Sicilia, l'Ars fantasma e Schifani convitato di pietra

Sicilia, l’Ars fantasma e Schifani convitato di pietra

Un'ipotesi che rischia di diventare certezza: l'agognata maggioranza è irrilevante politicamente

PALERMO – La paralisi che avvolge l’Ars, con appena 8,4 ore di “lavori” in un mese, gli “inviti” del presidente Gaetano Galvagno e le tiratine d’orecchie agli esponenti della maggioranza, rischiano di avere un solo convitato di pietra: il governatore Renato Schifani. E un’ipotesi che rischia di diventare certezza: l’agognata maggioranza, sebbene esista numericamente, è irrilevante politicamente.

La giunta e il peccato originale

“No agli assessori tuttologi, sì agli assessori politici ma che siano competenti del ramo che vogliono amministrare”. Il peccato originale del presidente della Regione è racchiuso nella differenza tra ciò “che è” e ciò che, invece, in campagna elettorale, “doveva” essere la giunta. “Non possiamo istruire un assessore che non si è mai occupato – diceva Schifani prima dell’elezione – di un determinato ramo. Su alcune regole – assicurava – conto di non fare passi indietro”.

E invece, nei fatti, è accaduto il contrario. In prima battuta, per gli algoritmi di Fratelli d’Italia, con due nomi calati dall’alto che hanno modificato il patto degli “assessori – deputati”, poi, in secondo piano, per il dato più significativo: quello del merito. Sul piano della competenza di ciascun assessore, Schifani non ha mantenuto le promesse. Basta incrociare il curriculum con la produttività, in alcuni casi molto bassa.

L’elogio del paradosso

Il rapporto tra capacità di guidare un assessorato e nominati rasenta il paradosso quando si è costretti ad ammettere che, soltanto grazie al cambio di deleghe scaturito dall’inchiesta di Schifani sugli appalti del Turismo, qualcosa ha iniziato a muoversi. E per uno scherzo del destino, scambiandosi i palazzi, Francesco Scarpinato ed Elvira Amata sono finiti sulla casella “giusta”.

Ma in molti, compreso gli esponenti di governo, rimproverano al presidente della Regione un sospetto: deliziarsi di assessori che non brillino di iniziativa per essere, Lui, il super assessore a tutti i rami. Di contro, il governatore ha sottolineato, durante la nostra intervista, di essere intervenuto personalmente, in numerosi casi, “soltanto per il bene della Sicilia, contando sulle mie relazioni nazionali”.

Diagnosi di una paralisi

Il terzo punto all’ordine del giorno, quello sui disegni di legge dell’Assemblea regionale siciliana, è sempre lo stesso da due mesi. Sebbene la storia dei peggiori governi regionali vanti numerosi precedenti identici, è col voto alle porte e con la pretesa, dei deputati, di “riposarsi” per 20 giorni, che la vicenda assume toni grotteschi, se non intollerabili. I deputati sono attualmente in ferie e lo saranno fino al 6 giugno.

Il primo disegno di legge mai discusso è quello sulle indennità da corrispondere, addirittura, ai “farmacisti rurali”. Segue un elenco di debiti fuori bilancio, posteggiati in attesa che lorsignori “onorevoli”, si chiamano così per legge, si decidano a svolgere il compito per cui sono stati eletti. E pagati, 12mila euro al mese. Si arriva al colmo che, in alcune settimane, l’iniziativa più importante sia stata quella del bollo auto, volendo stendere un velo pietoso sulle impugnative delle norme finanziarie.

Un disastro che forse non ha precedenti e le colpe non possono ricadere sulle opposizioni, “democraticizzate” in cambio di qualche festa patronale o del finanziamento di qualche presepio: l’unica responsabile della paralisi è la maggioranza.

Le prospettive non soddisfano

Poche ore prima dell’ultima seduta del mese, il 16 maggio, Schifani ha incontrato i capigruppo con un clima “collaborativo”. Subito dopo è venuto meno il numero legale ed è scattato l’ennesimo rinvio. In agenda ci sono la riforma dei consorzi di bonifica, quella dei Beni culturali e della polizia municipale. Peggio ancora, recitano le informazioni ufficiali trapelate, “l’istituzione dello psicologo di base”, la riorganizzazione delle cave e il ripristino delle province. L’elenco conferma che l’Ars vive con molte infamie e poche lodi. Siamo al di sotto dell’ordinaria amministrazione.

Ed è a questo punto che, il convitato di pietra, che ha confermato la sua autorevolezza in importanti tavoli nazionali, dovrebbe, prima possibile, azzerare gran parte delle deleghe, guardare in faccia il Parlamento regionale, porre temi concreti e comprendere non solo chi voglia stare in maggioranza, ma chi abbia la capacità di portare avanti un progetto.

La faccia più in vista in gioco è la sua, aveva detto che non si sarebbe mai consegnato a una maggioranza fatta di ricatti e pressioni. Siamo arrivati all’opposto: l’inconcludenza. Ci vuole il colpo di reni per assicurare un futuro alla Sicilia, fatto di meno passerelle, meno convegni celebrativi e improbabili tagli del nastro e più fatti. O è forse il caso di tornare a votare per le regionali?


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