"Singolari le accuse a Terrà" | "Solo la denuncia di un'anomalia" - Live Sicilia

“Singolari le accuse a Terrà” | “Solo la denuncia di un’anomalia”

L'Ordine scrive. Livesicilia risponde
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3 min di lettura

Caro Direttore, come certamente saprai, l’Ordine dei Giornalisti unitamente al sindacato Fnsi ha dato vita nei giorni scorsi a Firenze ad una manifestazione nazionale contro lo sfruttamento del lavoro giornalistico e, in particolare, contro i bassi compensi che tanti colleghi ricevono come pagamento dei propri articoli. La “Carta di Firenze”, varata per l’occasione, prevede che la dignità del giornalista sia garantita attraverso una “equa retribuzione” del lavoro e un pagamento minimo dei servizi che, quindi, non sia più di uno o due euro lordi a pezzo, così come accade oggi, ahimè, in tutta Italia.

Non fosse altro per questa ragione, che considero davvero singolare le accuse lanciate da “Livesicilia.it” in un articolo che ha come oggetto la nuova edizione della rivista “Terrà”. Pagare in media 250 euro un servizio giornalistico pubblicato su un magazine mensile patinato, di elevata qualità grafica e tipografica, ricco di firme prestigiose, non mi sembra assolutamente uno sproposito. Anzi, vorrei ricordare che si tratta di compensi perfettamente in linea con il tariffario dell’Ordine dei giornalisti; quello stesso tariffario che, per via di una falsa liberalizzazione delle professioni mai portata a compimento, è tutt’oggi fermo agli standard minimi del 2007.

Bene, a mio avviso, ha fatto dunque la direzione della rivista “Terrà” a prevedere compensi che – a prescindere da chi sia l’editore, questione che semmai va analizzata sotto profili differenti – rispettano una volta tanto la dignità del lavoro giornalistico. Che poi qualche collaborazione possa essere pagata intorno ai mille euro rientra perfettamente nella logica di qualsiasi prestazione professionale: la firma, il nome, il prestigio si paga di più, che si tratti di un giornalista, di un avvocato, di un architetto o altro.

Infine, vorrei sottolineare una cosa quasi ovvia per chi – come te – è dentro la professione da anni con ruoli di vertice. Nei progetti editoriali di tutte le iniziative giornalistiche è prevista una voce specifica riguardante le collaborazioni esterne, con un budget prestabilito che si cerca possibilmente di non sforare. Come questo budget venga poi ripartito è questione che attiene la direzione del giornale che valuta, di volta in volta, i compensi da riconoscere. Nel calcolo economico, nella spesa complessiva dell’iniziativa, quindi, poco importa chi e per quale ragione finisce per “pescare” nel capitolo budget per collaboratori esterni: l’importante è che la somma stanziata resti quella senza “correzioni” di favore.

Caro Direttore, ringraziandoti per lo spazio che vorrai dare a questa mia breve nota, colgo l’occasione per invitare tutti i colleghi al vertice di giornali e riviste edite in Sicilia ad attenersi, per quanto possibile, a compensi congrui al lavoro svolto dal giornalista. Ne va della dignità del collega, ne va della dignità della persona. Un saluto.

IL PRESIDENTE (Vittorio Corradino)

La replica del direttore di Livesicilia

Caro presidente, come avrai avuto modo di leggere nell’articolo del collega Accursio Sabella pubblicato su LiveSicilia il riferimento ai compensi dei giornalisti è appena accennato. Ben altre sono le anomalie che dovrebbero emergere da una più attenta lettura dell’inchiesta. Come ad esempio il fatto che la Regione Sicilia, con i soldi dell’Unione Europea destinati allo sviluppo rurale, decida di dare alle stampe un, come dici tu, patinato magazine di elevata qualità grafica e tipografica, i cui contenuti non mi sembra che enfatizzino per nulla il settore agricolo; o come il fatto che la Regione Sicilia, che ha in organico 21 capiredattori e una schiera di pubblicisti sparsi nei vari uffici, decida di avvalersi di altri 41 validi, per carità, professionisti esterni. Il tuo appello, caro presidente, alla congruità dei compensi per i giornalisti è sacrosanto. Lo condividiamo in pieno.

Permettimi però di sottolineare che questo criterio dovrebbe essere inquadrato in un contesto di libero mercato. Un ente pubblico che entra a gamba tesa in questo settore, forte di illimitate risorse economiche, è, caro presidente, un’anomalia. A noi non piace, lo diciamo chiaro, un’editoria che paga il giusto i giornalisti ma finanziata e direttamente controllata dalla politica. E’ questo lo scenario giornalistico che l’Ordine auspica? Francamente non posso crederlo.

F.F.

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