Palermo – Sono ore delicatissime in casa dem. Il segretario regionale, Anthony Barbagallo, impegnato a fare la spola tra Palermo, Catania e Roma, continua il suo lavoro di paziente tessitura per tenere insieme il partito e la coalizione. I contatti con la candidata dem Caterina Chinnici sono continui e le interlocuzioni con il segretario nazionale Enrico Letta fittissime. Barbagallo non si sbottona troppo e annuncia che la macchina organizzativa del partito si è messa in moto per il doppio appuntamento elettorale.
Segretario, felice per le dimissioni di Musumeci?
Il sentimento di cui sono pervaso adesso non è certamente la felicità. Siamo invece già in campagna elettorale. Ieri sera abbiamo fatto la segreteria regionale allargata al gruppo parlamentare e ai segretari di federazione per definire la bozza delle liste del partito. Siamo tutti ai posti di combattimento. Gestiremo la doppia presentazione delle liste, entro il 20 per le politiche e successivamente per le regionali. Abbiamo attivato i volontari del Pd in queste giornate calde ma anche significative per la presenza politica nei territori. Insomma, la grande macchina organizzativa del più importante partito del centrosinistra è partita.
L’election day vi penalizzerà?
E’ una valutazione che non spettava a noi. Noi abbiamo soltanto il compito di attivare tutte le logiche per costruire il metodo di ricerca del consenso più significativo che risponda meglio ai nostri valori, ai nostri ideali, a quello che abbiamo predicato tanto in Sicilia in questi anni: come lotta per la tutela dell’ambiente e contro le diseguaglianze. Penso ai tanti temi che il nostro segretario nazionale con grande incisività sta portando avanti: la valorizzazione dei beni culturali e delle spiagge, del demanio regionale. Sono tutte questioni messe in secondo piano dal governo Musumeci che noi, invece, vogliamo rilanciare.
Nella galassia dei Cinquestelle si sono moltiplicati gli appelli per tenere in piedi un’alleanza che sembrerebbe scricchiolare per la concomitanza di appuntamenti elettorali che vi vedono schierati con due coalizioni diverse. Secondo lei reggerà il fronte progressista?
Sono giorni e ore delicate. Sento il dovere di ringraziare i dirigenti del M5S siciliano. Ho apprezzato gli appelli a cui faceva riferimento da parte di dirigenti autorevolissimi che nonostante la difficoltà del momento, la concomitanza di scadenze elettorali e le brusche dimissioni del governatore, stanno facendo di tutto non soltanto per tenere il fronte ma per far comprendere che uniti si vince. Per battere la destra più tracotante di sempre servono unità e una coalizione ampia e inclusiva. Ed è quello che stiamo provando a fare attorno a Caterina Chinnici che ha le carte in regola per vincere questa sfida.
Con quale schema il Pd giocherà in Sicilia la partita delle politiche?
Nella mia relazione approvata in direzione regionale all’unanimità (un dato che voglio sottolineare perché l’approccio unitario del partito che arriva nel momento più difficile è una caratteristica della stagione che il Pd siciliano sta attraversando) ho puntato molto sulla rappresentanza territoriale anche delle province più piccole, sulla militanza, sul senso di appartenenza, sul radicamento territoriale. Serve costruire liste plurali e che abbiano le caratteristiche di una squadra che vuole vincere e che certamente non vuole fare testimonianza.
Qualche nome può anticiparlo?
I nomi sono quelli emersi dalla direzione regionale. La competenza specifica è della direzione nazionali. Per gli uninominali saranno giorni delicati perché è chiaro che i nomi vanno condivisi anche con gli alleati della coalizione. Per cui per i nomi è ancora presto.
Torniamo alle regionali. Se potesse scegliere lei il candidato del centrodestra. Chi preferirebbe?
Ho già tanti problemi a sinistra, occuparmi anche dei problemi del centrodestra sarebbe francamente troppo. Certamente siamo costernati dalle modalità con cui Musumeci si è dimesso: è l’ultima offesa in ordine di tempo al Parlamento nel corso di una legislatura che ha visto il Presidente della Regione oltraggiare la casa della democrazia e dei siciliani. Ieri sera nel modo peggiore: con l’aula convocata per oggi alle undici e l’annuncio delle dimissioni su Facebook. Un atto insopportabile: ce l’ha con i deputati e offende il Parlamento. Ancora una volta Musumeci sbagli il bersaglio in questa legislatura. Di una mancanza di garbo politico e democratico veramente insopportabile: la forma è sostanza e ancora una volta Musumeci si è schierato dalla parte sbagliata.