Occupazione del suolo pubblico |60 negozi a rischio chiusura - Live Sicilia

Occupazione del suolo pubblico |60 negozi a rischio chiusura

Sono sessanta gli esercizi commerciali multati per occupazione abusiva del suolo pubblico che adesso potrebbero dover chiudere per cinque giorni, nonostante la richiesta di Orlando dello scorso agosto di fermare tutto. Tantillo (Forza Italia): "Si faccia chiarezza sulla legge, è assurdo".

PALERMO – Sessanta esercizi commerciali a Palermo potrebbero, ben presto, dover chiudere per cinque giorni per occupazione non autorizzata del suolo pubblico. Mentre infuria la polemica sui gazebo e i negozianti scendono in piazza per manifestare contro l’amministrazione comunale, un’altra tegola cade sulla testa degli imprenditori locali.

Con un parere alla mozione presentata da Giulio Tantillo (capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale), infatti, il dirigente del Suap Giancarlo Galvano (che nel frattempo è stato spostato al condono edilizio) il 15 gennaio ha messo nero su bianco che gli uffici dovranno procedere a “riattivare” le procedure sin qui congelate che comportano, come detto, la chiusura dei negozi.

Ma facciamo un passo indietro. Quando un commerciante occupa abusivamente il suolo pubblico con un tavolo, una fioriera o anche solo un vaso, scatta un verbale della polizia municipale da 168 euro nonché l’ordine di ripristinare i luoghi eliminando gli elementi abusivi e tutelando così la sicurezza pubblica. Ma in seguito a una decisione dell’allora commissario Luisa Latella, Palazzo delle Aquile dal 2012 applica anche una sanzione prevista dall’articolo 3 della legge 94 del 2009, ovvero la chiusura del locale per almeno cinque giorni.

Una misura che ha sempre fatto gridare allo scandalo i commercianti, tanto da spingere Tantillo a presentare una mozione e in seguito anche un’interrogazione per avere lumi sulla vicenda, e che, da quando Leoluca Orlando si è insediato, è stata oggetto di numerose riunioni per capire, in poche parole, se la chiusura sia evitabile nel caso in cui il commerciante provveda subito al pagamento della sanzione e al ripristino. Il Segretario generale, in risposta a un parere chiesto dallo stesso Galvano, aveva però messo per iscritto nel novembre del 2012 che non era possibile non chiudere il locale.

Ma il sindaco, stando a quanto scrive il dirigente, ha imposto lo stop alle chiusure: lo scorso giugno ha accolto due richieste di revoca delle chiusure e poi, il primo agosto, ha ordinato al Suap di sospenderle tutte temporaneamente per coloro che hanno pagato e ripristinato i luoghi. Peccato, però, che in questi sei mesi non sia mai arrivato il parere richiesto da Tantillo all’Avvocatura comunale, né un atto specifico dell’amministrazione. E così Galvano ha preso carta e penna e comunicato che il Saup non potrà più aspettare o temporeggiare, ma dovrà andare avanti facendo calare le saracinesche a sessanta negozi.

“La mia mozione – spiega Tantillo – invitava a verificare cosa dice la legge. Possibile che si imponga la chiusura a chiunque, mettendo sullo stesso piano chi viene multato per un vaso e chi per una struttura in legno? Non mi sembra sia la stessa cosa, anche perché se il negoziante toglie tutto e paga la sanzione non ha senso la chiusura. Se invece si ottiene l’autorizzazione, il pericolo non c’è più? Insomma, è sufficiente pagare? La mia mozione serve a fare ordine. Invito il sindaco, con il potere che gli compete in materia di sicurezza, a chiedere agli uffici competenti un parere e a trovare una soluzione subito. Dobbiamo distinguere caso per caso e valutare il motivo per cui è stata decisa la chiusura, essendo duri con i recidivi ma tolleranti con chi sbaglia la prima volta. E’ un momento di crisi, la legge va rispettata ma qui non mi pare chiara”. Adesso la parola passa a Paolo Basile, che ieri ha ufficialmente ricevuto dall’amministrazione l’incarico a guidare il Suap.


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