Si avvicina il 'dopo-Orlando' | Come sarà Palermo? - Live Sicilia

Si avvicina il ‘dopo-Orlando’ | Come sarà Palermo?

Le tante questioni in sospeso della nostra città

Semaforo Russo
di
4 min di lettura

Recentemente per la prima volta dalla sua inaugurazione, avvenuta a Palermo nel dicembre 2015, ho utilizzato il tram. Certo, il fatto che un incallito camminatore e fautore del trasporto pubblico, lo è il sottoscritto, si serva del tram dopo 5 anni dalla sua messa in opera qualcosa vuol dire. Vuol dire, intanto, che la città rimane divisa e a metà se non si completa in fretta l’assetto complessivo della mobilità. Ci torneremo.

Piuttosto, la domanda che mi ponevo mentre da via Notarbartolo raggiungevo celermente e comodamente alcuni uffici in viale Regione Siciliana, osservando libero da problemi di traffico e di posteggio il tappeto di auto intorno, era la seguente: noi palermitani come immaginiamo la Palermo dei prossimi anni? Posso intuire le risposte. La immaginiamo, per esempio, pulita, con le strade e i marciapiedi non dissestati, gli autobus puntuali, un’illuminazione efficiente. In una sola parola, la vorremmo intanto normale nei servizi essenziali.

Giusto, però mi chiedo: è sufficiente per ottenere una città vivibile, civile, attenta alle esigenze dell’altro, delle fasce deboli, rispettosa dei beni comuni? No, non è sufficiente per il semplice motivo che la normalità non si raggiunge partendo dal risultato auspicato ma dal cammino culturale, prima che politico e amministrativo, necessario per arrivarci. Palermo, purtroppo, è tuttora una metropoli ferita nonostante il trascorrere dei decenni. E’ il frutto di scelte dissennate (la costruzione di anonime periferie e l’abbandono delle borgate marinare) e criminali (la mafiosa speculazione edilizia) del passato. Una metropoli violentemente privata del suo centro storico e del suo mare ora faticosamente in fase di lento recupero. Sostanzialmente scippata dei suoi tratti identitari fondamentali.

Palermo, particolarmente negli anni ’60, ’70 e ’80, era un bottino da conquistare per imprenditori disonesti, spregiudicati affaristi e molti amministratori, tra sindaci, assessori, consiglieri comunali e funzionari, sembravano squali sulla preda da spolpare. Un triste retaggio mai assolutamente scongiurato. Palermo non è più governata dalla mafia e da oscuri personaggi, è vero, ma la mafia e un ventre molle della città esistono ancora, sebbene in forme diverse, e attendono il momento propizio per rientrare direttamente o indirettamente nelle stanze dei bottoni. La perdita dei tratti identitari è la ragione profonda della mancanza di una consapevolezza civica nella maggioranza dei palermitani, di sensibilità verso ciò che si muove al di fuori del recinto privato.

Immaginare una Palermo pulita non basterà a impedire che qualcuno continui a gettare il fazzolettino di carta per terra; strade e marciapiedi tirati a lucido non impediranno le doppie file, le soste sulle strisce pedonali, sugli scivoli per disabili e mamme con passeggino; bus puntuali non serviranno a debellare il diffuso vizio di non pagare il biglietto; un’illuminazione efficiente non ci salverà dagli atti di vandalismo (non mi riferisco ai delinquenti ma a soggetti cosiddetti di “buona famiglia”) compiuti in nome di un malinteso diritto al divertimento.

Se non cambiamo la testa nulla cambierà e ogni idea o volontà di novità sarà velleitaria e irrealizzabile. A tal fine, lo abbiamo scritto ripetutamente, serve assolutamente potenziare e ammodernare la polizia municipale per un’ordinaria e non sporadica attività di controllo e sanzionatoria. Per carità, la qualità dei governanti e della macchina burocratica comunale è ovviamente un elemento essenziale, ma nella realtà panormita conta enormemente una coscienza collettiva che oltrepassi le etichettature politiche e sociali, pronta a compiere un’azione di pressione nei confronti dei pubblici poteri e a fare da argine a politicanti e imbroglioni al momento delle elezioni.

Se la coscienza collettiva latita, le pretese dei cittadini saranno limitate al soddisfacimento delle esigenze personali e non raramente corporative sacrificando ulteriormente gli interessi generali (vedi vicenda “movida”). Cosa hanno in mente coloro che stanno scaldando i motori per il dopo-Orlando? Hanno una visione o Palermo tornerà a essere solo una pedina importante sullo scacchiere della distribuzione del potere tra partiti e notabili e magari vittima di un ritorno al passato? Finora, sebbene con innegabili carenze, chi governa ha tentato l’avvio di un percorso virtuoso di rivoluzione culturale e sbarrato la strada a inquietanti déjà-vu.

Coltivare una visione significa superare la fredda mediazione di interessi contrapposti per lucrare voti, disegnare una Palermo libera da inquinamento, rifiuti, praterie di lamiera, abusivismi e inciviltà prepotente; una Palermo amante del bello (ne abbiamo di bellezze artistiche e ambientali!), dell’aria fresca e dei rapporti umani. Bisogna ricostruire una memoria comunitaria e saper concepire un domani che finalmente guardi oltre l’uscio di casa propria. Dipende da noi.

 


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