"Siccità, gli agricoltori disperati e quei tempi lunghi della politica"

“Siccità, gli agricoltori disperati e quei tempi lunghi della politica”

L'intervista a Rosario Marchese Ragona, presidente siciliano di Confagricoltura

PALERMO – Siccità, la disperazione degli agricoltori e la lentezza della politica. Rosario Marchese Ragona, presidente siciliano di Confagricoltura ha appena concluso il periplo della Sicilia. La situazione è drammatica. L’intervista.

Cosa sta succedendo in Sicilia?
“Un disastro, sto rientrando da un periplo della Sicilia e c’è un disastro in tutte le province: agrumi, foraggio, seminativi, fruttifere, vigneti. Per non parlare delle colture sotto serra. Queste temperature elevate stanno danneggiando tutte le produzioni, la mancanza della pioggia che è avvenuta in maniera epocale ha danneggiato anche le arboree”.

Quali sono le conseguenze?
“Si rischia di perdere un patrimonio zootecnico, perché gli animali non hanno foraggio, di tagliare piante della Piana di Catania, come sta già accadendo, si rischia l’abbandono delle nostre campagne. L’agricoltore non può continuare a perdere soldi e sta iniziando anche la stagione degli incendi e si rischiano conseguenze ancora peggiori, con qualcuno che possa perdere la vita”.

Cosa poteva essere fatto?
“Noi con i cambiamenti climatici possiamo fare ben poco, ma probabilmente scontiamo più di 40 anni di mala gestione. Da anni come Confagricoltura denunciamo la presenza di numerose dighe non collaudate in Sicilia, o le condutture fatiscenti e oggi ne paghiamo le conseguenze”.

Qual è la situazione peggiore?
“Due anni fa ci sono state piogge notevoli, aprirono la diga Ragonese e numerose campagne furono travolte. Ci sono dighe incompiute, come quella di Gibbesi, ha le paratie aperte, se fosse collaudata e avesse invasato quando pioveva, probabilmente alcune aree importanti non soffrirebbero la crisi idrica. L’acqua finisce a mare e questa diga, per esempio, ha un alveo di 100 ettari”.

Quali sono le altre carenze del sistema?
“Una politica molto lenta, abbiamo un decreto di emergenza da quasi un mese e ancora non vediamo fatti concreti, ci aspettavamo aiuti veri, siamo stati chiamati dai nostri commercialisti per pagare le tasse. L’agricoltore non può raccogliere il grano e quindi immaginavamo che col decreto arrivassero una serie di benefici diretti e indiretti”.

E la Regione Siciliana?
“Ha fatto un bando per il foraggio degli animali, dopo 25 giorni non arriva il foraggio nelle campagne. Avevamo chiesto al presidente Schifani di fare arrivare liquidità alle aziende, si è optato per un voucher, abbiamo accettato questa proposta, ma oggi i nostri animali attendono ancora foraggio e acqua. Non vediamo una tempestività negli interventi e di contro arrivano le cartelle esattoriali dei consorzi di bonifica per dei benefici idrici che non abbiamo ricevuto”.

Qual è la cosa che le fa più rabbia?
“Non vediamo attenzioni da parte del governo nazionale, ci siamo proposti con delle soluzioni e vediamo anche la lentezza del governo regionale, ancora nulla di concreto. Spesso i tempi della politica non coincidono con quelli dell’imprenditoria. Questo non è un momento in cui poter perdere tempo. La scorsa settimana il provvedimento del foraggio è stato rinviato e poi approvato. Oggi ci vuole la responsabilità di poter fronteggiare questa crisi inaspettata e contronatura”.

Cosa temete?
“C’è un processo di desertificazione che avanza sempre di più. Oggi l’algricoltura in Sicilia è il motore della nostra terra, c’è il rischio che si fermi il turismo, oggi se un turista che deve venire in Sicilia col caro voli, con le strade dissestate e deve arrivare in una struttura molto bella, ma con lo spettro di non avere acqua, si danneggia l’immagine della Sicilia stessa”.

Le vostre richieste quali sono?
“Mi auguro una presa di coscienza della protezione civile, che intervenga l’esercito, chiediamo che arrivi l’acqua nelle aziende dei nostri agricoltori”.

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