Voli scontati, tasse, fondi Ue | Vantaggi (e svantaggi) di un'Isola - Live Sicilia

Voli scontati, tasse, fondi Ue | Vantaggi (e svantaggi) di un’Isola

La Sicilia scopre l'insularità come ostacolo e risorsa. Partono le iniziative della giunta e del parlamento. Ecco quali.

PALERMO – Voli a basso prezzo tutto l’anno, meno tasse per le imprese che hanno sede in Sicilia, maggiori finanziamenti europei per l’agricoltura, valorizzazione del patrimonio degli arcipelaghi siciliani. Nella Sicilia, Isola di isole, il dibattito politico riscopre il tema della insularità e scopre come dalla condizione di svantaggio possa nascere un occasione di sviluppo. Negli ultimi giorni così in Sicilia si inizia a formare un movimento trasversale a cui si iscrivono tutti i partiti: dalle forze di maggioranza al Partito Democratico.

Le proposte sono numerose e tanto quanti i campi d’azione. Anzitutto c’è la battaglia in Europa a cui si chiede di riconoscere che fra i tanti motivi dell’arretratezza della Sicilia e delle sue imprese, ci sia pure il fatto d’essere isola. Poi c’è la battaglia con Roma per tornare a dare rilevanza allo Statuto della Regione inserendo un articolo che sancisca lo svantaggio di essere isola. In entrambe i casi il risultato sperato è lo stesso. Maggiori margini per politiche di vantaggio per le imprese e maggiori fondi per ridurre i costi di trasporto e per far crescere i fondi europei.

La deputata Eleonora Lo Curto (UdC) ha presentato, insieme all’Unione dei Siciliani, la proposta per l’indizione di un referendum consultivo per aggiungere un articolo nello Statuto: l’articolo 38 bis. “Lo Stato riconosce gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità e garantisce le misure e gli interventi conseguenti per assicurare la piena fruizione dei diritti di cittadinanza dei siciliani”. La richiesta di referendum dovrà essere approvata dai parlamentari regionali che ne discuteranno in Sala d’Ercole già il prossimo martedì. Se i siciliani andranno al voto e se produrranno un risultato dal forte clamore politico, come avvenuto in Lombardia e in Veneto qualche mese fa, il Parlamento nazionale dovrà attivare la procedura di revisione dello Statuto della Regione Sicilia, un procedura uguale a quella per la modifica della Costituzione. Insomma, a quel punto, partirà un lungo iter che dovrà necessariamente passare anche dal voto del parlamento romano.

Alla conferenza stampa di presentazione della proposta c’erano anche Rino Piscitello, coordinatore nazionale dell’Unione dei Siciliani, e Gaetano Armao. L’anno scorso quando nella calura dell’estate si preparavano le elezioni, il vicepresidente della Regione presentava il suo libro “Redimibile Sicilia”. Il riconoscimento dell’insularità era il tema principale del libro. Oggi lo stesso Armao è a capo del dicastero regionale dell’Economia e può finalmente realizzare il riconoscimento dell’insularità.

La Giunta ha infatti deliberato la richiesta per richiedere il riconoscimento dell’insularità della Sicilia. Un articolo della Finanziaria, proposto dal Pd e approvato con la maggioranza, aveva dato mandato al Governo regionale di fare istanza al Governo nazionale.

Se l’insularità fosse riconosciuta, le imprese godrebbero di regimi fiscali favorevoli e potrebbero puntare a ulteriori agevolazioni legate ai fondi europei.
Ma la strada è in salita. La Giunta ha varato la proposta. Adesso il governo nazionale dovrà sostenere la richiesta della Regione. Dovrà calcolare e stimare il costo dell’insularità siciliana, definire con un accordo Stato-Regione i contenuti della richiesta per il riconoscimento. L’istanza sarà presentata poi alle istituzioni europee. I presupposti dovrebbero esserci tutti. Infatti per il riconoscimento sono necessari, oltre all’aspetto geografico, l’autonomia istituzionale, procedurale, economico finanziaria. Criteri tutti e tre soddisfatti dalla Sicilia. Solo dopo il riconoscimento si potranno cominciare a svolgere le politiche di favore per le imprese siciliane. Altre, invece, potrebbero arrivare con la prossima programmazione europea.

Il riconoscimento non è una semplice costatazione del dato geografico. Una procedura così lunga serve per riconoscere come il gap economico sia connesso, anche, alla distanza del tessuto imprenditoriale dai mercati e all’assenza di buoni collegamenti. Riconoscere cioè il peso economico che ha il fatto di fare impresa in un’isola e in una posizione periferica rispetto al mercato unico europeo. D’altronde, se una merce deve arrivare in Sicilia o deve partire dalla Sicilia alla volta dell’Europa, le imprese sono di fronte a una scelta: alzare i costi ed essere escluse dal mercato o avere guadagni minori. Questo minore guadagno, che si sceglie per continuare ad esistere, però, non consente alle regioni insulari e periferiche di essere davvero competitive. E il peso di tutto questo per l’economia siciliana non è indifferente: presuntivamente 5 miliardi all’anno.

L’Unione Europea riconosce le situazioni di insularità per consentire lo sviluppo di politiche che possano fare recuperare competitività alle imprese di questi territori. Il sogno, cullato finora, è quello di poter applicare nell’isola una fiscalità di vantaggio che altrimenti sarebbe ritenuta un aiuto di stato e quindi non sarebbe consentita dalla Commissione Europea.

Fra gli altri contenuti del riconoscimento dell’insularità poi ci sarebbe anche l’erogazione di risorse per diminuire i costi dei mezzi di trasporto di tutti i tipi. Questo è l’aspetto maggiormente al centro del dibattito: la prossimità territoriale. Fondamentale per la libertà di movimento dei cittadini, dei lavoratori, delle merce e dei turisti. Proprio in questa direzione, è sempre di questi giorni, la notizia che il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti abbia destinato 32 milioni agli aeroporti di Birgi e Comiso. Le cifre saranno usate per scontare i costi dei voli. Qualche settimana fa, infatti, Federalberghi aveva lanciato l’allarme. Con gli aeroporto di BIrgi al collasso stava per collassare anche l’intero settore turistico del trapanese. L’importanza di voli a costo accessibile sempre rivela così l’importanza del riconoscimento dell’insularità.

Infine, c’è la richiesta dell’incremento dei fondi europei. Se l’insularità dovesse essere riconosciuta ci sarebbero più fondi per la Sicilia. Le isole sarebbero infatti paragonate alle aree montane e quindi considerate zone svantaggiate ai fine dell’erogazione dei fondi europei per l’agricoltura.

E poi ci sono le piccole isole. Ancora più isolate e però piene di potenzialità da valorizzare. La Giunta ha già altre volte manifestato simbolicamente la propria attenzione agli arcipelaghi con la presenza . Ora arriva l’apprezzamento del governo regionale per la proposta di Sebastino Tusa, assessore ai Beni culturali, per il sistema di valorizzazione del patrimonio culturale delle piccole isole.

La proposta approvata punta a sviluppare un progetto di valorizzazione del binomio “mare e cultura” e a far crescere i turisti. Saranno così sviluppati un portale web, un’applicazione per i cellulari e tutti i materiali di divulgazione. Alla fine sarà accessibile un sistema integrato degli itinerari acquatici e gli scavi archeologici delle isolette faranno parte di un unica rete che andrà dall’acropoli del villaggio di Scauri di Pantelleria, ai siti delle Isole Eolie, passando per il patrimonio sepolto nella battaglia delle Egadi, per lo stabilimento della Tonnara Florio, e per gli scavi di punta Spalmatore a Ustica.


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