Schifani, De Luca e gli alleati: ecco l'arte della guerra - Live Sicilia

Schifani, De Luca e gli alleati: ecco l’arte della guerra

La battaglia è appena iniziata

PALERMO – La programmazione dei fondi comunitari e la gestione dei miliardi del Pnrr vengono tolti, all’assessore al Bilancio Marco Falcone, con il ringraziamento per “l’impegno profuso” e “l’ottimo lavoro svolto”; contemporaneamente, per i rapporti con l’assemblea regionale, al suo posto Renato Schifani piazza il vicepresidente della Regione Luca Sammartino. A Francesco Scarpinato, reo del selfie con Cateno De Luca, a margine dell’interlocuzione sui fondi dello sbigliettamento, tocca il comunicato di difesa del presidente della Regione mentre lui osserva, in silenzio, la ricomposizione delle regole di stretta osservanza della maggioranza.

L’arte della guerra

Conosce se stesso, studia gli avversari e, anche con gli alleati, Renato Schifani celebra l’arte della guerra. Alla fine porta a casa la vittoria, anche a caro prezzo. E De Luca non è da meno.

Gli errori di grammatica politica

Solo una considerazione, fino a questo momento, Schifani non ha fatto: il presidente dell’assemblea regionale Gaetano Galvagno si gioca la faccia sulla parola data all’opposizione, in questo caso non solo a Cateno De Luca, che entra a Sala d’Ercole zampillando tre vesti: quella di sindaco che ha conquistato il consenso di amministratori di centrodestra sulla negoziazione dei fondi dello sbigliettamento, quella di deputato regionale leader di due gruppi parlamentari, ma soprattutto quella di capo dell’opposizione: perché è sempre il candidato presidente arrivato secondo.

Su questo solco si celebrano gli errori di grammatica politica di Falcone e Scarpinato, rei di aver rappresentato il governo regionale nella trattativa, senza informare Schifani e, soprattutto, facendolo col capo dell’opposizione. Ma ambienti vicini a Falcone ricordano come non ci sia stata alcuna trattativa senza che il presidente della Regione fosse stato, preventivamente, informato.

Il gigante e i nani di FdI

E qui Cateno De Luca irrompe come un gigante, in grado di dettare l’agenda politica, al cospetto di un’assemblea regionale che ha portato “a casa” 7 leggi su 500 disegni posteggiati in commissione. Da Taormina parte l’onda lunga che si abbatte sulla maggioranza regionale, determinando uno tsunami che non si è ancora arrestato. Il doppio scacco a Marco Falcone, triplo se si considera la scelta degli assessori a Catania, ha prodotto non poche tensioni. Torna in ballo Gaetano Galvagno, nel suo ruolo di presidente della Assemblea che ha dato una parola, trattando sull’emendamento di “Cateno”, poi restituito rivisto e corretto da Schifani, che avrebbe minacciato le dimissioni, con tanto di “faccia pure”.

Nella contesa FdI, il primo partito dell’Ars, appare inconsistente politicamente. I coordinatori regionali fanno scena muta, le truppe agiscono in ordine sparso, l’assessore di riferimento Scarpinato si concentra sull’elogio di Schifani e Galvagno, giovanissimo, riesce a non giocarsi faccia e statura rinviando, in calcio d’angolo, tutto alla seduta del 28 giugno. Una scena che ricorda il processo già fatto a Scarpinato e Messina, con i Fratelli balbuzienti e, politicamente, colpevoli: perché come insegna Schifani, chi non agisce e non reagisce, perde.

La partita è aperta

Cateno De Luca continua da regista nella sua città e all’Ars coniugando toni deprecabili (che fanno impazzire gli avversari) con colpi da maestro, come sorridere accanto a Scarpinato, per poi inviare una Pec con una richiesta di fondi milionaria. Del resto, la Aditus di cui ci siamo occupati, solo nel mese di giugno ha toccato il record nazionale di vendita di biglietti del Teatro Greco: oltre 26mila. Complice anche la gestione degli spettacoli e un cartellone messo a punto dalla Fondazione Taromina Arte con il duo Bonafede – Venezi, che veleggia tra i contendenti politici e continua a mietere il tutto esaurito.

Ma Cateno avanza, coccolato da altri sindaci di centrodestra che lo chiamano di nascosto a Schifani, come anche gli impresari di spessore, grandi amici del dipartimento “Turismo” regionale, che sussurrano, su whatsapp: “Voglio parlarti di Taormina…”. Manca solo il cuoricino.

Appuntamento all’Ars

Il 28 giugno ci sarà la resa dei conti, Schifani ha riscritto l’emendamento, individuando anche i fondi a copertura. “Troppo pochi”, tuona De Luca che fa tintinnare l’accusa di danno erariale sulla gestione dei Beni culturali, mentre piazza in uno stanzone un pool di esperti ad analizzare appalti, proroghe e incassi. Non pochi tremano perché il ticket della Cultura rischia di essere pagato a caro prezzo. E così l’arte della guerra la conoscono in due, Schifani e il “nemico” De Luca. Tutto il resto rischia di diventare contorno, anzi, ciascuno beve il calice amaro: la battaglia è appena iniziata. (direttore@livesicilia.it)


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