"Sono usurai": chiesto il giudizio |per due fratelli (e per le vittime) - Live Sicilia

“Sono usurai”: chiesto il giudizio |per due fratelli (e per le vittime)

Giuseppe e Maurizio Sanfilippo risultavano poveri, ma avrebbero accumulato un enorme patrimonio con i prestiti a strozzo. E con loro sono finiti sotto inchiesta anche i loro "clienti", accusati di non averli denunciati.

PALERMO – I fratelli Giuseppe e Maurizio Sanfilippo risultavano poveri, o quasi. Ed invece grazie ai prestiti ad usura avrebbero accumulato una fortuna quantificata in sette milioni di euro e finita sotto sequestro. Le indagini a loro carico sono chiuse. Ed è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio firmata dai pubblici ministeri Dario Scaletta e Marco Verzera.
Non sono gli unici a rischiare di finire sotto processo. A finire sul banco degli imputati potrebbero essere anche alcune dello loro presunte vittime. Carnefici e vittime con lo stesso destino giudiziario. I primi per avere prestato soldi a strozzo. I secondi perché, convocati dai magistrati, hanno negato di essere finiti nella rete degli usurai. La richiesta di rinvio a giudizio raggiunge anche una serie di persone accusate di essersi intestati i beni dei Sanfilippo. E c’è pure l’ex dipendente di una banca, Mario Benito, che avrebbe aiutato i due presunti usurai consentendo loro di cambiare alcuni assegni.
A ricostruire il giro d’affari degli strozzini fu il gruppo Tutela mercato capitali del nucleo di Polizia tributaria di Palermo. Fanno parte dell’elenco dei beni sequestrati diciotto immobili, tra cui ville e appartamenti, una tabaccheria a Misilmeri, undici mezzi – fra automobili, fuoristrada e motociclette (erano la grande passione dei due fratelli) – e una sfilza di conti correnti e rapporti bancari.
Un impero che fa a pugni con l’attività ufficiale dei Sanfilippo: venditori ambulanti di biancheria e calzature. Una sproporzione che fece scattare le indagini delle fiamme gialle. I Sanfilippo erano diventati, secondo l’accusa, un punto di riferimento nel mondo dei prestiti ad usura. Forse perché praticavano tassi di interessi che seppure da capogiro, intorno al 70 per cento, erano ben al di sotto del 150 per cento applicato da altri strozzini della città.
La svolta nelle indagini arrivò quando Rubens D’Agostino, collaboratore dei Sanfilippo, fu arrestato in flagranza di reato. Lo beccarono nei pressi di un bar mentre minacciava una vittima non in regola con i pagamenti. Non era l’unico. Piccoli commercianti in crisi, impiegati e pensionati in difficoltà, gente che non aveva accesso al credito, lecito e tradizionale: in tanti si sarebbero rivolti ai Sanfilippo. E da tutte le parti della città: da Borgo Nuovo fino al salotto buono di via Libertà. Non tutti, però, trovarono il coraggio di denunciare. E neppure di confermare le accuse una volta convocati dai magistrati ai quali resero false dichiarazioni.
Ecco l’elenco completato degli indagati: Maurizio e Giuseppe Sanfilippo, Rubens D’Agostino. Maurizio Cancilla, Giuseppe Cirrincione, Salvatore Grasso, Faro Ruffino, Maria Granatella, Caterina D’Alessandro, Rosario Aiello, Benito Marino, Girolamo Alvares, Antonino, Antonio e Rosalia Sanfilippo (parenti dei due fratelli).

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