PALERMO – Sono giorni complicati per il centrodestra siciliano impegnato sul doppio fronte della crisi di governo alla Regione e del puzzle delle amministrative catanesi. L’assoluzione del patron autonomista Raffaele Lombardo poi è una bomba che deflagra scompaginando un quadro già di per sé molto complesso.
Lombardo pronto a correre per la poltrona di sindaco
Al netto delle dichiarazioni ufficiali l’ex presidente delle Regione sarebbe pronto a dare la propria disponibilità a candidarsi sindaco di Catania. Un nodo che potrebbe essere sciolto già oggi in occasione di una conferenza stampa nella città etnea. Una suggestione che rende il Risiko del match tutto interno al centrodestra ancora più complesso. La parola definitiva dei giudici ermellini che pone fine a un lungo calvario giudiziario durato 13 anni aumenta infatti il potere contrattuale degli autonomisti e del loro storico leader. Pur senza un partito nazionale alle spalle le quotazioni di Lombardo, insomma, salgono alle stelle.
Le divergenze con i leghisti
La candidatura dell’ex presidente (un nome di peso al quale diventa complicato dire di no), tuttavia, segnerebbe una rottura profonda con la Lega già in campo con la deputata Valeria Sudano, “benedetta” da Matteo Salvini in persona. I beneinformati giurano e spergiurano che Sudano andrà avanti per la sua strada (soprattutto davanti a nomi indigeribili come quello di Lombardo e Razza).
I due fronti di FdI
La candidatura di Lombardo rafforzerebbe anche l’asse (già abbastanza solido) tra leghisti e cuffariani. E mentre gli azzurri (in ben altre faccende affaccendati) stanno alla finestra, i meloniani restano impigliati nelle loro beghe interne. In occasione dell’ultimo tavolo provinciale della coalizione infatti i leghisti li hanno messi all’angolo lanciando la palla nella loro metà campo e chiedendo un solo nome rispetto ai tre presentati nel corso della riunione precedente (Ruggero Razza, Sergio Parisi e Pippo Arcidiacono) consapevoli delle spaccature interne al partito etneo e della contrapposizione tra l’ex sindaco Salvo Pogliese e il deputato Manlio Messina.
Aspettando il tavolo nazionale
Al netto delle spaccature gli uomini di Giorgia Meloni su un punto sono compatti: la fiducia nei confronti nel tavolo romano che si riunirà la prossima settimana. “Il sindaco spetta a FdI” è il mantra che va per la maggiore tra i meloniani sicuri che i vertici nazionali mostreranno i muscoli. Due le possibili carte da giocare per tenere insieme la coalizione: un possibile rimpasto nella giunta regionale (che voci di Palazzo vorrebbero già all’indomani delle amministrative) e la presidenza della provincia.
Precari e frizioni: venerdì il vertice di maggioranza
Un altro fronte che vede compatti i meloniani è la Regione. Venerdì mattina il capogruppo all’Ars, Giorgio Assenza, e i coordinatori Gianpiero Cannella e Salvo Pogliese parteciperanno a un vertice di maggioranza che ha come primo punto all’ordine del giorno le frizioni di queste ore con gli azzurri e Renato Schifani sulla proroga dei precari Covid. Un banco di prova per la tenuta della maggioranza di non poco conto.