CATANIA – C’è tanto, ancora troppo forse da fare per fare del centro città la migliore cartolina da visita di Catania. Nonostante gli sforzi notevoli di molti imprenditori, alcuni dei quali hanno letteralmente adottato le vie dello shopping catanese, in particolare un tratto di via Etnea, infatti, sembra che la “primavera” targata Enzo Bianco tardi ad arrivare. Tanto da spingere il presidente del Centro commerciale naturale Etnea, Domenico Ferraguto, a sospendere il giudizio sul primo anno di attività da parte della quarta giunta Bianco, in attesa di vedere qualche risultato. “Sul decoro riteniamo si giochi molto della reputazione turistica della nostra città – afferma – e, per questo, occorre avere un’idea sulle cose da realizzare e le priorità da soddisfare. I privati devono dare una mano, collaborando in vario modo ma l’amministrazione non può esimersi dal suo contributo. A ognuno il suo”.
Ferraguto è uno degli “animatori” della via Spedalieri, breve tratto di strada diventata, in pochi anni ma non senza sforzi, un angoletto di paradiso. Un vero salottino, con tanto di arredamento, dal quale si potrebbe prendere spunto. “Via Spedalieri è un esempio abbastanza longevo di quanto si possa fare – continua Ferraguto. I commercianti hanno contribuito e contribuiscono con un progetto e con delle idee, ma sono le istituzioni da dover occuparsi della pulizia, almeno di quella ordinaria, della manutenzione. Insomma del decoro urbano. L’amministrazione deve garantire anche la sicurezza, non possiamo intervenire noi, se non istallando gli impianti di video sorveglianza. Ma bisogna avere una percezione di controllo del territorio. Noi possiamo dare quel plus e, in questo momento di difficoltà, per spirito di sopravvivenza, dobbiamo essere noi commercionti a supportare l’amministrazione. Ma non o possiamo occuparci di tutti gli aspetti legati alla vivibilità della città”.
L’idea è dunque quella di stimolare, con la massima disponibilità, un’azione sinergica che permetta di cambiare il volto di Catania. Alla luce di questo hanno chiesto e ottenuto un incontro con l’assessore al Decoro Urbano, Salvo di Salvo, al quale hanno sottoposto un documento con tutte le problematiche relative al centro città (LEGGI QUI) e a tutte quelle zone che, anziché costituire il richiamo per visitatori e turisti, sono sottoutilizzate, poco curate. Insomma, rappresenterebbero delle occasioni perse. “Riteniamo che ci sono delle cose urgenti che vanno fatte – dice – altre che si sono fare e altre ancora che si possono programmare e realizzare quando le condì zio i lo permetteranno”.
I monumenti, il patrimonio UNESCO, tutto quello che Catania ha da offrire ma che rimane inutilizzato o sottoutilizzato. Quanto meno dalle istituzioni. Perché i privati e le associazioni qualcosa la stanno facendo. E si vede. “Decoro e pulizia sono fondamentali. Molto dell’aspetto di sporcizia, ad esempio per quanto riguarda la percezione della città, deriva da una gestione dei mercati storici, secondo me, inadeguata, e i rifiuti e le buste di plastica, spesso, raggiungono la via Etnea. Ma questo è solo un esempio. Non è questo il sistema per attirare i turisti.
Importante contrastare anche l’abusivismo, che continua a rappresentante una vera e propria piaga a Catania. “Il fenomeno va combattuto sempre di più. Non solo per una questione di immagine della città – prosegue – ma anche perché le regole devono essere uguali per tutti. Sappiamo che il problema è complesso, ma bisogna intervenire, dando un segnale incisivo contro chi opera fuori dalle regole e crea competizione sbilanciata”.
Ma la mancanza di decoro in città si nota anche da dettagli apparentemente più insignificanti: mancanza di cestini portarifiuti, perché rubati e non sostituiti o i cartelli turistici, quando presenti, solo in lingua italiana. O in quelli evidentissimi, come le condizioni in cui si trova la via barocca per eccellenza, via Crociferi, patrimonio UNESCO, piena di macchine nonostante sia pedonale. E ancora la zona di Largo Paisiello, dello squibb, i monumenti e i siti archeologici. “Niente in città non parla la lingua dell’accoglienza turistica – ribadisce Ferraguto.
“La sensazione è che ognuno faccia quello che vuole e che manchi una regia – aggiunge. In piano centro storico abbiamo due strutture non utilizzate da anni e abbiamo chiesto conto all’assessore alle attività produttive, nel frattempo una di queste strutture si è trasformata in una specie di chioschetto, senza che nessuno sappia che cosa sorgerà lì. Questo è il panorama e questi piccoli segnali sono indicativi del fatto che c’è ancora molto da fare”.
Ferraguto e altri imprenditori, questa estate hanno fatto una sorta di indagine di mercato: si sono finti turisti e hanno visitato la città. “Ebbene – spiega il rappresentante del CCN Etnea – devo ammettere che ci sono realtà che funzionano, ma queste sono gestite in collaborazione con privati, come il Monastero dei Benedettini dove la gestione dei tour è eccellente, così come è interessante la convenzione fra il Parco archeologico e un’associazione privata, per la fruizione delle Terme della Rotonda. Al contrario – evidenzia – quello che abbiamo rilevato in piazza Stesicoro ha dell’incredibile. Non solo il bene è stato chiuso “per problemi organizzativi”, recitava il cartello, a metà del mese di agosto – racconta – cosa che, già da sola, rappresenta un brutto biglietto da visita nei confronti dei turisti; ma, quello che è stato posizionato erano solo in lingua italiana. Per questo – continua – abbiamo deciso, con alcuni colleghi, di aggiungere un cartello in inglese, russo, tedesco e spagnolo e abbiamo potuto rilevare che la gente comprendeva quello che stava succedendo”.
Una cabina di regia che gestisca unitariamente i Beni archeologici, culturali e museali, tra le proposte del CCN Etnea. E, in questa prospettiva, sembra che l’incontro con l’assessore Di Salvo possa essere considerato un buon punto di partenza. Ma Ferraguto non se la sente di dare un giudizio all’amministrazione Bianco. “Voto sospeso con apertura di credito – conclude. Siamo comunque fiduciosi che, con l’aiuto di tutti, la città possa davvero cambiare. Iniziando dalla nostra stessa percezione dei luoghi”.