"Sono Antonella, non sono cuffariana e per Palermo sogno..."

“Sono Antonella, non sono cuffariana, per Palermo sogno…”

Antonella Tirrito, designata in giunta, nei giorni convulsi delle trattative. Lei c'è, ma non a ogni costo
L'INTERVISTA - PALERMO
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“Io ci sono, se posso essere utile alla comunità, con uno spirito di vero servizio. Guardo alla politica come chiamata, appunto, al servizio per il bene comune e come luogo dove mettere in campo, secondo i principi di un autentico civismo, le migliori energie e competenze per costruire una Palermo nuova, più bella ed efficiente, inclusiva ed attenta agli ultimi, agli emarginati ed ai bisognosi. Non non aspiro a posti al sole e non ho altri orizzonti che non siano gli stessi della collettività. Sono a disposizione. Se c’è bisogno di me sono qua”.

Antonella Tirrito, designata dal sindaco Roberto Lagalla per il suo erigendo governo, viene dal mondo del sociale e dell’associazionismo. Il primo cittadino – si sa – deve trovare la sintesi fra tantissime istanze da accontentare e la politica è il luogo dei mutamenti repentini. Chi scrive l’ha incontrata, sul campo, nel cuore dell’associazione ‘Le balate’, in occasione di una cronaca triste. La memoria riporta a una ragazza generosa, molto attenta al prossimo, sorretta dalla fede.

Insomma, lei sta a guardare?
“Ho letto il borsino. Io scendo, qualcun altro sale… Mi piace fare squadra e voglio sfuggire alle logiche della contrapposizione e della mera lotta di potere, ancora di più per il bene di questa città e soprattutto per la sua parte più sofferente, gli ultimi e i dimenticati, che, in questo momento, ci chiedono di lavorare tutti insieme, come una sola squadra, per il bene della nostra amata Palermo”.

Ma lei ha ricevuto delle promesse?
“Io sono stata designata assessore durante la campagna elettorale del sindaco Lagalla, credo che la mia nomina sia una cosa possibile, nel senso che mi è stata chiesta una disponibilità che ho dato, per Palermo, e, fin dal primo momento, sono scesa in campo accanto al candidato sindaco negli ambiti di mia pertinenza e accanto alle associazioni. Posso essere utile nelle mie competenze e passioni, mettendo al centro la persona, perseguendo i miei valori e con la mia esperienza, cercando sempre di creare alleanze e mai muri”.

Lei è cuffariana, come pure si è detto?
“No, ma non perché voglia prendere le distanze, perché non è così. Non ho niente in contrario rispetto al desiderio di chi vuole rifarsi la vita, dopo un errore. Anzi, è giusto che sia così. In carcere faccio molto volontariato e credo nell’inserimento sociale e nella rieducazione, soprattutto alla luce di un pentimento”.

Qual è la cosa importante, in definitiva?
“Capisco i meccanismi della politica e non giudico nessuno. Però, dobbiamo ricordarci che la cosa più importante, per venire alla sua domanda, è alleviare le difficoltà di Palermo e valorizzare il senso di comunità”.

Qual è l’emergenza delle emergenze?
“E’ necessario ridare speranza a questa città. E farlo concretamente, non in astratto. La malattia di Palermo è la rassegnazione, il non credere che si possa cambiare. Invece si può”.

Sento delle voci in sottofondo…
“Sono a Ballarò, con i bambini, stiamo organizzando il grest estivo altrimenti dopo la scuola i bambini rimarrebbero per strada . La mia vita è sempre quella che ho scelto di fare, stare per strada e dare una mano. Il resto viene dopo”.

Possiamo cominciare a chiamarla assessora, sì o no?
“Non è rilevante per me. Io sono Antonella con tutti. Se c’è da dare una mano, e credo che tutti siano chiamati a farlo, sono qua per mettermi a servizio, per Palermo e i palermitani”.


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