"Sono Paolo Mirabile" |I segreti del boss adesso pentito - Live Sicilia

“Sono Paolo Mirabile” |I segreti del boss adesso pentito

Mafioso condannato definitivamente, ma soprattutto portavoce, durante la guerra con gli Ercolano, delle istanze del fratello Giuseppe, ergastolano divenuto collaboratore di Giustizia. Il ritratto di Paolo Mirabile, il nuovo pentito al centro del processo a carico di Raffaele Lombardo, che fa tremare Catania. IL VIDEO INTEGRALE DEL ROS.

CATANIA – Commercianti, imprenditori e colletti bianchi. Il pentimento di Paolo Mirabile, fratello dell’ergastolano Giuseppe, collaboratore di giustizia, fa tremare la città: la Procura ha depositato 100 pagine con le sue dichiarazioni nel processo a carico di Raffaele Lombardo.

L’inizio della sua collaborazione con la giustizia, colpisce il cuore di Cosa Nostra, dove i Mirabile, per via delle parentele, hanno avuto un ruolo importante negli ultimi 10 anni. Nino Santapaola ha sposato Santa Rapisarda, sorella di Rita, moglie di Francesco Mirabile, a sua volta padre del boss pentito Giuseppe, fratello di Paolo.

Curriculum di un boss pentito.

Nel 2006 Paolo Mirabile è stato condannato definitivamente con l’accusa di associazione mafiosa, le motivazioni della sentenza testimoniano il ruolo che aveva assunto nell’organizzazione, soprattutto durante la preparazione dell’attentato, poi fallito per l’intervento delle forze dell’ordine, nei confronti di Maugeri Raimondo.

Nel 2009, a Paolo Mirabile viene affidata la guida del gruppo di Monte Po’. “Paolo adesso -dice Carmelo Mirabile intercettato- è il responsabile di Monte Po’…ha la carta, ha tutte cose, veramente! Veramente!”. Monte Po’ è il quartiere “cerniera” tra Catania e la zona commerciale di MIsterbianco. Terra di capannoni e floride attività, dove girano i contanti. Droga a fiumi ed estorsioni.

Era proprio Paolo ad informare il fratello ergastolano del passaggio sotto il controllo di altre cosche, di alcuni imprenditori sotto estorsione, spesso parlando in codice: “Quella campagna non c’è più – diceva Paolo Mirabile in carcere, mentre le cimici dei carabinieri registravano- quella campagna con c’è più! È morta! Perciò, ci possiamo fare il segno della croce! …parola incomprensibile… la Team … le scarpe da tennis non ci sono più…”.

Gli investigatori documentano che Paolo Mirabile era il principale interlocutore dell’ergastolano Giuseppe, nonché “consigliere ed esecutore -si legge nell’ordinanza Efesto- delle disposizioni ricevute”.

Non è un caso se lo stesso Paolo era stato individuato come possibile obiettivo di attentati da autorevoli esponenti delle famiglie mafiose avversarie.

Paolo si occupava anche della gestione delle affiliazioni alla famiglia Mirabile. Il Ros lo intercetta mentre chiede l’autorizzazione al fratello detenuto ad accogliere Lorenzo Saitta detto “Scheletro”, nel clan. “Vuole bene a te, allo zio nino (Santapaola ndr), e a suo zio -diceva Paolo riferendosi a “Scheletro”- perché dice, se non glielo dici tu… se non glielo dici tu… è come se è scoperto di tutte cose! perché dice: “l’unico che glielo può dire è lo zio nino o sei tu!” e lui vuole questa risposta!”.

Lorenzo Saitta, attraverso il contatto con Paolo, giura fedeltà ai Mirabile, “Io non ci sono con Aldo”, dice riferendosi ad Aldo Ercolano, figlio dello “Zio Pippo”, recentemente deceduto, protagonista dello scontro tra gli Ercolano e i Mirabile.

L’avvertimento

Giuseppe Mirabile nel momento di massima tensione con gli Ercolano tenta di mediare, prima di fare comprendere che i Mirabile erano pronti “a fare la guerra”. Il portavoce doveva essere proprio Paolo.

“Gli devi dire -esordisce Giuseppe Mirabile – “… mio fratello non ti ha domandato niente, se per i soldi ci dobbiamo scannare…” … però io… in quella maniera sono nato e in quella maniera muoio! non sono loro… sono loro quelli abusivi – omissis – … gli dici: “… voialtri rimanete della vostra idea, noialtri rimaniamo della nostra idea! tu no mi insultare a me che io non insulto a te!” però glielo devi fare sapere là! – omissis – … tu glielo devi far sapere come è giusto il discorso perché loro gliela raccontano a modo loro… – omissis – “… tu ci devi fare -devi dire- solo questo favore. noialtri non vogliamo niente, non ci siamo litigati di niente, mio fratello è rovinato, mio zio è rovinato, uno non c’è più! noialtri non vogliamo niente, non vogliamo solo essere insultati!”.

E ancora, Paolo doveva riferire agli esponenti delle altre famiglie mafiose catanesi: “Non vi stiamo toccando i vostri affari, non ve li vogliamo toccare, fate quello che volete, ci dovete lasciare in pace! in pace! non ni vulemu strariari! non vogliamo insultare a nessuno e non vogliamo fare male! se poi volete, allora bordello per tutti, strariamuni pi tutti, ti inficchi dentro, non ti muovi per niente, e bordello per tutti, così più niente per nessuno!” escono, si mettono in sella e si divertono! perché sono tre magnacci precisi…”.

 

 

 

 

 

 

 


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