CATANIA – È guarito dal cancro. Dal cancro dell’usura. Un tumore che aveva annientato cellula dopo cellula prima la sua vita professionale e poi quella personale, di uomo, marito e padre. “L’unica terapia era denunciare”, dice oggi dopo tre anni. Dopo che i suoi finti benefattori, per cui ha sborsato anche interessi del 2000%, hanno affrontato il processo e sono stati condannati (pena patteggiata, ndr). Ma nonostante un po’ di amarezza per l’epilogo giudiziario, il giovane commerciante ha potuto ricominciare a fare l’imprenditore grazie alle somme che sono arrivate come vittima di usura.
Pochi giorni dopo la sua decisione di affidare la sua denuncia alla Guardia di Finanza ha contattato l’Asaec. Una telefonata che lo ha portato ad intraprendere un cammino di libertà e lotta. Non sempre è stato semplice, soprattutto in questi mesi di lockdown, ma l’incontro con Nicola Grassi e gli altri soci dell’Associazione antiracket di Catania gli ha fatto capire che non era solo nella sua grande battaglia di legalità. Al di là dell’azione penale, l’Asaec gli ha dato tutte le informazioni sulle normative e suo fondi per sostenere le vittime di usura. E dopo 14 mesi dalla richiesta di accesso ai benefici concessi della legge 108 del 96 sono arrivate le somme per acquistare un terreno alle porte di Catania e avviare un’attività agricola di allevamento di galline e uova.
Un piccolo sogno che si avvera. Un sogno che nasce dal coraggio di ribellarsi. E non soccombere. Grassi e i soci dell’Asaec hanno accompagnato il giovane imprenditore in quel terreno dove ha deciso di investire per creare il suo nuovo futuro.
“Una storia che afferma la denuncia come unico strumento per dichiarare la propria libertà e ritornare a vivere”, commenta a caldo il presidente dell’Asaec Nicola Grassi. “Raccontare il coraggio, la determinazione ed il gioco di squadra tra vittima ed Associazione vuole essere da esempio e stimolo – aggiunge – per tutti coloro che mentre ci leggono sono in difficoltá: denunciate, non abbiate paura, solo così riacquisterete la libertà! Inoltre, in questa nuova avventura imprenditoriale, anche l’Aiab associazione italiana agricoltura biologica Sicilia affiancherà l’ Asaec nell’avvio d’impresa”, spiega ancora. Infatti tra qualche giorno ci sarà anche un incontro tra l’imprenditore e l’Aiab per mettere le fondamenta al nuovo percorso di impresa ‘etica’. “L’obiettivo che ci proponiamo è di integrare l’impresa nel circuito virtuoso di aziende biologiche per la produzione e commercializzazione di allevamenti avicoli”, spiega ancora il presidente Asaec.
“Una dimostrazione – aggiunge – che il sostegno verso chi ha denunciato non si esaurisce con il processo ma continua finché venga ripristinato un circuito legale d’impresa”. Ma la verità è che al di là delle vittorie nelle aule dei tribunali, ciò che conta davvero è fuori. La vittoria di questo giovane imprenditore è stata un’altra. È stata quella di poter ricominciare.
Storie come queste servono. E serve soprattutto raccontarle. Perché insegnano a credere in quello che è diventato per Grassi un “mantra”: “Denunciare conviene”. Sempre.