +Europa è invece pronta al voto: “Se ci sono i numeri bene – dice Fabrizio Ferrandelli – ma se non ci fossero c’è sempre lo strumento delle dimissioni contestuali dei 21 consiglieri: le mie e quelle di Cesare Mattaliano sono depositate da un notaio dal 2018. Prima finisce questa iattura, meglio sarà per la città”.

Più articolata la posizione di Oso. “Temo che al momento del voto qualche consigliere preferirà restare in carica, piuttosto che andare a casa – spiega Ugo Forello – Propongo di usare questi mesi estivi per mettere in sicurezza  il ‘sistema Palermo’, valutando se ci sono le condizioni per chiudere il bilancio in equilibrio che va approvato entro luglio o se avviare le procedure di dissesto, risanando le partecipate Rap e Amat e affrontando anche il tema degli extracosti e, infine, svuotando il deposito dei Rotoli. E in autunno votiamo la sfiducia”.

Si schiera per la mozione anche il Movimento cinque stelle. “Siamo stati i promotori della sfiducia a Giusto Catania – dice la capogruppo Viviana Lo Monaco – Quella al sindaco avrebbe anche una valenza giuridica e quindi siamo pronti a votarla ma anche a presentarla. La città ha numerosi problemi che vanno affrontati come i lavori bloccati alla circonvallazione, il consolidato e il piano triennale, siamo preoccupati per la città ma non passeremo per quelli che vogliono appoggiare il sindaco: siamo pronti anche a dimetterci per tornare al voto”.


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