"Subivo troppi affronti" | Butera, l'assassino confessa - Live Sicilia

“Subivo troppi affronti” | Butera, l’assassino confessa

La famiglia massacrata
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Giuseppe Centorbi, l’agricoltore ritenuto responsabile del triplice omicidio costato la vita a un’intera famiglia di Licata – padre, madre e figlio di 13 anni – ha confessato. Al gip di Enna David Salvucci ha raccontato di avere ucciso a colpi di pistola Filippo Militano, che aveva un terreno confinante col suo a Butera, la moglie Giuseppa Carlino, e il figlio Salvatore. Il quarantenne arrestato per la strage, assistito dall’avvocato Gianpiero Cortese, ha parlato per un’ora e mezza, rispondendo alle domande del giudice e dei due pm, Paola D’Ambrosio della Procura di Enna ed Elisa Calanducci della Procura di Gela. Alla base del gesto ci sarebbe stata l’esasperazione per “gli affronti che – ha sostenuto Centorbi – avrebbe subito dalla famiglia Militano”.

Il killer ha raccontato che, pochi giorni prima la strage si sarebbe accorto che gli erano sparite le chiavi di casa e che avrebbe sorpreso Filippo Militano mentre cercava di intrufolarsi nella sua abitazione. La decisione di uccidere i Militano l’avrebbe presa due giorni prima del delitto. L’assassino ha usato due pistole del padre, tra cui una Beretta. L’agricoltore avrebbe ucciso prima il capofamiglia colpendolo al fianco e poi alla testa. “Poi – ha raccontato – sono rientrato a casa, sono salito sull’auto e sono andato verso l’abitazione dei Militano per ammazzare anche la moglie e il figlio Salvatore”. L’uomo ha sostenuto di avere progettato di ammazzare prima la madre e poi il figlio.

Ma il ragazzo, che lui riteneva “complice” del padre nelle angherie che la famiglia Militano gli faceva subire, gli sarebbe andato incontro e lui ha temuto che volesse volesse disarmarlo. Poi il killer avrebbe sparato anche contro la donna, accorsa in difesa del ragazzino e potenziale testimone. Infine sarebbe scappato vagando sino alla provincia di Palermo, per poi tornare verso casa a prendere degli indumenti: avrebbe trovato l’abitazione a soqquadro e a quel punto preso dall’ira, sarebbe tornato nell’abitazione dei Militano sparando nuovamente contro l’edificio prima di allontanarsi. Venerdì l’arresto.

“Dopo avere sparato a Salvatore e a sua madre, sono tornato a casa e ho telefonato a mio fratello per dirgli di non venire in campagna a raccogliere i fagiolini. L’ho fatto perché c’erano i tre cadaveri”, ha spiegato ancora ai magistrati l’assassino. Secondo gli inquirenti, il fratello del killer era a conoscenza dei contrasti con Militano, ma era totalmente all’oscuro del progetto di Centorbi di sterminare la famiglia. Centorbi ha anche spiegato la provenienza della pistola Beretta Wrar con la quale ha sparato almeno 15 colpi: sarebbe appartenuta al padre e gli altri congiunti ne avrebbero ignorato l’esistenza. Il gip, al termine dell’interrogatorio, si è riservato di decidere sulla custodia cautelare in carcere, chiesta dai pm per l’omicida.

(Fonte ANSA)


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