"Tagliala, tagliala, c'è sangue"| Condannati gli spaccaossa - Live Sicilia

“Tagliala, tagliala, c’è sangue”| Condannati gli spaccaossa

Un'immagine dei pedinamenti

Il processo nasceva da una delle cinque inchieste della Procura di Palermo

PALERMO – Comportamenti di “rara crudeltà e disumanità”. Così li definirono gli investigatori che scoprirono il giro di falsi incidenti. Ora per quei comportamenti il Tribunale ha condannato quattro imputati.

Il verdetto è arrivato ieri a poche ore di distanza dal blitz della polizia che ha portato all’arresto di un altro gruppo di spaccaossa che operava alle dipendenze dei boss di Brancaccio. Si tratta della quinta inchiesta in quindici mesi.

Su richiesta del pubblico ministero Claudia Ferrari sono stati condannati: Ciro Ioele (cinque anni e undici mesi), Anna Campagna (quattro anni e cinque mesi), Luigi D’Onofrio (quattro anni e quattro mesi), Francesco La Mattina (quattro anni e dieci mesi). C’è un assolto, Luciano Rinaldi.

Dalle indagini venne fuori il progetto di fare del male ad una bambina per ottenere un indennizzo assicurativo ancora più cospicuo rispetto a quelli già incassati per altri sinistri. Una vittima, all’ultimo minuto, aveva cercato di tirarsi indietro. Non era più disposta a farsi fratturare una gamba per truffare l’assicurazione. Ormai, però, era troppo tardi.

Nel blitz della Direzione investigativa antimafia, due anni fa, fu coinvolto anche Salvatore Candura, falso pentito della strage di via D’Amelio, già condannato. Uno di quelli che hanno fatto tappa in mille misteri giudiziari, ma poi è stato dichiarato inattendibile e messo alla porta del Programma di protezione. Candura è stato condannato in un altro processo.

Le persone, in cambio di poche centinaia di euro, si facevano spezzare gambe e braccia. Una donna accettò che le aprissero la ferita al volto per farla diventare uno sfregio permanente.

Le microspie piazzate dagli agenti della Dia svelarono l’orrore: “Cade sangue nella macchina”, diceva una donna distesa per terra sulle strisce pedonali in viale Regione Siciliana all’altezza di via Altofonte. Era arrivata a bordo della macchina di Candura, Ci volevano “due bottiglie di birra…appena lei non si vuole rompere, tagliala Totò, tagliale la mano…”. Alcune delle vittime, dopo avere incassato gli indennizzi, si erano trasformati in reclutatori di altra gente disposta a farsi spezzare le ossa.


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