Caro petrolio, perché la benzina costa tanto e chi ci guadagna - Live Sicilia

Sicilia e caro petrolio: perché la benzina costa tanto, chi guadagna

Come si è arrivati a sfondare i 2 euro al litro per diesel e 'verde'

PALERMO – Ci guadagnano le compagnie petrolifere e ci guadagna lo Stato. Ci perdono le imprese e i cittadini. Sono le due facce di una stessa medaglia chiamata “caro petrolio”.

I prezzi alla pompa sono in leggero aumento per il diesel e stabili per la benzina. Nel primo caso si è raggiunta la cifra di 2,122 euro al litro. La “verde” è a 2,137 al litro. I prezzi si riferiscono alla modalità self service. Per il “servito” bisogna aggiungere circa 20 centesimi al litro per entrambi i carburanti.

Taglio delle accise

Si apre una settimana importante. Diventerà operativo – si attende la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale – il taglio delle accise di 25 centesimi al litro per un mese decretato dal governo nazionale. Ci sono dei malumori fra i distributori. Assopetroli è pronta a tutto, anche allo sciopero. Ritiene ingiusto il taglio applicato anche sul carburante già presente nei magazzini che è stato acquistato pagando l’accisa in maniera piena.

Assopetroli non ci sta

“Attendiamo di sapere come risponderà il governo alla nostra richiesta – spiega Luciano Parisi, coordinatore di Assopetroli Sicilia -. Serve la garanzia che le somme ci vengano rimborsate con una nota di credito. Il taglio delle accise non può pesare sul nostro lavoro, non si può applicare al carburante che abbiamo già in magazzino. Diventerebbe insostenibile per i nostri ricavi che sono di pochi centesimi, attendiamo segnali da Roma”. Nella filiera che va dal distributore al gestore di un impianto si sommano circa 10-15 centesimi al litro.

Chi ci guadagna?

Chi ci guadagna realmente sul rincaro dei prezzi? Un rincaro che nelle settimane successive allo scoppio della guerra in Ucraina ha fatto registrare un +17% per la benzina e un + 25% per il gasolio.
Il punto è che alla fonte la benzina costa 0,77 euro al litro e il gasolio 0,8 euro per litro. Come si arriva a sfondare i 2 euro pagati dal consumatore quando si reca al distributore? Il prezzo finale risente di un aggravio pari al 60% per la verde e al 55% per il gasolio dovuto a Iva, accise, oneri e margini di distribuzione.

Iva e accise: lo Stato incassa

I primi due vanno a vantaggio dello Stato che incassa circa il 50% del prezzo che paghiamo alla pompa. Ciò significa che sulla benzina l’accisa oggi è pari a 72 centesimi e l’Iva a 35 centesimi.
Cosa è l’accisa, questa parolina che è entrata nel gergo comune? Si tratta di una imposta “una tantum” che lo Stato ha chiesto ai propri cittadini per fare fronte a particolari e gravi situazioni. Il punto è che da una tantum è divenuta eterna.

Accise, un grande contenitore di imposte

Dentro c’è finito di tutto: dal finanziamento della crisi di Suez (1956) alla ricostruzione post disastro del Vajont (1963), dalla ricostruzione di Firenze (1966) colpita dall’alluvione a quella post terremoto del Belice (1968). Ed ancora le accise sono servite per affrontare la devastazione terremoti in Friuli (1976) e in Irpinia (1980), per finanziare le missioni Onu in Libano (1982) e Bosnia (1996). Più di recente per la ricostruzione dopo il terremoto de L’Aquila (2009) e le alluvioni in Toscana e Liguria (2011). Sempre nel 2011 ci fu un ritocco al rialzo con il decreto Salva Italia del governo Monti. A metà degli anni Novanta si è deciso di inglobarle tutte in un’unica imposta che incide per oltre 20 miliardi di euro nel bilancio dello Stato. Stato che ci guadagna anche con l’Iva al 22%.

Le compagnie petrolifere

Ci guadagna lo Stato e ci guadagnano le compagnie petrolifere le quali stanno beneficiando del prezzo del schizzato alle stelle. Un aumento iniziato con la ripresa dei collegamenti dopo lo stop dovuto al Coronavirus con le riserve stipate nei magazzini. Maggiore disponibilità di prodotto significa prezzi più bassi. È la legge del mercato. Da quando si è ripreso a viaggiare sono aumentati i consumi e in maniera direttamente proporzionale anche il prezzo dei carburanti.

Chi ci guadagna sempre la stessa cifra è il proprietario di una stazione di rifornimento a cui vanno in media 3,8 centesimi di euro (0,038 euro) per ogni litro di carburante venduto.

Il rapporto fra l’Italia e gli altri paesi europei

Si arriva così al prezzo finale che piazza l’Italia fra i paesi europei dove il carburante costa di più. Fanno peggio solo Germania, Finlandia e Paesi Bassi. E siamo in linea o quasi con Svizzera, Francia, Spagna Austria, poco sotto i due euro al litro. La differenza dell’Italia con Spagna e Francia, dipende proprio dalle nostre accise. La Russia è il paese che registra il prezzo più basso (0,394 euro al litro), seguita da Bielorussia (0,600 euro al litro), Ucraina (1,104 euro al litro), Turchia (1,266 euro al litro), Ungheria (1,284 euro al litro), Malta (1,340 euro al litro), Moldavia (1,352 euro al litro).


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI