Stallo alla Camera di Commercio |Tensioni Agen e Bonaccorsi - Live Sicilia

Stallo alla Camera di Commercio |Tensioni Agen e Bonaccorsi

Per Confcommercio la situazione si sbloccherà tra 12 mesi, per Confindustria a breve. Nel frattempo si attende la decisione della Regione sulle nomine dei 14 componenti dimissionari del consiglio camerale.

CATANIA – Ventisette mesi senza una presidenza. Il 5 luglio 2012 è stato l’ultimo giorno in cui la Camera di Commercio di Catania ha visto un presidente regolare seduto a governare. Dall’indomani Pietro Agen lasciava vuoto un posto che a oggi – se si esclude il commissario straordinario Dario Lo Bosco, nominato l’8 gennaio 2013, poi affiancato (a tempo da aprile 2014) dal commissario ad acta sul “nodo presidente”, Alessandro Ferrara – è ancora da occupare.

Da allora, oltre a liti e scambi di accuse, nulla (LEGGI QUI) Si attende la Regione che sblocchi le nomine di 12 componenti del consiglio camerale, ma continuano a essere poche e confuse le informazioni sulle future sorti dell’ente camerale. “La Regione è in stand by – conferma il segretario Alfio Pagliaro – ancora di più davanti alla novità introdotta dal governo nazionale della riduzione del 35% del diritto annuo versato dalle imprese. Diritto che nei prossimi tre anni verrà ridotto fino al 50% – prosegue. In più, nel disegno di legge delega della semplificazione delle pubbliche amministrazioni, è previsto che il registro delle imprese venga trasferito al ministero dello Sviluppo economico. Insomma, siamo destinati a chiudere”.

Motivo per cui, a Palermo, vorrebbero avviare un accorpamento delle Camere di Commercio con tre poli in Sicilia: Catania, Palermo e il terzo da scegliere tra Agrigento, Trapani o Caltanissetta. “Nel frattempo però – continua – stiamo fermi”. Il presidente di Confcommercio Catania, Riccardo Galimberti, rincara la dose ammettendo che la mancanza degli organi di governo incide moltissimo sull’attività della Camera e conferma che al momento “Siamo combinati a niente” e che “si sta pensando all’accorpamento territoriale. Intanto – sottolinea – siamo commissariati da più di due anni e la soluzione per questo stato di cose la vedremo a fine 2015”.

Più ottimista, invece, il presidente di Confindustria Catania, Domenico Bonaccorsi di Reburdone, che ritiene che entro il mese di ottobre il Consiglio si possa insediare. “La riforma Renzi è ancora in alto mare e l’assessore Vancheri non vorrà aspettare tempi così lunghi”. E aggiunge una notizia che sa di nuovo: i dimissionari non sono più i famosi 12. Al gruppo, da giugno/luglio, se ne sono aggiunti altri due: “Uno dell’Abi (associazione bancaria italiana) – afferma – e uno dei sindacati, della Uil per la precisione”.

Quindi Saverio Continella, il direttore generale del Credito Siciliano che appartiene a uno dei principali gruppi bancari italiani (Credito Valtellinese) e Angelo Mattone che dopo 18 anni ha lasciato la guida del sindacato. “La procedura di sostituzione da parte della Regione, iniziata nel periodo di ferie, sta facendo perdere un po’ di tempo, ma dovremmo essere nella fase finale”.

Ma allora ottobre 2014 o fine 2015? La verità potrebbe stare in mezzo e proprio nell’attuazione della riforma Renzi ma, secondo il modello siciliano proposto recentemente da Unioncamere regionale, con i seguenti step: entro gennaio 2015 le sette Camere territoriali dovranno decidere con chi aggregarsi con l’unico vincolo della continuità territoriale. Fatte salve le due più grosse realtà: Catania e Palermo. Entro aprile 2015 bisognerà redigere i nuovi statuti interprovinciali e poi si arriverà – orientativamente a giugno – alle procedure per il rinnovo dei nuovi organismi e la scelta di un nome che le identifichi. “Più che il nome sarà la logica a cambiare – afferma con sicurezza Pietro Agen – in linea con quanto sta avvenendo a livello nazionale”.

Si riferisce all’accorpamento alle Prefetture?

“La Sicilia ha uno statuto speciale e può fare quello che vuole. L’indirizzo di ridurre a tre le Camere di Commercio siciliane dato da Unioncamere regionale è più che condivisibile. Il Piemonte ha fatto la stessa scelta. E in tutta Italia rimarranno 40, massimo 60 Camere di Commercio. Di contro, con la riduzione del 35% decisa dal governo nazionale, nessuna Camera di commercio siciliana, neanche Catania che è la più potente, sarebbe in grado di sopravvivere. Questo perché le nostre hanno un’ulteriore anomalia. Dover pagare le pensioni dei propri dipendenti.

Si è ipotizzato che l’assessore Vancheri possa convocare il nostro consiglio entro ottobre.

“Come può convocarlo se non ha fatto neanche la sostituzione dei 12 dimissionari? Ha senso convocare il consiglio adesso e poi scioglierlo fra tre mesi? Diversa è la situazione di Ragusa. Lì tutte le nomine erano state fatte e, se non avesse proceduto qualcuno avrebbe anche potuto denunciarla per omissione d’atti d’ufficio. Nel caso di Catania, di Messina o di Enna – continua Agen – la situazione è diversa. Non convocare il consiglio di Catania è un segnale di serietà, senza considerare che i nostri si dimetterebbero di nuovo. Per scelta personale.

“Ma aggiungo di più – continua Agen – nel caso in cui, come sembra, i due Micalizzi (Fabio e Carmelo della Federazione Armatori, nda) venissero, e il condizionale è d’obbligo, rinviati a giudizio ci sarebbe anche un problema di incompatibilità. Se è vero ciò che hanno scritto i giornali che il PM ha chiuso l’indagine e ha chiesto il rinvio a giudizio… se non c’è stato ci sarà. Ha più senso attendere le fusioni. E pur non avendo rapporti celestiali con Confindustria, approvo la scelta adottata da Antonello Montante. È serio voler chiudere tutte le procedure entro settembre 2015”.

Catania da sola avrebbe un futuro?

“No. Neanche Catania pur essendo la più ricca e avendo un patrimonio legato a un aeroporto di valore. Ho visto ieri i preventivi… mancano 3 milioni. Potrebbe resistere sei, sette anni – conclude Agen – grazie ai capitali che ha da parte. Poi chiude. La soluzione di Montante è giusta”.


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